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  • Martedì 27 giugno 2023

Una donna francese è stata stuprata da decine di uomini con la complicità del marito

Che la sedava con farmaci di uso comune: le violenze sono durate dieci anni, in Francia stanno uscendo i dettagli dell'inchiesta

Manifestazione femminista, Lille, 19 novembre 2022 (AP Photo/Michel Spingler)
Manifestazione femminista, Lille, 19 novembre 2022 (AP Photo/Michel Spingler)

Martedì il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato una lunga inchiesta su Dominique P., un uomo che per dieci anni ha reso incosciente la moglie dandole di nascosto dei farmaci e consentendo poi a decine di uomini contattati su Internet di entrare in casa per stuprarla. A Vaucluse, nel sud della Francia, potrebbe presto iniziare il processo a Dominique P. e ad altri 51 uomini accusati di avere stuprato la donna, che oggi ha circa sessant’anni.

Di questa vicenda in Francia si parla da mesi, ma ora Le Monde, e prima ancora Le Parisien, hanno letto un documento di 350 pagine che fa parte degli atti dell’inchiesta in cui ci sono i profili e le dichiarazioni degli uomini coinvolti: «Uomini comuni» scrive Le Monde, che «si giustificano con frasi tratte dal più classico breviario sullo stupro, in cui la gravità dei fatti è fraintesa o minimizzata».

L’inchiesta su Dominique P. era iniziata a seguito di un’altra indagine. Nel settembre del 2020 l’uomo era stato fermato dalla polizia per aver filmato con una piccola telecamera sotto la gonna di alcune donne al supermercato locale. La polizia gli aveva sequestrato telefono, computer e vari hard disk. A causa di quel che vi avevano trovato era stato arrestato, di nuovo, nel novembre del 2020. Dopo questo secondo arresto, la moglie di Dominique P. era stata chiamata al commissariato. Al poliziotto che le chiedeva di parlare del marito, Françoise (è il nome di fantasia datole da Le Monde) lo aveva descritto come una brava persona. Cinquant’anni insieme, tre figli, si stavano godendo la pensione nella loro casa in Provenza. La donna era a conoscenza dell’arresto per l’episodio del supermercato, ma aveva anche detto di aver perdonato il marito. Non sapeva tutto il resto.

Nel telefono e nel computer di Dominique P. la polizia aveva innanzitutto trovato migliaia di scambi avvenuti su un sito per chat gratuite, Coco.fr, e su una specifica chat room chiamata “A son insu”, “A sua insaputa”. In questa chat gli uomini parlavano di quelli che loro stessi avevano definito dei rapporti sessuali, ma che in realtà erano degli stupri: rapporti sessuali avvenuti con le loro partner a loro insaputa. Nella chat gli uomini condividevano anche le foto delle loro compagne nude, ma anche foto di donne sconosciute, fotografate sempre di nascosto, in spiaggia, in un negozio o per la strada. L’idea centrale di questi scambi, dice Le Monde, sembrava essere proprio l’esibizione dell’intimità altrui in assenza di consenso.

Attraverso la lettura di questa chat la polizia aveva scoperto che dal luglio del 2011 e fino all’inizio delle indagini, dunque per circa dieci anni, Dominique P. aveva somministrato regolarmente alla moglie Françoise, all’ora di cena e sbriciolandogliele nel cibo, diverse compresse di Témesta, il farmaco che in Italia è venduto come Tavor, una benzodiazepina utilizzata per trattare l’ansia e l’insonnia. Dopodiché aveva fatto entrare in casa gli uomini della chat con cui aveva preso accordi in precedenza consentendo loro di stuprare la moglie priva di sensi.

Lui filmava tutto. Su una chiavetta USB gli investigatori hanno trovato una cartella chiamata “ABUS”, “abuso”. Conteneva centinaia di video catalogati per data, nome dello stupratore per come compariva nella chat e numero di stupro: “ABUS/nuit du 26 mai 2020 avec MARC SODO 5e fois” o “ABUS/nuit du 09 06 2020 avec Charly 6e fois” (“ABUSO/notte del 26 maggio 2020 con MARC SODO quinta volta” o “ABUSO/notte del 09 06 2020 con Charly sesta volta”).

