Più realisti dei re
«Esiste un sottobosco di pagine Instagram e Facebook con meme a sostegno della monarchia italiana, tiktoker e youtuber con canali dedicati che spiegano la presa di Porta Pia e “la verità sulla fuga a Brindisi del Re”. Sono tutti giovanissimi o sotto i trent’anni: seguono la politica con un certo cinismo e ci memano sopra, ascoltano i twitcher che mettono in discussione le forme di governo. E insospettabilmente sanno tutto delle monarchie europee, quella italiana compresa»
«2 giugno 1946, gli italiani furono chiamati a scegliere tra Repubblica e monarchia, e scelsero la monarchia. Buongiorno!». Bisogna ammettere che mai apertura di uno Speciale Tg1 è stata più epica di questa. La convinzione con cui la giornalista ha intonato il suo evidente lapsus ha disorientato il pubblico a casa e sollevato un’ondata di contenuti virali online a tema monarchico proprio il giorno della Festa della Repubblica.
Sui social media, però, è già da qualche tempo che si parla della “questione monarchica”, con un volume che cresce di anno in anno, in comunità inaspettate e tra utenti insospettabili. Ma prima facciamo un salto indietro, fino al 2018, quando su Instagram mi è capitata sotto gli occhi una foto di Paul McCartney con una bambina: «Found this picture of Vittoria’s first guitar lesson…», diceva la didascalia. La bambina in questione era Vittoria di Savoia e a condividere la foto era il padre, Emanuele Filiberto. Un idolo musicale a suo agio dai Savoia per il tè delle cinque può scatenare pensieri strani tipo: pensa se avessimo ancora la monarchia.
I millennial sono cresciuti pensando all’Italia come a una solida repubblica fondata sul lavoro, con la sovranità che appartiene al popolo che la esercita nei limiti della Costituzione, quella più bella del mondo. La mia generazione non ha visto re italiani: Umberto II è morto nel 1983, l’anno prima che io nascessi. Degli esiliati rimane impressa una foto da rivista tipo Grand Hotel, che gira per i social ancora oggi: Marina Doria indossa un vestito nero con decorazioni in argento, spacco che si ferma un po’ più su del ginocchio, calza velata nera, chocker nero, occhiali da sole. In testa la tiara della Regina Margherita, che so riconoscere solo perché da qualche anno seguo degli account Instagram dedicati ai gioielli reali di tutto il mondo. Alla sua destra c’è Vittorio Emanuele e alla sua sinistra Emanuele Filiberto: indossano dei completi con paramenti dorati (mi informo: sono il collare e la placca dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata, che è la massima onorificenza di Casa Savoia), e una fascia verde (l’insegna di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro). Nel complesso la foto risulta tra il pacchiano e il perturbante, e infatti ancora oggi la tira fuori chi vuole fare un commento del tipo «ecco a cosa siamo scampati».
Eppure, online negli ultimi anni qualcosa è cambiato e ovviamente c’entra l’interesse globale per la Royal Family che ormai ha raggiunto volumi elefantiaci, grazie anche ai drammi di Harry e Meghan: milioni e milioni di follower per gli account ufficiali, altri milioni per quelli non ufficiali. Ovunque si commentano le gesta di Carlo, Camilla, William, Kate, Anna; nomi familiari come quelli dei personaggi di Friends, solo che le serie tv finiscono, la monarchia inglese speriamo mai. Grande attenzione alla Royal Family anche in Italia, al netto dei servizi del Tg1, che almeno una volta a settimana deve far dire all’inviato da Londra che tal sondaggio ha detto che la monarchia inglese è in crisi. La monarchia inglese viene effettivamente sondaggiata ogni mezz’ora, con i suoi rappresentanti monitorati come nessun presidente della repubblica lo è, e sarà anche in crisi ma solo l’incoronazione di Carlo III è stata vista da 400 milioni di persone in tutto il mondo; stesse cifre per i funerali dell’amata Elisabetta II e per il Giubileo di platino, per non parlare del successo di The Crown. Netflix deve aver intercettato questa rinnovata attenzione del pubblico verso tematiche reali, tant’è che sono in programma una serie sui Grimaldi di Monaco e una docu-serial su Vittorio Emanuele di Savoia, che si intitola Il Principe, con la regia di Beatrice Borromeo Casiraghi. Chissà quali sono i dati più significativi, quelli in mano a Netflix o il sondaggio di YouTrend rilasciato proprio il 2 giugno, in cui il 6% di un campione di 800 persone sceglierebbe oggi la monarchia.
