La moda delle borse troppo piccole per contenere qualcosa
Nemmeno lo smartphone o una carta di credito, eppure da anni piacciono molto sia alle case di moda che agli appassionati
Questa settimana è stata venduta all’asta per più di 60mila dollari la borsa più piccola che sia mai stata prodotta. Si tratta della riproduzione di una borsa di Louis Vuitton fatta con una stampante 3D per miniature: misura 700 micrometri di larghezza, cioè 0,7 millimetri, che significa che a prima vista sembra un piccolo granello di sale verde. L’ha realizzata il gruppo di designer e artisti di New York MSCHF, già molto noti nella moda per altre creazioni provocatorie. MSCHF ha fatto sapere di aver voluto portare all’estremo la recente tendenza della moda di lusso a proporre borse sempre più piccole.
La moda delle micro borse, e cioè borse così piccole da non riuscire a contenere quasi niente del necessario con cui solitamente si esce di casa, viene solitamente fatta risalire a una trovata del marchio francese Jacquemus. Le prime borse del modello Le Chiquito di Jacquemus presentate nel 2017 erano piccole ma ancora sufficientemente capienti da contenere una carta di credito, un paio di auricolari e un burrocacao. Nel 2019 Jacquemus realizzò una versione ancora più piccola della Chiquito (Le Petit Chiquito), che poteva contenere al massimo un paio di piccoli orecchini o una caramella. Inizialmente avrebbero dovuto essere una specie di gadget di accompagnamento all’invito alla sfilata, ma ebbero talmente successo da diventare un accessorio a sé.
Sempre in quell’anno diventò virale la foto della cantante statunitense Lizzo, nota tra le altre cose per il suo approccio positivo alla propria grossa taglia, che si presentò su un red carpet con la minuscola versione di una borsa di Valentino.
Visualizza questo post su Instagram
Da quel momento molti marchi di lusso hanno cominciato a fare le versioni ristrette delle proprie borse più famose: la mini Baguette di Fendi, la mini Pouch di Bottega Veneta, la mini Lady Dior solo per dirne alcune. E negli anni successivi molti altri marchi di lusso, tra cui Chanel, Ferragamo, Louis Vuitton, Missoni e Loewe, hanno fatto le loro, proponendo anche modelli completamente nuovi. Dalle mini borse – piccole ma ancora abbastanza capienti da poter essere effettivamente usate al loro scopo – si è poi passati a borse sempre più piccole, le cosiddette micro, o nano bag.
L’ultima è stata probabilmente Maison Margiela, che a giugno ha presentato la sua micro borsa da spiaggia di paglia, larga una decina di centimetri. Tra i vari esperimenti le micro borse sono comparse spesso anche come bracciali, cinture, collane o tracolle, diventando sempre più simili ad accessori o gioielli usati al solo scopo di impreziosire l’aspetto di chi le indossa.
Visualizza questo post su Instagram
Le ragioni del successo di questa moda apparentemente inspiegabile da un punto di vista logico sono diverse. Una è che effettivamente con la diffusione di smartphone e altre tecnologie il numero di cose che una persona si porta dietro quando esce di casa è diventato sempre più ridotto: per esempio il portafogli è stato sostituito dal cellulare (che viene tenuto spesso in mano o in tasca), e le chiavi da codici o app. Ma come è facile immaginare non è solo una questione pratica.
Dall’inizio della pandemia i prezzi di molte borse di lusso sono aumentati parecchio, mentre il potere d’acquisto delle persone è mediamente diminuito. Le miniborse quindi sono diventate una soluzione di ripiego sia per le case di moda, per arrivare a una clientela più ampia, sia per gli appassionati in cerca di un’alternativa più economica. Il fatto che siano inutilizzabili non è così importante, perché sono pensate per persone che le comprano più per collezionarle che per usarle nel quotidiano. E il fatto che nelle versioni ridotte vengano mantenuti i dettagli delle originali le rende in qualche modo ancora più preziose.
Un altro elemento che ha favorito questo fenomeno è la diffusione tra le giovani generazioni dello stile cosiddetto Y2K, cioè quello che riprende le tendenze della fine degli anni Novanta e dell’inizio del Duemila (l’acronimo sta appunto per year 2000), quando le borse supercompatte e con i manici così corti da arrivare appena sotto l’ascella erano molto di moda. Borse di questo tipo si sono viste per esempio nella seconda stagione della serie tv di successo Euphoria, che è ambientata ai giorni nostri in una scuola superiore della provincia americana e si è fatta notare per la cura e l’attenzione alle più recenti novità in fatto di costumi e trucchi. E si sono viste addosso a celebrità come Kendall Jenner, Dua Lipa e Bella Hadid, che negli ultimi anni sono state le principali interpreti dello stile Y2K e con le loro scelte contribuiscono spesso a dettare le nuove tendenze soprattutto tra i giovani.
Inoltre, come spesso succede, anche la moda delle borse piccole nasce probabilmente come risposta alla tendenza prevalente fino a qualche anno fa, e cioè quella dell’abbigliamento largo e sproporzionato dello stile streetwear, e delle tote bag che oggi si trovano ovunque.
Ma c’è anche un altro aspetto che è stato fatto notare: il gusto di indossare una borsa che non contiene quasi niente deriva dal fatto che le uniche persone che possono effettivamente permettersi di farlo sono appunto quelle così famose e ricche da avere sempre un gruppo di assistenti che portano per loro tutto ciò di cui possano avere bisogno. Le micro borse, insomma, comunicano un senso di esclusività, lusso ed elitarismo che è evidentemente molto apprezzato. Come scrisse Leah Harper sul Guardian, «non c’è niente di glamour nel trascinare i tuoi beni in un grosso sacco. Portare con sé quasi niente significa invece che qualcun altro sta portando i pesi per te».
– Leggi anche: Un nuovo modo di vestirsi da ricchi