I file presenti in questa cartella erano 128 e gli stupri che da lì risultano essere stati commessi su Françoise sono 92. L’elenco contiene i nomi di 83 stupratori. La polizia ne ha identificati 51, tutti successivamente arrestati. La procura di Avignone ha chiesto che vengano processati per il reato di stupro aggravato che dal codice penale francese è punito con vent’anni di prigione. Il processo ai 52 imputati, 51 più il marito, potrebbe iniziare nella primavera del 2024.

Nell’inchiesta di Le Monde si racconta chi erano alcuni di questi uomini e cosa hanno dichiarato durante i loro interrogatori.

Dominique P., il marito della donna, ha detto di essere sempre stato trasparente con gli altri su come sarebbero andate le cose e su cosa avrebbero dovuto fare. Sua moglie era sedata da lui. L’abuso era filmato. Tabacco e profumi erano vietati per evitare odori troppo forti. Prima di toccare Françoise era necessario lavarsi le mani sotto l’acqua calda in modo che la donna non si svegliasse sentendo qualcosa di freddo. Ci si doveva spogliare in cucina per non dimenticare niente in camera da letto. La macchina andava parcheggiata accanto alla scuola e si doveva raggiungere la casa a piedi in modo che tutto quell’andirivieni notturno non destasse sospetti.

Quelle condizioni erano quasi sempre accettate dai partecipanti della chat: solo tre su dieci avevano rifiutato la proposta di Dominique P., secondo quanto raccontato da lui. «Ha affermato che nessuno degli uomini che sono andati a casa sua aveva rinunciato a compiere atti sessuali sulla moglie, date le sue condizioni. Non ha mai usato violenza o minacce contro nessuno di loro perché avvenissero gli stupri. Ogni individuo aveva la sua libera volontà di fermare quelle azioni e di lasciare quella stanza» ha scritto la vice procuratrice di Avignone che segue il caso. Insomma, gli altri non potevano non sapere.

Quando la polizia ha mostrato a Françoise le foto tratte dai video fatti dal marito, lei si è resa conto per la prima volta di quanto aveva subito. Non conosceva nessuno di quegli uomini ed è riuscita in quel momento a comprendere tutta una serie di eventi degli ultimi anni e le condizioni psicologiche e fisiche in cui si trovava: un sms da un numero sconosciuto, nel 2015, che aveva visto comparire sullo schermo del cellulare del marito: «Non ho ricevuto le foto». E poi gli incubi notturni, i frequenti momenti di vuoto, la stanchezza cronica di cui aveva parlato più volte ai figli e al suo medico di base. E i forti dolori ginecologici: un’ecografia aveva mostrato a un certo punto una grave infiammazione della cervice.

Lo psichiatra che ha ascoltato Françoise dopo che la storia era venuta fuori, scrive Le Monde, le ha diagnosticato un grave trauma psicologico e un alto rischio suicidario. «Ero la sua cosa», ha dichiarato lei. Il medico legale che l’ha visitata ha trovato nel suo corpo quattro differenti malattie sessualmente trasmissibili: Dominique P. diceva agli stupratori della donna che potevano non usare il preservativo. L’assunzione prolungata di farmaci e l’esposizione alle malattie sessualmente trasmissibili hanno rappresentato «una messa in pericolo ripetuta della vita della donna», ha scritto il medico nella sua perizia.

Gli investigatori hanno interrogato le persone vicine all’uomo e alla donna.

La figlia maggiore compariva in uno dei filmati del padre, anche lei priva di sensi. Si è scoperto poi che Dominique P. aveva filmato le nuore in bagno, utilizzando un telefono nascosto in una trousse: le immagini erano state postate sulla chat di Coco.fr. Le nipoti dell’uomo avevano raccontato la sua insistenza nel voler giocare al dottore o nell’accettare di comprare i loro giocattoli al mercatino solo se si fossero spogliate. Queste accuse sono state rigettate da Dominique P. che dalla prigione ha detto: «È disgustoso accusarmi di questo. Sono responsabile di ciò che riguarda Françoise, l’ho detto fin dall’inizio, ma questo è troppo».

