Il gruppo Wagner ha anche dei pezzi d’Africa da gestire
Migliaia di mercenari vi operano da anni, e hanno coltivato interessi economici che ora la Russia vorrebbe fare suoi
La rivolta armata del gruppo di mercenari russi Wagner potrebbe avere conseguenze piuttosto importanti anche in vari paesi dell’Africa, dove il gruppo Wagner da tempo opera come braccio armato non ufficiale del regime russo di Vladimir Putin. Oltre a combattere a fianco dell’esercito russo nella guerra in Ucraina, da circa un decennio il gruppo Wagner è presente in vari paesi africani, a volte rinforzando e addestrando gli eserciti locali, a volte con funzioni di protezione e quasi sempre approfittando del potere acquisito per appropriarsi delle risorse economiche locali, come per esempio miniere di oro, diamanti e uranio. In Africa negli ultimi dieci anni il gruppo Wagner ha acquisito un enorme potere militare, politico ed economico.
Dopo la rivolta non è più del tutto chiaro cosa succederà a questo potere. Il gruppo impiega 6.000 combattenti circa fuori dalla Russia e dall’Ucraina, 3.000 dei quali si trovano in Repubblica Centrafricana e gli altri sono divisi soprattutto tra Mali, Sudan e Siria. Non si sa se questi mercenari rimarranno fedeli alla Russia o decideranno di abbandonare le loro postazioni, né come saranno gestiti gli enormi interessi economici di Wagner fuori dalla Russia.
Fin dalle prime ore dopo la rivolta armata il governo russo ha cercato di rassicurare i leader africani che i mercenari di Wagner presenti nei loro paesi erano sotto controllo. Funzionari del ministero degli Esteri russo hanno telefonato immediatamente a Faustin-Archange Touadéra, il presidente della Repubblica Centrafricana, per garantirgli che le migliaia di combattetti di Wagner presenti nel suo paese sarebbero rimaste ai propri posti. Altri funzionari russi hanno preso voli urgenti per il Mali e altri paesi per andare di persona a garantire che la situazione con Wagner fosse del tutto sotto controllo.
Questo significa che la Russia sta di fatto tentando di subentrare a Wagner nelle sue attività africane, e di prendere il comando dei mercenari fedeli a Yevgeny Prigozhin, il leader del gruppo, nei paesi africani.
Wagner opera in Africa da oltre 10 anni: i primi mercenari comandati da Prigozhin entrarono in Mali nel 2012 per combattere contro i gruppi jihadisti locali. Da allora l’influenza del gruppo si è espansa in numerosi paesi soprattutto dell’Africa subsahariana francofona. I paesi africani in cui la presenza dei mercenari è maggiore sono la Repubblica Centrafricana, il Mali e il Sudan (oltre alla Siria, che ovviamente non si trova in Africa).
– Leggi anche: Che cosa fa il gruppo Wagner in Africa
Fuori dalla Russia, Wagner offre servizi di combattimento e addestramento militare: è quello che succede per esempio in Mali, dove i mercenari combattono assieme all’esercito locale contro gruppi jihadisti affiliati ad al Qaida e allo Stato Islamico. Succede ovviamente anche in Siria, dove il gruppo e l’esercito russo aiutano da anni il dittatore Bashar al Assad nella sua guerra civile contro i ribelli. Wagner offre poi servizi di protezione: in Repubblica Centrafricana i mercenari sono le guardie del corpo personali del presidente Touadéra. In alcuni casi contribuisce perfino al mantenimento dell’ordine pubblico.
Molti governi africani autoritari preferiscono chiedere aiuto al gruppo Wagner quando si trovano in difficoltà, perché a differenza delle organizzazioni internazionali e dei paesi occidentali non chiede in cambio nulla di particolare (a parte sul lato economico) e spesso contribuisce attivamente a mantenere la stabilità dei loro regimi e a prolungare la loro permanenza al potere. Anche per questo negli ultimi dieci anni il gruppo Wagner ha operato un po’ dappertutto in Africa: in Sudan, in Repubblica Centrafricana, in Madagascar, in Libia, in Mali, in Mozambico, in Burkina Faso, tra gli altri. Fuori dall’Africa, oltre che in Siria, ha contribuito a sostenere il regime di Nicolás Maduro in Venezuela.
