Cos’è l’euro digitale
La Commissione europea ha presentato una proposta di legge per l'introduzione di una valuta digitale al pari dei contanti: i dettagli sono ancora da studiare
La Commissione europea ha presentato una proposta di legge per introdurre l’euro digitale, una valuta alternativa alle banconote fisiche che permetterebbe di pagare in modo digitale ovunque nei paesi che adottano l’euro senza usare i circuiti tradizionali, come le carte di credito o il bancomat, che talvolta comportano costi aggiuntivi. Si userebbe un’app gratuita, che funzionerebbe sia online che offline come una sorta di portafoglio digitale.
La Banca Centrale Europea sta conducendo da anni studi e ricerche per capire la fattibilità di uno strumento di questo tipo. Tra i maggiori promotori del progetto c’è Fabio Panetta, attuale membro del consiglio direttivo della BCE e nominato martedì sera dal governo prossimo governatore della Banca d’Italia. Non è un progetto solo europeo: da tempo un po’ ovunque nel mondo (dal Canada alla Svizzera e al Giappone) si studia la possibilità di introdurre valute digitali per rispondere alla tendenza globale di pagamenti sempre più elettronici – fatti con carte o app – a discapito di quelli fatti in contanti.
Se verrà effettivamente introdotta, l’euro digitale sarà una moneta a effettivo corso legale che dovrà essere obbligatoriamente accettata ovunque nei paesi che adottano l’euro. La proposta di legge della Commissione europea prevede comunque che l’euro digitale sia solo un’alternativa al tradizionale contante e non preveda di sostituirlo. Il commissario agli Affari economici, Paolo Gentiloni, ha detto in conferenza stampa che «i contanti sono qui per restare» e il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, ha ribadito che «un euro resterà un euro» a prescindere dal fatto che sia in moneta o digitale: un euro digitale sarà perfettamente convertibile in un euro fisico e viceversa.
I dettagli tecnici devono essere ancora studiati dalla BCE ma è probabile che l’uso dell’euro digitale prevederà l’installazione di un’app, una sorta di portafoglio digitale con la disponibilità di euro che si vuole tenere. Tramite l’app si potrà procedere ai pagamenti sui siti di e-commerce e nei negozi fisici: l’app dovrebbe funzionare sia online che offline, quindi anche senza una connessione internet.
I tempi per l’eventuale realizzazione del progetto sono comunque piuttosto lunghi e non è detto che effettivamente sarà introdotto un euro digitale: in autunno la BCE completerà l’indagine in corso sulle caratteristiche tecniche per la distribuzione dell’euro digitale e deciderà quindi se avviare una fase di preparazione per sviluppare e sperimentare la nuova moneta. La proposta della Commissione europea è lo schema legale entro cui si muoverà il progetto, che comunque dovrà essere formalmente approvato anche dal Parlamento europeo e dagli stati membri.
Un vantaggio dell’euro digitale rispetto ai tradizionali pagamenti elettronici sarebbe sicuramente la gratuità: oggi per usare i mezzi di pagamento elettronici i consumatori devono sostenere le spese relative alla gestione delle carte di pagamento, mentre gli esercenti devono sostenere commissioni sui pagamenti tramite POS, di cui spesso si lamentano (soprattutto in Italia) sostenendo che siano troppo alte, specialmente sulle piccole somme.
Uno strumento europeo gratuito per i pagamenti elettronici ridurrebbe anche la dipendenza dai grandi circuiti di pagamento, quasi tutti statunitensi, come Visa e Mastercard. D’altra parte è probabile che l’euro digitale possa avere un impatto sull’attività delle banche: potrebbe infatti sostituire parte dei pagamenti che oggi sono fatti tramite circuito bancario, che quindi perderebbe parte dei suoi ricavi ottenuti tramite le commissioni. Per non danneggiare troppo il business dei conti correnti potrebbe essere stabilito un limite dell’importo che si potrà detenere nel portafoglio digitale. Durante un discorso di presentazione dello strumento al Parlamento europeo, Fabio Panetta aveva parlato di un eventuale tetto di 3.000 o 4.000 euro, che secondo gli studi fatti dalla BCE consentirebbe di non danneggiare troppo il sistema finanziario nel suo complesso.
Una preoccupazione diffusa riguarda la gestione dei dati personali e della privacy. Durante la conferenza stampa, i commissari hanno detto chiaramente che i pagamenti fatti con l’euro digitale non saranno tracciati, proprio al pari del contante, e che né le banche né la BCE custodiranno alcun tipo di dato dei consumatori. In conferenza stampa, la commissaria ai Servizi finanziari, Mairead McGuinness, ha detto che «non è un progetto da Grande Fratello».
In un articolo scritto sul Corriere della Sera insieme al vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, Panetta scrive che «non si può ignorare quanto sta accadendo: l’uso del contante come mezzo di pagamento è in calo in molte parti del mondo, inclusa l’Europa. Con il passaggio a un’economia digitale, l’introduzione del contante in forma digitale è quindi il passo più logico da compiere».
La pandemia ha cambiato moltissime abitudini e i pagamenti elettronici sono aumentati tra i paesi che adottano l’euro. Innanzitutto, durante il periodo di lockdown non c’erano molte occasioni per usare il denaro contante e le spese venivano fatte soprattutto su internet. Inoltre, quando si è potuti di nuovo uscire, è rimasta la percezione che usare i pagamenti elettronici, evitando così di toccare le banconote e le monete, fosse più igienico. Il risultato è stato che i consumatori europei hanno continuato a usare i pagamenti elettronici di più rispetto al passato.
Uno studio della Banca Centrale Europea del 2022 indica che, anche se il contante è ancora lo strumento di pagamento preferito tra i paesi che adottano l’euro, i pagamenti elettronici sono molto in aumento: rispetto al 72 per cento del 2019, nel 2022 mediamente il 59 per cento delle transazioni è avvenuto in contanti, contro il 34 per cento fatto con carte o bancomat; la restante parte, comunque residuale, è stata fatta con le app di pagamento, come PayPal o Satispay.
Ci sono comunque molte differenze tra paesi: la Finlandia, i Paesi Bassi e il Lussemburgo sono tra i paesi in cui i consumatori usano di più i pagamenti elettronici e meno il contante (usato rispettivamente solo nel 19, 21 e 39 per cento delle transazioni); Malta, Slovenia e Austria sono quelli in cui i consumatori usano di più il contante (nel 77, 73 e 70 per cento dei casi). I consumatori italiani sono tra quelli che preferiscono ancora il contante, usato nel 69 per cento delle transazioni, il valore più elevato tra i grandi paesi europei.
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