Amici e vicini hanno parlato di una coppia fusionale, simbiotica, in reciproca dipendenza. Di lui hanno detto che a volte si mostrava autoritario e che in pubblico faceva commenti inappropriati sul corpo delle donne che incontrava. Nei suoi video, l’uomo definiva centinaia di volte Françoise una «troia», parola che, davanti al magistrato, ha detto essere un «complimento». Ha ripetuto anche che le vuole bene, che è una «santa» alla quale non ha nulla da rimproverare, nonostante possa sembrare «paradossale» quello che le ha fatto. «È il suo primo amore, e anche l’unico di tutta la sua vita. La ama davvero», ha sostenuto Béatrice Zavarro, avvocata di Dominique P.

I 51 uomini che sono accusati di aver stuprato Françoise «costituiscono un caleidoscopio della società francese», dice Le Monde. Il più giovane ha 26 anni, il più anziano 73. Abitano non lontano dalla casa dove vivevano Françoise e Dominique P. Sono pompieri, militari, guardie carcerarie, infermieri o giornalisti. Altri sono camionisti o lavorano in azienda. Uno è un consigliere comunale. Alcuni sono precari e altri sono attualmente in carcere per reati legati alla violenza di genere o hanno dei precedenti legati alla violenza di genere. Cinque di loro sono accusati di ulteriori reati: durante la perquisizione dei loro computer, la polizia ha trovato una grande quantità di immagini legate allo sfruttamento minorile.

Nei video di Dominique P., racconta Le Monde, c’è Christian L. che aveva stuprato Françoise indossando la sua uniforme da pompiere. Durante il fermo di polizia ha detto che Dominique P. gli aveva detto che la donna era d’accordo, ma che era timida. Nella chat su Coco.fr il pompiere aveva detto di essere rimasto turbato dal mancato consenso di Françoise, ammettendo infine che il fatto che fosse priva di sensi lo eccitava. Dalla prigione, in una conversazione intercettata, lo si sente chiedere con insistenza alla compagna di recuperare il suo computer in caserma, altrimenti «qua si può star via per anni». Nei suoi hard disk la polizia ha trovato 728 immagini di sfruttamento sessuale minorile e una trattativa su Skype con un uomo per stuprare la figlia quindicenne sedata.

Charly A. ha commesso sei stupri su Françoise. Ha 29 anni, non ha un lavoro stabile, vive a casa della madre e ha detto di non aver capito subito perché la donna che stava violentando non si muovesse. Nicolas F. è giornalista per un quotidiano regionale. Di fronte alla polizia si è definito una persona gentile e rispettosa nei confronti delle donne, ma a volte poco intraprendente. Ha detto di essere rimasto sorpreso dall’inerzia di lei, «ma siccome il marito gli aveva assicurato che lei era d’accordo, ha proceduto». Sul suo computer sono state trovate 4.284 immagini e 262 video legati allo sfruttamento minorile.

Cyrille D. ha 53 anni e lavora nell’edilizia. Quando è stato messo di fronte ai video che lo riguardavano ha detto: «Stavo facendo quello che mi aveva chiesto lui e non so perché». Ha dunque sostenuto di aver obbedito a Dominique P. pur ammettendo che non rischiava nulla se non l’avesse fatto. Non ha fatto domande sul perché la donna non si muovesse: ha detto di aver pensato che l’incoscienza fosse simulata e che il tutto facesse parte di un gioco sessuale di coppia. Mentre era in prigione, ha tentato il suicidio.

Patrice N. è un elettricista di 54 anni. Non ha mai ottenuto il consenso di Françoise, ma ritiene di non aver mai commesso uno stupro: ha detto che era stato il marito di lei ad avergli fatto la proposta, e in quanto marito poteva secondo lui liberamente disporre del corpo della moglie. Didier, pensionato di 66 anni, ha usato questa espressione per descrivere quello che ha fatto: «stupro involontario». E ha detto di non sentirsi in colpa, perché non aveva cattive intenzioni.

Nel video degli stupri perpetrati da Mathieu D., lo si sente dire: «È pazzesco che non si svegli». E Dominique P. risponde: «Sono anni che me la scopo così».