Per la Russia impiegare gli uomini del gruppo Wagner in queste operazioni è stato per lungo tempo un grosso vantaggio, perché consentiva al paese di accumulare enorme influenza in Africa (perché tutti sapevano che Wagner dipendeva dalla Russia) e al tempo stesso negare ogni responsabilità in caso di problemi, scandali e abusi (perché formalmente, fino a poco tempo fa, la Russia sosteneva che Wagner fosse una compagnia militare privata senza legami con il governo).
Grazie a questa assenza di scrupoli Wagner e la Russia sono riusciti a soppiantare le truppe dei paesi europei (soprattutto quelle francesi) in molti di questi paesi. A inizio giugno la dittatura militare che governa il Mali ha chiesto all’ONU di ritirare gli oltre 13 mila peacekeeper delle Nazioni Unite che operano nel paese dal 2013, perché preferisce lavorare con i combattenti del gruppo Wagner.
Negli anni i mercenari del gruppo Wagner sono stati accusati di numerosi abusi, violazioni dei diritti umani, crimini di guerra, stupri sistematici.
In alcuni stati, come per esempio la Repubblica Centrafricana, Wagner è diventato così potente che buona parte del paese dipende dal gruppo mercenario: in molti casi i governi locali non possono fare pieno affidamento sul loro esercito o sulle loro forze dell’ordine, e per questo impiegano Wagner per tutte le attività più delicate. Per spiegare quanto questi paesi abbiano ormai bisogno dei mercenari negli scorsi giorni Fidèle Gouandjika, un consigliere del presidente della Repubblica Centrafricana, ha detto scherzando: «Se Wagner non è più disponibile, i russi ci mandino Beethoven o Mozart, noi ce li prendiamo».
Negli anni Prigozhin ha approfittato di questo potere per impossessarsi di importanti attività economiche. Gli esperti sostengono che Wagner in Africa abbia un grosso impero economico, che comprende miniere di diamanti, oro e uranio, commercia in legname e numerose altre materie prime e gestisce affari che nel loro complesso fruttano centinaia di milioni di dollari l’anno. In Repubblica Centrafricana, lo stato dove è più forte, il gruppo Wagner gestisce perfino una stazione radio e uno stabilimento di produzione della birra, e presto comincerà a produrre acqua in bottiglia.
Ma ora che il futuro del gruppo Wagner è incerto e che Prigozhin si trova in esilio in Bielorussia, non è del tutto chiaro cosa succederà a tutte queste attività. Come hanno mostrato le prime mosse, sembra che il regime russo intenda subentrare a Prigozhin nella gestione delle attività africane di Wagner. Prigozhin, invece, negli ultimi giorni non ha parlato di cosa intende fare in futuro.
Secondo alcuni esperti sentiti dal New York Times, è probabile che nei paesi in cui le attività di Wagner sono prettamente militari, come per esempio il Mali o la Libia, il passaggio dal controllo di Prigozhin al controllo della Russia sarà più facile, se non altro perché il gruppo di mercenari dipende molto strettamente dalle infrastrutture e dai mezzi russi. In Libia, per esempio, il gruppo Wagner ha fatto uso per anni degli aerei da trasporto dell’aviazione russa per sostenere le proprie attività militari, e senza il loro sostegno le operazioni entrerebbero in grave crisi.
Diverso potrebbe essere il discorso nei paesi dove il gruppo Wagner (e dunque Prigozhin) ha grossi interessi economici. Nella Repubblica Centrafricana, per esempio, Wagner ha decine di società (alcune reali, altre che servono come prestanome) e sono i suoi uomini ad avere i rapporti con la politica, con l’esercito e con l’imprenditoria locale. Sostituirli o convincerli a collaborare potrebbe essere più complicato.
Anche per questo c’è la possibilità che Prigozhin tenterà di fare dell’Africa una base di potere personale, specie se le cose in Russia dovessero mettersi male per lui. Un esperto sentito dalla BBC ha parlato della possibilità di un compromesso: che in cambio della rinuncia a pretese politiche sulla Russia, a Prigozhin sarà consentito di mantenere le sue attività economiche in Africa.