Il disegno di legge sulla sicurezza stradale ignora la causa principale degli incidenti mortali

Che è l'eccesso di velocità: il governo si è concentrato più che altro sull'assunzione di alcol e droghe illegali

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(Roberto Monaldo / LaPresse)
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Martedì sera il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha presentato alcune modifiche al codice della strada contenute in un disegno di legge che punta soprattutto a punire con più severità chi assume alcol o droghe illegali. Anche se approvate dal governo, le nuove regole saranno valide soltanto dopo che saranno votate dal parlamento: ci vorranno mesi e non si può escludere che molte delle modifiche saranno tolte o riviste prima dell’approvazione definitiva. Fino al voto, dunque, non mancheranno occasioni per discutere dell’efficacia concreta dei provvedimenti. Le prime reazioni di molte associazioni che si occupano di mobilità non sono entusiaste: il disegno di legge, dicono, ignora le cause principali degli incidenti tra cui soprattutto l’eccesso di velocità.

Durante la conferenza stampa, Salvini ha insistito molto sulle novità che riguardano le sanzioni nei confronti di chi risulta positivo a un test antidroga: «Il messaggio è molto chiaro: se ti stronchi di canne, ti impasticchi in discoteca o sniffi a tempo perso e ti metti al volante, lucido sì o lucido no io ti ritiro la patente e fino a tre anni non la rivedi più».

Il disegno di legge dice anche che la polizia stradale potrà fare immediatamente dei prelievi di saliva alle persone che ritiene stiano guidando sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, pratica obbligatoria in caso di incidente. Nel caso in cui i test preliminari fatti sul momento siano positivi, la polizia stradale potrà inoltre impedire alla persona fermata di continuare a guidare, ritirando la patente e ordinando il fermo del veicolo senza aspettare esami di laboratorio: sempre in questo caso la patente potrà essere sospesa dal prefetto fino a quando la persona fermata non si sarà sottoposta a una visita medica. Ora invece la patente viene ritirata con un test positivo alle sostanze stupefacenti e l’accertamento della guida in stato di alterazione psico-fisica da parte di un operatore sanitario.

Per quanto riguarda la guida in stato di ebbrezza, il disegno di legge prevede che a una persona condannata per aver guidato con un tasso alcolemico tra 0,5 e 1,5 grammi per litro sia vietato del tutto guidare dopo l’assunzione di alcol, a prescindere dalla quantità. Prevede anche che debba sottoporsi a una visita medica per ottenere la revisione della patente, e che venga punito con sanzioni aumentate di un terzo nel caso in cui sia trovato nuovamente a guidare sotto l’influenza di alcol.

Tra le altre cose il ministero lavorerà a un regolamento sul posizionamento degli autovelox e sulla loro omologazione. Salvini ha detto che i comuni non potranno più utilizzarli per fare cassa. Ci saranno regole precise per stabilire dove posizionarli e dove invece è preferibile non metterli, per esempio nei tratti di strada dove il limite di velocità scende improvvisamente da 90 chilometri orari a 50. Salvini ha detto anche che saranno introdotte regole per rivedere la gestione delle zone a traffico limitato, ma al netto degli annunci che danno un quadro molto parziale, si sa ancora poco di queste regole che saranno studiate dal ministero e poi valutate dal parlamento.

La limitazione degli autovelox e il possibile ridimensionamento delle zone a traffico limitato sono i due provvedimenti più contestati dalle associazioni che si occupano di mobilità sostenibile. Le associazioni della piattaforma #Città30subito – che riunisce Legambiente, FIAB-Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Asvis, Kyoto Club, Salvaiciclisti, Fondazione Michele Scarponi, Amodo e Clean Cities Campaign – hanno detto che il disegno di legge è inefficace perché non interviene sulla velocità, la prima causa degli incidenti più gravi nelle città. Anzi, limita l’uso degli autovelox e viene ritenuto dannoso perché «fa passi indietro sulle norme esistenti per la mobilità sostenibile, limitando le possibilità di realizzazione di ciclabili, Ztl e sosta regolamentata».

L’eccesso di velocità è effettivamente la prima causa di incidenti mortali in Italia. Secondo i dati più recenti diffusi dall’ISTAT, che riguardano il 2021, l’eccesso di velocità è la causa accertata o presunta di 642 incidenti mortali, 257 sulle strade urbane e 385 sulle strade extraurbane. La seconda causa accertata di incidenti mortali è la guida distratta.

Nel 2021 la velocità troppo elevata ha causato il 10 per cento degli incidenti totali, compresi quelli in cui non ci sono stati morti o feriti. In questo caso la prima causa è la guida distratta che ha provocato 30.478 incidenti.

Le informazioni sugli incidenti stradali correlati all’assunzione di alcol e droghe sono più difficili da osservare con precisione. L’ISTAT esamina ogni anno gli accertamenti fatti dalle forze dell’ordine, Carabinieri e Polizia di Stato, che rilevano complessivamente un terzo degli incidenti stradali con lesioni. Sui 52.459 incidenti rilevati dalle forze dell’ordine, sono stati 5.085 quelli in cui almeno uno dei due conducenti era in stato di ebbrezza e 1.676 quelli in cui è stato rilevato l’effetto di sostanze stupefacenti. Secondo l’ISTAT, il 9,7% degli incidenti rilevati dalle forze dell’ordine è correlato al consumo di alcol e il 3,2% allo stato di alterazione psico-fisica dovuto al consumo di droghe illegali.

L’unica modifica del codice della strada che riguarda l’eccesso di velocità è la possibilità di sospendere la patente da 7 a 15 giorni per una serie di infrazioni, tra cui l’eccesso di velocità, ma soltanto per chi ha meno di 20 punti sulla patente.

Le associazioni che si occupano di mobilità dicono che l’unico modo per essere sicuri di migliorare la sicurezza stradale è puntare sulla mobilità sostenibile. Per questo da mesi chiedono al governo di istituire il limite dei 30 chilometri orari nei centri urbani. Negli ultimi anni c’è stato un certo dibattito su questa proposta che di per sé non riguarda soltanto i limiti di velocità. Il progetto “città 30” – Bologna è la prima grande città italiana che vuole diventarlo – punta più in generale a riequilibrare lo spazio pubblico, riducendo le aree dedicate alle auto con l’inserimento di piste ciclabili e l’allargamento dei marciapiedi, in modo da creare spazi più sicuri e vivibili per le persone che non si muovono in macchina.