Ma a parte le community che adorano principesse del Galles passate e presenti, si registrano spostamenti anche in luoghi virtuali inaspettati. Un giorno su Facebook ho visto un post che domandava: chi vorreste re in Italia se tornasse la monarchia? La pagina che condivideva il sondaggio non era quella dell’Unione Monarchica Italiana, ma una che di solito pubblica meme, frequentatissima da giovani e giovanissimi. Fino ad allora avevo immaginato i nostalgici della monarchia in Italia come dei settantenni riuniti in un convegno organizzato in un hotel di provincia.
Mi sono accorta, invece, che esiste un sottobosco di pagine Instagram e Facebook con meme sulla monarchia italiana (meme in sostegno e non contrari), tiktoker e youtuber con canali dedicati che spiegano la presa di Porta Pia e “la verità sulla fuga a Brindisi del Re” (con relativo dibattito nei commenti). Sono tutti giovanissimi o sotto i trent’anni: la generazione Z italiana, che gioca ai videogiochi dalle ambientazioni storiche (Europa Universalis, Crusader Kings), segue la politica con un certo cinismo e ci mema sopra, ascolta i twitcher che mettono in discussione le forme di governo. E insospettabilmente sa tutto delle monarchie europee, quella italiana compresa.
Inizio a chattare con un ragazzo che vedo commentare attivamente su una pagina e gli chiedo lumi. Mi risponde che «c’è nostalgia per un certo nazionalismo, ma nessuno vuole le dittature politiche»; che valutano un ritorno alla monarchia «perché il sistema repubblicano parlamentare è in crisi, è lento, è burocratico, i governi durano poco. Non mi dispiacerebbe una figura stabile, apprezzata dal popolo». Scrivo anche a un account su Instagram per farmi spiegare l’accoppiata meme e monarchia. Mi dice che «serve per fare propaganda ma anche per far conoscere meglio la storia sabauda, da molti osteggiata e dimenticata». Ma quanti anni hai, gli chiedo? Risponde: 21.
Mi metto a leggere i commenti a un video su YouTube «L’Italia può tornare monarchia? Vale la pena essere monarchici nel 2022?» (di video così, tra l’altro, ce ne sono parecchi): «Io sarei a favore… finalmente un capo dello stato non frutto di accordi e strette di mano ma una persona al di sopra delle parti», «il problema dell’Italia è che manca una figura di fiducia come succede in Inghilterra con i reali. Qui abbiamo capi di stato che vengono cambiati con la frequenza di Miss Italia». Un altro zeta mi dà la sua personale interpretazione dello scontro papato-Savoia: «L’Italia del dopoguerra è stata decisa da chi ha fatto la Resistenza, che noi di solito pensiamo una cosa di sinistra, i comunisti. In realtà, la Resistenza è stata fatta soprattutto da Azione Cattolica e infatti chi ha governato in Italia nel Dopoguerra e per lungo tempo? La Democrazia Cristiana! E la maggioranza dei presidenti che abbiamo avuto di che partito erano? Esatto, in pratica siamo usciti dalla monarchia per ritornare sotto il papato». Annuisco a questi giovani della generazione Z, così svegli rispetto a noi millennial.
Su TikTok e Instagram il porta-gonfalone dell’ondata monarchica è Leonardo Glauco Teodorico Maini Barbieri, 22 anni e 730 mila follower: nella sua bio si dichiara “arbiter elegantiarum”, apparentemente un gagà, realmente imparentato con un ramo dei Savoia. A gennaio pubblica un video in cui sfila vestito con paramenti monarchici, in quanto è “Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon”, mostrando anche una foto con «S.A.R. il Principe Emanuele Filiberto Savoia». Nei commenti quasi nessuno lo trova strano, anzi si leggono tanti complimenti da altri account pro-monarchia e qualche «viva il Re».