Quentin H. fa la guardia carceraria. Ha detto di non essere stato attratto né dalla situazione né da Françoise, eppure ha fatto quello che ha fatto. Ex vigile del fuoco, Jérôme V. è stato nella casa di Dominique P. sei volte in quattro mesi. Ha confermato di non aver mai parlato con Françoise e ha raccontato come Dominique P. si raccomandasse ogni volta con lui di non saltare gli incontri, in modo da non dover sedare la donna inutilmente. Ha raccontato che Dominique P. si premurava anche di non fissargli degli appuntamenti troppo ravvicinati, per limitare gli effetti collaterali dei farmaci il giorno successivo. Ha infine raccontato come la camera da letto dove si trovava Françoise fosse molto calda, affinché non si potesse svegliare per il freddo. L’uomo ha detto di avere una sessualità «fuori norma» e che quello era l’unico modo che aveva per fare sesso a causa del lockdown e della separazione dalla compagna. Non aveva altra scelta, ha sostenuto.

Dominique P. ha contattato un altro uomo, Hamida N., il giorno in cui era stato rilasciato dal fermo per l’episodio del supermercato, nel 2020. Altri tre uomini avevano stuprato Françoise nell’autunno di quell’anno, nel breve mese intercorso tra i due arresti di Dominique P.

Dominique D. è invece un ex militare diventato camionista: la vittima completamente sottomessa e ridotta a puro oggetto sessuale lo «eccitava», ha detto. Simone M. non ha mai pensato che fossero stupri, considerando che lei era «sua moglie, ci fa quello che vuole con sua moglie». Joan K. è un militare ed è stato arrestato nella sua caserma. Karim S. è un informatico che lavora per una grande banca. Durante il fermo ha smentito ogni suo coinvolgimento, fino a quando la polizia non gli ha letto un messaggio che aveva inviato a Dominique P.: «Il sonnifero funziona? Fammi sapere in anticipo, perché ho ancora venti minuti di macchina». Nel suo computer sono state trovate delle immagini di abusi sessuali su minori. Adrien L. si è difeso dicendo: «Dato che il marito era presente, non c’è stato stupro». E poi la donna non gli ha mai detto di no.

Infine, c’è Jean-Pierre M. a cui Dominique P. ha fornito dei farmaci per sedare a sua volta la moglie, Diane (il nome è di fantasia). I due sono andati insieme a stuprarla una decina di volte, fino all’estate del 2020, quando la moglie di Jean-Pierre si è svegliata di soprassalto e ha trovato nella sua stanza un uomo che non conosceva: Dominique P., appunto. Il marito, secondo quanto racconta Le Monde, le ha detto che era uno sconosciuto che aveva incrociato in bicicletta e che voleva vederla in mutande.

Dominique P. ha detto di volersi prendere «le sue responsabilità: ma solo le sue». Si è giustificato dicendo di essere stato a sua volta vittima di stupro quando era stato ricoverato in ospedale, da bambino. Ha detto di essere cresciuto in una famiglia complicata, in cui c’era il sospetto che il padre avesse rapporti sessuali con la sorella adottiva, che aveva una disabilità mentale.

Secondo il primo psichiatra che ha sottoposto Dominique P. a una perizia, l’uomo non rispetta i limiti dell’intimità altrui e manca di empatia. Ma questo stesso medico ha ritenuto che la sua pericolosità fosse “bassa”. Tutto questo, scrive Le Monde, evidentemente senza tener conto degli altri reati di cui è stato nel frattempo accusato Dominique P.

Estella B. è una donna che era stata aggredita l’11 maggio del 1999 a Villeparisis, un comune nella regione dell’Île-de-France. Lavorava come agente immobiliare e un uomo l’aveva contattata per visitare un appartamento. Una volta lì, l’aveva presa per il collo, le aveva messo un taglierino alla gola, l’aveva costretta a sdraiarsi a pancia in giù, le aveva legato le mani dietro alla schiena e le aveva messo sulla bocca uno straccio imbevuto di etere per anestetizzarla. Poi le aveva tolto le scarpe e i pantaloni e aveva abusato di lei. Estella B. era riuscita a un certo punto a riprendersi, a liberarsi e l’uomo era scappato. Nel 2010 Dominique P. era già stato arrestato in un supermercato: come avrebbe fatto dieci anni dopo, aveva filmato alcune donne sotto la gonna. In quell’occasione gli era stato prelevato il DNA e corrispondeva a quello raccolto sulla scarpa di Estella B.

