Migliaia di palestinesi sono scappati dal campo profughi di Jenin
Nella notte sono fuggite almeno 3mila persone a causa della violenta operazione dell'esercito israeliano in Cisgiordania
Circa 3mila persone hanno abbandonato il campo profughi di Jenin, in Cisgiordania, per fuggire da una vastissima e violenta operazione militare da parte dell’esercito israeliano che va avanti da lunedì mattina. Secondo la Mezzaluna Rossa palestinese, che è l’equivalente locale della Croce Rossa, la maggior parte di loro è andata a stare in scuole e altri rifugi nella città di Jenin: molti hanno lasciato il campo a piedi, come mostrato da diversi video pubblicati sui social network nelle ultime ore.
Secondo Al-Haq, organizzazione per i diritti umani dei palestinesi, sarebbe stato l’esercito israeliano a ordinare l’evacuazione del campo profughi, in vista di un’intensificazione delle operazioni nelle ore successive. L’esercito israeliano ha però risposto dicendo di non aver ordinato nessuna evacuazione, e che i 3mila palestinesi che hanno lasciato il campo lo hanno fatto di propria volontà.
Quella in corso è considerata la più grossa operazione militare israeliana in Cisgiordania da più di 20 anni: in molti l’hanno paragonata alla battaglia di Jenin dell’aprile del 2002, quando durante la seconda intifada (una grande rivolta armata dei palestinesi contro lo stato d’Israele, condotta tra il 2000 e il 2005) l’esercito israeliano occupò la città per dieci giorni. Nella battaglia furono uccisi 52 palestinesi, tra cui anche molti civili, e 23 soldati israeliani.
L’operazione, che l’esercito israeliano ha detto di aver condotto «per contrastare il terrorismo a Jenin», è cominciata nella notte tra domenica e lunedì, è proseguita per tutta la giornata di lunedì e non si è ancora conclusa: secondo l’esercito israeliano potrebbe durare ancora alcuni giorni.
Nell’operazione sono state uccise 10 persone palestinesi e circa 100 sono state ferite, ma non si sa con certezza quante di esse fossero miliziani e quanti civili. L’operazione militare ha riguardato un po’ tutta la città di Jenin – che si trova nel nord della Cisgiordania, la fascia di territorio che Israele occupa dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come propria – ma si è concentrata soprattutto sul campo profughi, dove abitano circa 14 mila persone in meno di mezzo chilometro quadrato.
L’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati palestinesi (UNRWA) ha detto lunedì sera che in seguito all’operazione israeliana – condotta con soldati, mezzi corazzati e soprattutto bombardamenti aerei tramite droni – molte zone del campo profughi sono rimaste senza elettricità e acqua corrente. L’agenzia ha anche denunciato una situazione umanitaria estremamente preoccupante, con molte persone che hanno urgente bisogno di cibo, acqua potabile e latte in polvere per i bambini.