Il settore del turismo estremo per miliardari
Dalle profondità oceaniche a oltre l'atmosfera terrestre, società e agenzie offrono ogni tipo di esperienza, spesso nascondendo i rischi
Spendendo 93.500 dollari, la società statunitense Madison Mountaineering offre la possibilità di scalare l’Everest usufruendo di un campo base con doccia calda, sessioni di yoga, una tenda che fa da cinema e la possibilità di mangiare bistecche e prodotti di alta cucina, non solo per la quota a cui vengono consumati. L’offerta è una delle tante nel settore del turismo estremo di lusso, che può contare su un crescente numero di clienti milionari e miliardari alla ricerca di emozioni forti, possibilmente senza rinunciare alle comodità.
Nelle ultime settimane le attenzioni verso questa particolare forma di turismo sono aumentate in seguito alle vicende del Titan, il sommergibile partito per esplorare il relitto del Titanic nell’Atlantico settentrionale andato disperso e al centro di una grande operazione di soccorso, terminata il 22 giugno con il ritrovamento di alcuni rottami. Le cinque persone a bordo del Titan sono morte e tra queste, oltre al CEO di OceanGate (la società che lo gestiva), c’erano il miliardario britannico Hamish Harding, l’uomo d’affari pakistano Shahzada Dawood con il figlio Suleman e l’esploratore francese Paul-Henri Nargeolet.
Per tentare l’esplorazione di ciò che resta del Titanic a 3.800 metri di profondità, OceanGate chiedeva a ogni passeggero l’acquisto di un biglietto da 250mila dollari. Nonostante l’alto prezzo e i forti dubbi sulla sicurezza del sommergibile, la società aveva attirato l’attenzione di vari clienti da quando aveva avviato le immersioni nel 2021. Oltre alla prospettiva di vedere uno dei relitti più famosi della storia marittima, per i clienti il livello di rischio da assumere era non solo accettabile, ma parte dell’avventura e paradossalmente un ulteriore incentivo a partecipare.
Dalle profondità degli oceani allo Spazio, le possibilità di visitare luoghi remoti e un tempo accessibili a pochissime persone si sono espanse, per lo meno per chi è disposto a spendere molti soldi e ha la possibilità di farlo. Le agenzie e le società che offrono queste esperienze cercano quasi sempre di mettere sullo stesso piano la possibilità di fare qualcosa di estremo, ricevendo al tempo stesso un servizio da prima classe “tutto compreso”.
Blue Origin, la società dell’ex CEO di Amazon Jeff Bezos, dà la possibilità di trascorrere qualche minuto oltre l’atmosfera terrestre grazie al proprio sistema di lancio New Shepard. Tra le persone che hanno fatto questa esperienza ci sono state lo stesso Bezos e William Shatner, l’attore conosciuto soprattutto per essere stato il capitano Kirk della serie tv Star Trek. La società non dà molte informazioni sul prezzo dei propri biglietti, che variano molto a seconda dei clienti e delle necessità di farsi pubblicità, come avvenuto nel caso di Shatner. I biglietti possono essere quindi regalati o costare svariati milioni di dollari, a seconda delle circostanze.
Sempre restando oltre l’atmosfera terrestre, anche Virgin Galactic dà la possibilità di trascorrere qualche minuto nello Spazio. Ogni posto sul piccolo spazioplano costa 450mila dollari, ma l’azienda dice che i prezzi potranno scendere nei prossimi anni, man mano che i lanci diventeranno più frequenti (l’iniziativa è agli inizi e ha avuto un passato a dir poco travagliato, tra problemi tecnici e un incidente mortale in una fase di test). Per il lancio, i clienti vengono trasportati fino a Spaceport America, nel New Mexico (Stati Uniti), dove Virgin Galactic intende nel tempo organizzare un’offerta di lusso per la permanenza dei propri ospiti.
Oltre a essere rischioso, trasportare persone nello Spazio è molto costoso e gli analisti si chiedono quando e se le aziende del settore inizieranno a produrre utili. Alcune come Blue Origin hanno cercato di differenziare, offrendo per esempio collaborazioni alla NASA per ottenere contratti miliardari tramite appalti per alcune missioni spaziali, come quelle lunari del programma Artemis. Il problema dei costi non riguarda comunque solamente il turismo spaziale, ma anche quello estremo e di lusso fatto coi piedi per terra.