L’informazione è stata però utilizzata solo pochi mesi fa, quando la polizia criminale ha collegato l’aggressione di Estella B. all’omicidio irrisolto di Sophie Narme, stuprata e uccisa in un appartamento del XIX arrondissement di Parigi il 4 dicembre 1991. Secondo queste indagini, ci sono «diversi elementi di collegamento»: le vittime erano giovani donne, lavoravano entrambe in un’agenzia immobiliare, il modus operandi dell’aggressione era simile, erano stati presi degli appuntamenti sotto falso nome, la violenza era stata commessa nel luogo visitato, erano state utilizzate delle sostanze per addormentare le vittime ed erano state usate delle cosiddette “armi bianche”.

Di fronte agli investigatori della polizia criminale di Parigi, Dominique P. ha inizialmente contestato i fatti, ma davanti alla prova del DNA ha ammesso di aver aggredito Estella B. perché era stato spinto da quello che ha definito un «impulso». Ha ammesso anche di essere scappato quando ha visto che lei si stava liberando. Ha contestato invece di essere l’autore dell’omicidio di Sophie Narme: «Il DNA del caso è andato perso e non c’è alcun elemento oggettivo di collegamento», ha detto l’avvocata dell’uomo Béatrice Zavarro. Una giudice di Nanterre, che lavora in un dipartimento creato nel 2022 per indagare sui casi irrisolti, ha incriminato Dominique P. per entrambe queste vicende.

Su Dominique P. è stata eseguita una seconda perizia psichiatrica. Il secondo esperto ha scritto che l’uomo ha un’incapacità di giudicare le situazioni mettendosi al posto degli altri, che ha una freddezza emotiva e la capacità di reificare l’altro. Il suo livello di pericolosità è alto e il rischio di recidiva significativo.

Françoise, conclude Le Monde, sta divorziando dal marito ed è in attesa del processo.

Nel 2022 la figlia di Françoise, Caroline Darian, ha pubblicato un libro intitolato Et j’ai cessé de t’appeler Papa (E ho smesso di chiamarti papà), in cui a partire dalla storia della madre e dalla sua si occupa del fenomeno della “sottomissione chimica” che consiste nel drogare una persona a sua insaputa per abusarne, senza che lei possa reagire e talvolta nemmeno rendersene conto. Ha anche lanciato la campagna #MendorsPas sullo stesso tema, spiegando che quello dell’uso di «farmaci come un’arma» è un fenomeno sconosciuto, sicuramente ancora sottovalutato e che non si limita alla cosiddetta “droga dello stupro” e a contesti come bar e discoteche.

Le sostanze utilizzate per sedare le persone per poi abusarne sono principalmente farmaci di uso comune come sonniferi, sedativi, ansiolitici o antistaminici che, nella maggior parte dei casi individuati nell’ultima indagine dell’ANSM (l’Agenzia nazionale francese per la sicurezza dei medicinali e dei prodotti sanitari), vengono utilizzati da persone conosciute: amici, colleghi ma soprattutto familiari, quindi all’interno dell’ambiente domestico. Le vittime sono persone spesso particolarmente vulnerabili o già all’interno di una dinamica di abuso: «Come per le altre situazioni di violenza domestica il timore di ripercussioni sociali e familiari impedisce alle vittime di parlare o di agire. E nel caso della sottomissione chimica, non avere chiari ricordi dell’aggressione e non riconoscerne i sintomi rende particolarmente difficile riconoscersi anche come vittime», dice Darian.

Intervenendo di recente sul canale francese BfmTv, Darian ha detto che oltre al padre e ai 51 uomini attualmente sotto inchiesta ce ne sono almeno altri 30, nei video, che non sono ancora stati identificati.

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Dove chiedere aiuto

Se subisci violenza e cerchi aiuto o consigli chiama il numero antiviolenza 1522: è gratuito e attivo 24 ore su 24. Dal sito puoi chattare direttamente con un’operatrice. Oppure contatta il centro antiviolenza più vicino. Qui l’elenco dei centri della Rete Di.Re.