Figliuolo non ha ancora i soldi per riparare i danni dell’alluvione in Romagna

Il commissario scelto dal governo dopo oltre un mese deve attendere la nomina ufficiale prima di finanziare gli interventi

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Il commissario alla ricostruzione Francesco Paolo Figliuolo e il presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini (ANSA/MAX CAVALLARI)

Lunedì il generale Francesco Figliuolo, nominato dal governo come commissario straordinario per le alluvioni in Romagna, ha visitato le zone della regione dove ci sono stati più danni. Ha sorvolato in elicottero i comuni e i campi coltivati dove l’acqua ha allagato case e aziende, distrutto ponti e strade. La prima visita di Figliuolo da commissario era attesa dai sindaci e dagli amministratori locali che aspettavano risposte alle richieste di fondi presentate nelle ultime due settimane per finanziare gli interventi di emergenza. Figliuolo non ha potuto dare risposte certe perché non ha ancora ricevuto la designazione formale a commissario per la ricostruzione. «Ho fatto solamente un sopralluogo, poi ritengo che a breve arriverà anche il “portafoglio”», ha detto riferendosi alla possibilità di finanziare i progetti più urgenti.

Il commissario straordinario è una figura istituzionale con poteri speciali e molto concreti che gli consentono di intervenire in contesti di emergenza come i disastri naturali. Può agire in deroga alle normative in vigore in materia di contratti pubblici: in questo modo può operare più rapidamente per assegnare i lavori senza dover rispettare tutte le regole e i tempi degli appalti, cosa che in Romagna sarebbe utilissima dato che sono necessari molti interventi di emergenza.

Secondo una prima stima fatta dalla Regione, in totale serviranno quasi 9 miliardi di euro per sistemare strade e ponti, ricostruire e ristrutturare case, palazzi e aziende, risarcire gli agricoltori a cui l’acqua ha distrutto i campi. Per la precisione il conto finale presentato al governo è di 8 miliardi e 860 milioni di euro. Quasi la metà dei danni – 4,3 miliardi di euro – riguarda argini dei fiumi e canali, strade e infrastrutture pubbliche. Finora sono stati impegnati 1,9 miliardi di euro per i primi interventi urgenti: quelli previsti o già in cantiere sono 6.300.

Le frane segnalate dai comuni sono 1.105, soprattutto sugli Appennini: 149 in provincia di Bologna, 455 in provincia di Forlì-Cesena, 42 nel modenese, 297 nel ravennate, 15 nel reggiano e 147 nel riminese. Quasi 800 strade sono ancora chiuse alla circolazione, mentre in 162 è stato istituito il senso unico alternato.

Ci sono poi le case danneggiate: sono migliaia. Le persone non ancora rientrate nelle loro case e che continuano a essere ospitate in alberghi o in strutture messe a disposizione dai comuni sono 486, di cui 72 minori. Moltissime, inoltre, vengono ospitate da parenti e amici in attesa di contributi per comprare i mobili, distrutti dall’acqua. La stima dei danni segnalati da cittadini e aziende ammonta a 1,2 miliardi di euro: è un conto ancora provvisorio anche perché non comprende né il ripristino delle scorte di magazzino andate perse né la perdita di fatturato.

L’Emilia-Romagna ha chiesto al governo anche un sostegno economico per assumere nuovo personale: almeno 70 tra progettisti e direttori dei lavori per gli interventi urgenti di ripristino delle opere idriche, altri 80 per interventi contro il dissesto idrogeologico e il ripristino delle strade provinciali e comunali.

Il presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha ringraziato il generale Figliuolo per il sopralluogo, ma ha anche sottolineato i ritardi del governo. Figliuolo è stato nominato quasi un mese e mezzo dopo l’alluvione e la mancata designazione ufficiale ha allungato di qualche giorno il tempo previsto per finanziare i progetti urgenti di ricostruzione di strade e ponti. Uno dei motivi del ritardo è il tentennamento del governo sulla nomina del commissario straordinario.

Bonaccini si era fatto avanti sostenuto dal Partito Democratico, ma la sua candidatura non ha mai convinto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che aveva affidato la gestione dell’emergenza al ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, prima della nomina di Figliuolo. «Non c’è più un minuto da perdere», ha detto lunedì Bonaccini. «Dobbiamo procedere spediti. Con l’autunno non tanto lontano abbiamo bisogno di mettere in sicurezza il territorio: fiumi, frane, strade, per non farci cogliere impreparati e non rendere vano quello che abbiamo già fatto dopo il 17 maggio».

Figliuolo ha spiegato che non basta essere veloci, bisogna anche ricostruire “bene”, garantendo la legalità e la trasparenza per finanziare opere che siano coerenti con gli effetti del cambiamento climatico. La struttura commissariale consulterà esperti dell’università di Bologna con l’obiettivo di capire come prevenire le conseguenze di altre possibili calamità naturali.

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