Le proteste in Iraq per il Corano bruciato in Svezia
Alcune decine di persone hanno fatto irruzione nell'ambasciata svedese a Baghdad, e ci sono state reazioni in tutto il mondo islamico
Alcune decine di persone hanno fatto irruzione giovedì nell’ambasciata svedese a Baghdad, in Iraq, per protestare contro il governo svedese e la decisione di permettere una manifestazione a Stoccolma in cui mercoledì era stato bruciato il Corano.
I manifestanti si sono radunati su indicazione del predicatore sciita Muqtada al Sadr, sono entrati nell’edificio che ospita l’ambasciata svedese con cartelli di protesta e urlando slogan in difesa del Corano: dopo circa quindici minuti, quando sono intervenuti alcuni agenti di sicurezza, hanno lasciato l’ambasciata.
Muqtada al Sadr è il religioso più importante e conosciuto in Iraq e all’estero, nonché un potente leader politico: aveva vinto le ultime elezione di ottobre 2022, ma senza ottenere la maggioranza necessaria a nominare un presidente e procedere con la formazione di un governo. Negli ultimi anni i suoi seguaci si sono resi protagonisti di numerose proteste, anche violente.
Mercoledì a Stoccolma Salwan Momika, un uomo di origine irachena residente in Svezia con lo status di richiedente asilo, aveva bruciato alcune pagine del Corano di fronte alla maggiore moschea di Stoccolma. Autorizzata dalla polizia svedese dopo l’intervento di un giudice, la manifestazione aveva causato forti proteste in tutto il mondo islamico. Reazioni ufficiali sono arrivate, fra gli altri, dai governi di Iraq, Iran, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Giordania e Turchia.
Il Corano per i musulmani è l’espressione diretta della parola sacra di Allah e ogni comportamento che non lo rispetti è considerato altamente offensivo: Momika a Stoccolma oltre a bruciare alcune pagine aveva anche messo una fetta di bacon nel libro (il maiale è un animale impuro dai musulmani) e si era pulito le scarpe con altre. Aveva detto di averlo fatto perché il libro secondo lui rappresenterebbe «un pericolo per le leggi democratiche e per i valori svedesi e umani».
Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito «inaccettabile» ciò che è avvenuto a Stoccolma: a gennaio una manifestazione dell’estrema destra svedese in cui era stata bruciata una copia del Corano aveva complicato le trattative per l’ingresso della Svezia nella NATO, subordinato ad una approvazione da parte della Turchia (unico paese membro insieme all’Ungheria a non averlo ratificato). Quelle trattative sono ancora bloccate e l’ultimo episodio rischia di renderle ancora più complesse. Erdogan giovedì ha detto: «Insegneremo agli occidentali arroganti che insultare i musulmani non fa parte della libertà di pensiero».
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La manifestazione di Stoccolma, a cui avevano partecipato circa 200 persone, era stata inizialmente vietata dalla polizia per possibili rischi per la sicurezza, ma due settimane fa un tribunale svedese aveva deciso di annullare la decisione della polizia, in seguito a un ricorso di Momika, sostenendo che i rischi per la sicurezza non fossero tali da impedire il diritto di bruciare il Corano, all’interno dei diritti garantiti dalla libertà di espressione. Ora l’uomo sarebbe sotto indagine per «incitamento all’odio». Il primo ministro svedese Ulf Kristersson, a capo di un governo di centrodestra, ha definito il rogo del Corano «legale ma inopportuno».