Il divieto per i “superyacht” di attraccare a Napoli
È stato introdotto per questioni di sicurezza: tra i primi a cui è stato impedito l'ormeggio c'è l'imprenditore Bernard Arnault
Venerdì sera lo yacht dell’imprenditore francese Bernard Arnault – capo della multinazionale del lusso LVMH e uno degli uomini più ricchi al mondo – era arrivato al largo di Napoli per attraccare a Mergellina, il porto turistico di riferimento della città per le barche di grandi dimensioni. Dopo poco la sua richiesta di ormeggiare è stata respinta, nonostante in passato la stessa barca avesse più volte attraccato nel porto. Il motivo è una modifica al regolamento della capitaneria di porto che è stata introdotta solo quest’anno e che impedisce alle imbarcazioni di lunghezza superiore ai 75 metri di ormeggiare a Mergellina.
In una lettera pubblicata sul Mattino lunedì, l’ammiraglio Pietro Vella, comandante della capitaneria di porto di Napoli, ha spiegato che la modifica si è resa necessaria per questioni di sicurezza. Dopo due simulazioni effettuate nei mesi scorsi, erano emersi problemi di visibilità per le navi che entravano a Mergellina: in particolare, ha spiegato Vella, la presenza di grandi yacht ormeggiati impediva alle imbarcazioni in entrata di vedere uno dei segnali luminosi chiamati in gergo tecnico “fanali”, che si trovano nei porti e indicano la direzione da tenere per entrare. Nei porti ci sono due fanali di colori diversi, quello rosso che le barche devono mantenere alla propria sinistra e quello verde che deve essere a destra. Secondo Vella gli yacht di grandi dimensioni impedirebbero di vedere correttamente il fanale verde. «Chi viene verso l’approdo vede il fanale rosso e per cogliere anche il verde per indirizzarsi verso l’imboccatura deve spingersi molto verso terra con il rischio di incorrere nei bassi fondali o in un campo boe», ha detto Vella.
Lo yacht di Arnault, che si chiama “Symphony” e batte bandiera delle isole Cayman, è lungo 101 metri e quindi rientra tra le imbarcazioni a cui è vietato ormeggiare a Napoli. Barche così lunghe sono chiamate informalmente in ambito nautico “superyacht” (o anche “megayacht”), ma non è una definizione tecnica e non c’è una misura standard per classificarle: solitamente basta che siano più lunghe di 40 metri per essere chiamate in questo modo.
I giornali scrivono che nelle scorse settimane un episodio simile era successo anche a Barry Diller, capo tra le altre cose di Tripadvisor e Expedia, che aveva dovuto allontanarsi dal Golfo di Napoli con il suo veliero Eos (di circa 90 metri) dopo il rifiuto di attraccare a Mergellina.
Il caso di Arnault è stato commentato molto criticamente da alcuni per via delle ripercussioni economiche dovute alla mancata presenza di yacht come il “Symphony” (il solo ormeggio in passato costava diverse migliaia di euro al giorno). Per esempio Massimo Luise, manager che gestisce uno dei moli di Mergellina dove attraccavano i “superyacht“, ha detto al Corriere che la modifica del regolamento comporterà perdite per l’indotto tra i 50 e i 100mila euro al giorno.
Ma già da giorni in città si discute della questione: la scorsa settimana ne aveva parlato in un’intervista al Mattino Costanzo Jannotti Pecci, presidente dell’Unione industriali di Napoli, che aveva detto che «i top player del business approdano a Mergellina per motivi di privacy e di security. Sulle loro imbarcazioni si svolgono meeting di decine di persone, lontani da occhi indiscreti. […] Per Napoli e la Campania il risultato diretto, in termini economici, è quantificabile in decine di milioni di investimenti».
A Jannotti Pecci ha risposto sempre l’ammiraglio Vella nella lettera al Mattino, dicendo che il porto di Mergellina potrebbe ospitare un solo yacht di grandi dimensioni e che pensare che il divieto di ormeggio possa impedire la conclusione di accordi commerciali «come se questi potessero concludersi solo con quella nave ormeggiata in quella posizione» è un «aspetto che appare refrattario ad ogni principio di logica e credibilità». Vella ha anche ricordato come sia in corso uno studio per ampliare un altro spazio, il molo San Vincenzo, in modo che possa in futuro accogliere in sicurezza i “superyacht”.