Anche la Guardia costiera statunitense ha aperto un’indagine sull’implosione del sommergibile Titan

La Guardia costiera degli Stati Uniti ha detto di aver aperto un’indagine per appurare le cause dell’implosione del sommergibile Titan, che era stato ritenuto disperso per cinque giorni nell’oceano Atlantico prima che il ritrovamento di alcuni detriti facesse concludere che era collassato, causando la morte delle cinque persone a bordo. La Guardia costiera lo ha annunciato poche ore dopo che una prima indagine era stata avviata dal governo canadese: in quel caso l’indagine era stata decisa perché il sommergibile batteva bandiera canadese ed era partito da un porto canadese, benché al momento dell’implosione si trovasse in acque internazionali. Nei giorni scorsi la Guardia costiera statunitense aveva coordinato le ricerche del sommergibile scomparso.

Ci sono diverse questioni su cui si concentrerà l’indagine: in questi giorni sono stati espressi dubbi soprattutto sulla scarsa regolamentazione dei viaggi in sommergibile come quello del Titan, che era partito per una visita turistica al relitto del Titanic, sul fondale dell’oceano Atlantico settentrionale. Diversi esperti avevano fatto notare per esempio che il Titan era fatto di un mix di fibra di carbonio e titanio, un fatto molto insolito per imbarcazioni di questo genere, generalmente realizzate con materiali più robusti come acciaio o titanio. Inoltre OceanGate, l’azienda statunitense che l’ha prodotto, non lo aveva voluto sottoporre a certificazione di sicurezza, al contrario di quanto avviene per la maggior parte dei sommergibili: un processo che negli Stati Uniti non è obbligatorio per le imbarcazioni private ma che è altamente consigliato per evitare i moltissimi rischi che accompagnano le esplorazioni sottomarine.

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