Il governo israeliano proporrà una versione più morbida della riforma della giustizia
Lo ha annunciato Netanyahu in un'intervista al Wall Street Journal, ma un compromesso con l'opposizione sembra ancora lontano
Giovedì, in un’intervista al Wall Street Journal, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha annunciato che proporrà una versione più morbida della controversa riforma della giustizia che qualche mese fa aveva innescato manifestazioni di protesta in tutto il paese, e commenti preoccupati di varie organizzazioni internazionali per i diritti umani. In seguito alle proteste la discussione della riforma era stata interrotta e dovrebbe riprendere nelle prossime settimane, dopo la pausa estiva del parlamento israeliano.
Netanyahu ha annunciato che la nuova versione della riforma non conterrà più la possibilità che il parlamento possa ribaltare un voto della Corte Suprema con un voto a maggioranza semplice (che in forme simili si ritrova soltanto nei paesi autoritari). Il quotidiano israeliano Haaretz l’aveva definita «il punto più controverso della riforma».
Parlando col Wall Street Journal Netanyahu ha anche aggiunto che saranno modificati i piani per riformare la commissione che nomina i giudici della Corte Suprema, altro punto molto contestato negli ultimi mesi. Netanyahu però non ha fornito ulteriori dettagli a riguardo.
La riforma della giustizia sottrae alcuni poteri alla Corte suprema per affidarli al governo. Per i manifestanti e le opposizioni è un pericolo per la democrazia israeliana, perché elimina importanti contrappesi al potere del governo in carica. Oltre a indebolire la Corte suprema, la riforma darebbe maggiori garanzie alla figura del primo ministro (che non rischierebbe più di essere rimosso a causa dei procedimenti giudiziari a suo carico) e affiderebbe alcuni poteri ai tribunali rabbinici (cioè i tribunali religiosi ebraici), che potrebbero gestire certi procedimenti civili.
Ormai da mesi Netanyahu sta cercando di negoziare con l’opposizione per capire se la riforma può essere sostenuta almeno in parte anche da membri esterni alla maggioranza di governo, per garantirle maggiore legittimità politica. Finora i tentativi sono falliti, e anche l’annuncio al Wall Street Journal non sembra essere stato accolto positivamente: né dalla maggioranza né dall’opposizione.
Diversi membri della maggioranza – compresi alcuni parlamentari del Likud, il partito di Netanyahu – hanno detto che continueranno a sostenere la riforma nella sua versione originale, mentre i partiti di opposizione si sono detti molto scettici sulla possibilità di raggiungere un compromesso.