Ora si interviene contro la Xylella vicino a Bari
Dal Salento il batterio che uccide gli ulivi pugliesi non ha mai smesso di diffondersi verso nord, e ora è stato rilevato vicino al capoluogo
L’osservatorio fito-sanitario della Puglia ha ordinato agli agricoltori di molte zone vicino a Bari di portare avanti i trattamenti con insetticidi contro la Xylella fastidiosa, il batterio che dal 2008 ha causato la morte e l’abbattimento di milioni di ulivi, principalmente in Salento, la parte più meridionale della regione. La Xylella non ha mai smesso di diffondersi verso nord, e sebbene l’espansione delle aree in cui si trova sia rallentata le autorità sanitarie sono ancora molto impegnate per contrastarne l’avanzata.
Per farlo gli agricoltori devono intervenire contro gli insetti vettori della Xylella, quelli che trasportano il batterio da una pianta all’altra. L’insetto principale che lo fa è il Philaenus spumarius, noto con il nome comune di “sputacchina”: per contenerne la popolazione bisogna lavorare il terreno quando gli insetti sono negli stadi più giovani e quindi più vulnerabili, e poi usare degli insetticidi in periodi dell’anno successivi, come in queste settimane. Il 23 giugno l’osservatorio fito-sanitario ha prescritto di fare il secondo trattamento insetticida dell’anno il prima possibile e comunque entro il 10 luglio.
Le aree agricole in cui si deve agire contro la Xylella si trovano in parte nelle zone infette da tempo, in parte nelle zone dette “cuscinetto” e “di contenimento” definite dal Piano d’azione per contrastare la diffusione di Xylella fastidiosa in Puglia 2023-2024, ma anche in località finora considerate “indenni”. Il punto più a nord in cui sono stati ordinati gli interventi sono le campagne di Triggiano, un comune della città metropolitana di Bari che dista meno di 10 chilometri dal capoluogo di regione. Non ci sono alberi infettati dalla Xylella in questa zona, ma nei controlli svolti nell’ultimo anno sono state trovate sputacchine che trasportavano il batterio.
Uno degli scopi del Piano d’azione è evitare che il batterio continui a diffondersi verso nord. Si sa che la Xylella arrivò in Italia nel 2008, con una piantina di caffè proveniente dal Costa Rica, e la sua presenza negli ulivi del Salento fu riscontrata nel 2013, quando fu notata un’incidenza più alta del “disseccamento rapido”, una malattia che porta gli alberi a non produrre più olive e a morire in poco tempo.
Il batterio si diffonde quando vengono trasportate piante infette o, più velocemente, tramite gli insetti che si nutrono della loro linfa, e non esiste una cura: una volta che una pianta viene infettata non può essere recuperata. Non tutti gli ulivi che ospitano il parassita però presentano i sintomi di disseccamento, motivo per cui non basta sradicare o bruciare solo questi per arrestare la diffusione del batterio. Nei primi anni dell’epidemia però questo tipo di interventi fu rallentato a causa della contrarietà di molti agricoltori all’abbattimento degli ulivi secolari, legata in parte a tesi complottiste sull’esistenza della Xylella.
Dall’inizio del 2023 sono state trovate 99 piante infettate dalla Xylella; in tutto il 2022 ne erano state trovate 242. Attualmente le zone per cui c’è maggiore preoccupazione per l’espansione della Xylella sono quelle di Gioia del Colle e della Murgia, perché lì è stato osservato un aumento del numero di insetti vettori questa primavera.
In Italia gli ulivi sono le coltivazioni legnose più presenti, seguiti dalle viti. Le regioni in cui ce ne sono di più sono la Puglia, la Sicilia e la Calabria.