Le prime condanne per il Frecciarossa deragliato a Lodi nel 2020
Riguardano due operai che installarono il meccanismo difettoso che causò l'incidente, processati con rito abbreviato
Due persone sono state condannate e una assolta nel processo svolto con rito abbreviato per il deragliamento del treno Frecciarossa avvenuto il 6 febbraio 2020 nei pressi di Ospedaletto Lodigiano, in provincia di Lodi. Per gli stessi fatti sono state rinviate a giudizio con rito ordinario altre cinque persone, per le quali il processo inizierà all’inizio del 2024. Le due condanne, per imputazioni di disastro ferroviario colposo, duplice omicidio colposo e lesioni gravi plurime colpose – una a tre anni e quattro mesi, l’altra a tre anni e sei mesi – riguardano due addetti alla manutenzione che avevano montato il meccanismo rivelatosi difettoso che aveva causato l’incidente. A essere assolto è stato invece l’addetto alla formazione dei due tecnici.
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Nell’incidente morirono Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo, un macchinista e un altro ferroviere, che si trovavano nella cabina di guida, e altre 31 persone rimasero ferite. Il treno era un Frecciarossa 1000 siglato AV9595, partito alle 5:10 dalla stazione di Milano Centrale con destinazione Salerno. Era il primo treno della giornata a transitare su quella linea dell’alta velocità. Si stava dirigendo a circa 300 chilometri orari verso Bologna. Alle 5:35, però, il treno deviò a sinistra dirigendosi verso un binario secondario. Il primo vagone del treno uscì dai binari e si ribaltò, staccandosi dal resto del treno e finendo a diversi metri dai binari, contro due macchinari di manutenzione parcheggiati.
Il giudice per l’udienza preliminare (gup) di Lodi ha rinviato a giudizio, con accuse di disastro ferroviario e duplice omicidio colposo, altre cinque persone: un dipendente di Rete ferroviaria italiana (Rfi), l’azienda pubblica che gestisce le infrastrutture ferroviarie in Italia, e quattro dipendenti di Alstom, la ditta che produsse il meccanismo difettoso. Sono stati invece prosciolti dalle accuse gli amministratori delegati di Rfi e di Alstom.
Il meccanismo difettoso era un attuatore, che serve a regolare i movimenti dei binari: due fili montati invertiti al suo interno hanno fatto sì che abbia funzionato al contrario. A causa di questo malfunzionamento rimase aperto il deviatoio, più comunemente chiamato scambio, che è regolato dall’attuatore, deviando il treno su un binario secondario.