Sempre da Internet vengo a scoprire un’altra cosa che da millennial caduta dal pero ignoravo completamente: non sarebbe Emanuele Filiberto l’erede al trono italiano ma Aimone di Savoia-Aosta, nome che compare spesso e ovunque, circondato da emoji di bandiere e cuori. Googlo “Aimone di Savoia-Aosta” ed ecco manifestarsi le foto di uno che potrebbe essere interpretato dall’attore Luca Marinelli. Slanciato, occhi chiari, portamento regio: ma sai che… Scopro quindi che Umberto II ha tolto l’ereditarietà a Vittorio Emanuele quando questo ha sposato senza permesso Marina Doria e ha designato come erede al trono Amedeo di Savoia-Aosta, morto nel 2021, a cui succederebbe Aimone.
Guardo il curriculum di Aimone: per anni direttore generale Pirelli per il mercato della Russia e dei paesi dell’ex Unione Sovietica, dal 2012 amministratore delegato della Pirelli Tyre Nordic, responsabile per tutti i mercati dei paesi scandinavi: ah, anche CEO! Sposato con una principessa greca, presenti al matrimonio anche la regina Sofia di Spagna e i reali di Grecia. C’è inoltre una profezia, nientemeno che di Padre Pio. Leggo da un sito: Secondo le parole del santo «un diverso ramo di Casa Savoia restaurerà la monarchia in Italia, e riporterà Casa Savoia alle antiche glorie e agli antichi splendori». Inoltre, poco prima della sua morte Padre Pio avrebbe visto Aimone bambino e avrebbe esclamato: «Bimbo innanzi a te vi è onore e regalità».
A seguire fu realizzato un bassorilievo, che oggi si trova nella cripta di San Giovanni Rotondo. Si vede un ragazzo che indossa abiti eleganti moderni e al collo il collare dell’Ordine Supremo della Santissima Annunziata (che ora sappiamo essere la massima onorificenza di Casa Savoia). Chiudo Google turbata ma anche sognando una prima alla Scala con le tiare. Pubblico nelle mie stories una foto di Aimone e dalle molte emoji-cuore e emoji-fiamma ricevute prendo atto che c’è evidentemente un fan club aggiornatissimo. Ammetto, però, che a me sta simpatico anche Emanuele Filiberto, rivalutato con gli anni: apprezzabile la sua sottile strategia comunicativa nel passare per quello un po’ svampito, un po’ ingenuo. Poi però ha portato a casa una vittoria a Ballando con le stelle e un secondo posto a Sanremo, mostrando una convincente conoscenza della cultura nazional-popolare. Emanuele Filiberto dal canto suo ha già abdicato a Vittoria, giovane principessina influencer, bella come la mamma francese.
«E se l’Italia tornasse alla monarchia?». Ho lasciato cadere questa domanda durante un pranzo domenicale e la reazione è stata fenomenale: silenzio, confusione, risate e poi lo sdegno collettivo. La fissa per la regina Elisabetta ti ha dato alla testa. La seconda volta che ho fatto la domanda però erano già più predisposti: ho cominciato a raccontare di Vittoria di Savoia che prende lezioni da Paul McCartney, di Aimone Savoia-Aosta e della profezia di Padre Pio, della tiara della regina Margherita. Anche dei profili social di tutta la famiglia Borbone, compresa la foto che hanno pubblicato quando il Napoli ha vinto lo scudetto.
Mi fa piacere che ci sia una certa resistenza, in un certo senso la monarchia viene vista come un’involuzione, ma solo se non si razionalizza il fatto che la prima e la seconda repubblica non è che ci abbiano lasciato chissà quanti buoni ricordi collettivi (Tangentopoli? Le stragi di stato? La P2?). Inoltre, da un rapido giro dei tavoli si era un po’ tutti concordi nel sostenere che le ultime elezioni presidenziali non sono state un bello spettacolo, con quelli che volevano candidare il capo dei servizi segreti. E non dimentichiamoci che se (Dio non voglia) succedesse oggi qualcosa a Mattarella (corna, gesti scaramantici), il capo dello stato supplente sarebbe La Russa. E le proposte di presidenzialismo? E il «super sindaco d’Italia»? Sgranano tutti gli occhi, effettivamente a questo punto facciamo come fanno in Spagna, in Belgio, in Danimarca: tanto le élite esistono, rimettiamole al loro posto e sondaggiamole ogni mezz’ora. La discussione si chiude pensando a Sergio Mattarella: presidente, nel caso accetterebbe il terzo mandato?