Madison Mountaineering, la società per le escursioni di lusso sull’Everest, deve affrontare costi molto alti per la gestione del proprio campo base e delle persone che ci lavorano, in condizioni spesso difficili a causa dell’altitudine e del meteo. Garrett Madison, l’alpinista che ha fondato l’azienda, ha spiegato che una parte importante della spesa aziendale è legata alla sicurezza, dal pagamento delle guide e degli assistenti al sistema di comunicazione, per tenere sempre in contatto tra loro i membri delle spedizioni: «Puoi comunque salire sull’Everest spendendo meno, usando la tua tenda e senza una guida. Ci sono un sacco di agenzie che offrono un servizio rudimentale: ed è lì che le cose si fanno pericolose. Sei lasciato da solo».
Madison ha raccontato che con la pandemia da coronavirus gli affari sono migliorati, con milionari e miliardari che prenotano esperienze private per sé e la loro cerchia di amici, evitando di avere intorno persone sconosciute. Nel 2022 un suo cliente ha per esempio pagato 200mila dollari per poter scalare il Monte Vinson, la montagna più alta dell’Antartide (4.892 metri), prenotando l’intero viaggio solitamente aperto a più clienti.
L’Antartide negli ultimi anni è diventata una meta alquanto richiesta, anche se per raggiungere il continente servono spesso permessi speciali perché i suoi territori non sono formalmente aperti al turismo, anche per ragioni di conservazione di un ambiente ancora poco contaminato dagli esseri umani. La società White Desert Antarctica offre esperienze di vario tipo partendo dal Sudafrica con viaggi della durata di otto giorni che costano circa 100mila dollari a persona. Le sistemazioni offerte sono in due diversi campi, con dei “polar pods” (strutture simili agli igloo) dotati di arredi di lusso.
La società per viaggi di lusso Abercrombie & Kent offre opzioni di vario tipo, dai safari nella savana alla ricerca delle tigri del Bengala in India passando per l’osservazione dei gorilla in Uganda. Dà anche la possibilità di imbarcarsi in un giro del mondo in 25 giorni passando per riserve e parchi naturali e viaggiando su un jet privato al prezzo di 165mila dollari per persona. Pamela Lassers, portavoce dell’azienda, ha detto che le prenotazioni vanno esaurite in pochi mesi e che i clienti apprezzano la possibilità di volare comodamente, evitando le parti affollate degli aeroporti e risparmiando tempo.
Non tutti si accontentano comunque di spendere molto per essere accompagnati da qualche parte, con gli eventuali rischi che ne conseguono. Alcuni clienti delle società di viaggi estremi vogliono essere direttamente protagonisti dell’avventura, come nel caso delle persone che si affidano alla società Momentum per partecipare al Rally Dakar, uno dei rally di automobilismo e motociclismo più famosi al mondo (quello che un tempo si chiamava Parigi-Dakar). Spendendo circa 1,2 milioni di dollari, l’agenzia offre la possibilità di partecipare alla competizione su una Land Rover, ricevendo tutta l’assistenza necessaria per la logistica e per la formazione della persona che guiderà l’auto.
L’impressione che si ha osservando i numerosi siti di chi offre questo tipo di esperienze è che non ci sia praticamente nessun posto del mondo che non possa essere esplorato, se si hanno a disposizione le risorse economiche per farlo. Ed è proprio la grande offerta a essere parte del problema, perché dà l’impressione che l’unico ostacolo da superare sia quello economico e che con la giusta quantità di denaro si possano minimizzare se non addirittura eliminare i rischi. Ma esplorare un relitto a 3.800 metri di profondità sul fondale oceanico, scalare l’Everest, raggiungere l’Antartide o rimanere sospesi per qualche minuto oltre l’orbita terrestre sono attività con una dose di rischio intrinseca che non può essere mai eliminata completamente. Le società che offrono queste esperienze lo segnalano nei loro contratti, ma per motivi di marketing evitano di indicare i rischi nelle loro presentazioni, dove viene dato grande spazio ai comfort e agli altri aspetti positivi delle loro offerte.
Di solito nelle presentazioni viene anche omesso l’impatto ambientale di iniziative di questo tipo, con rare indicazioni sulla loro sostenibilità, ammesso che siano poi dimostrabili. Sull’Everest c’è da tempo un problema di sovraffollamento e di rifiuti, i jet privati hanno un forte impatto ambientale con le loro emissioni, i tour esclusivi rischiano di causare forti stress a specie a rischio di estinzione e l’Antartide dovrebbe essere preservata il più possibile con i suoi delicatissimi ecosistemi. Il turismo di massa ha un impatto importante sull’ambiente, ma in alcuni casi può essere normato più facilmente rispetto a iniziative di singoli privati alla ricerca di un’esperienza estrema e confortevole al contempo.