Come hanno fatto gli Stati Uniti a sentire la probabile implosione del Titan?
Usano da almeno cent'anni sistemi di rilevazione del suono sott'acqua, ma a scopi militari: per questo se ne parla poco
Uno dei passaggi fondamentali delle ricerche che hanno permesso di trovare nell’oceano Atlantico i detriti del Titan, il sommergibile per l’esplorazione del Titanic rimasto disperso per cinque giorni, è stata la rilevazione di un suono sott’acqua da parte della Marina militare degli Stati Uniti: grazie a quel suono è stato possibile prima localizzare meglio la zona dell’oceano in cui concentrare le ricerche, e poi arrivare alla spiegazione, ritenuta ormai certa, secondo cui il Titan sarebbe imploso poche ore dopo la sua partenza.
La Marina statunitense dispone da più di cent’anni di sistemi per rilevare i suoni sott’acqua, nati per esigenze militari e in grado di funzionare anche a enorme profondità. In quanto sistemi usati a scopi militari però sono anche coperti da una grande segretezza, ed è probabilmente per questo che le informazioni fornite al riguardo pubblicamente sono state poche e vaghe.
Che la Marina statunitense avesse captato un suono poco dopo la partenza del Titan si è saputo solo venerdì, quando l’implosione era già stata annunciata, insieme alla morte delle cinque persone a bordo del sommergibile. La Marina però aveva comunicato subito l’informazione alle autorità che si occupavano delle indagini, e si era poi deciso di non renderla pubblica per non condizionare le attività di ricerca. Non è chiaro quale dei sistemi a sua disposizione abbia usato la Marina per rilevare quel suono, ma sappiamo che ce ne sono diversi.
Lo sviluppo di tecnologie per la sorveglianza subacquea risale alla Prima guerra mondiale, la prima occasione in cui è documentato l’utilizzo da parte del Regno Unito della tecnologia “sonar”, quella che sfrutta la propagazione delle onde acustiche sott’acqua sia per captare eventuali suoni che per rilevare la presenza di oggetti fisici sotto il livello del mare: è indispensabile per esempio per i sottomarini, che quando riemergono devono essere certi di non avere ostacoli di intralcio alla manovra (ma anche in altre situazioni). Presto cominciarono a usarla anche gli Stati Uniti, che durante la Seconda guerra mondiale avevano già sistemi sonar a lungo raggio per rilevare i sottomarini tedeschi nell’oceano Atlantico.
Ma fu durante il periodo della Guerra Fredda che gli Stati Uniti cominciarono a sviluppare il cosiddetto SOSUS, acronimo che sta per Sound Surveillance System, attualmente in uso. Il SOSUS è un sistema assai più sofisticato del sonar: sfrutta una rete di “idrofoni”, cioè microfoni in grado di funzionare sott’acqua, fissati sul fondale marino, anche a grandi profondità. Era stato pensato per rilevare meglio la presenza di sottomarini, che all’epoca erano in grande evoluzione, e scongiurare il pericolo di qualsiasi attacco.
Il programma SOSUS rimase segreto fino a anni relativamente recenti, cioè fino a dopo il crollo dell’Unione Sovietica (1991), e tuttora non si conosce la posizione degli idrofoni statunitensi né quanto sia grande la loro capacità di rilevare suoni sott’acqua. In generale, tutti i sistemi di guerra antisommergibile sono noti solo a una ristretta cerchia di persone, e i relativi documenti sono spesso coperti dai più alti gradi di segretezza usati dal governo americano.
Alcuni esperti hanno ipotizzato che sia stato proprio il SOSUS a captare l’implosione del Titan, anche se non si può escludere che gli Stati Uniti dispongano di altri sistemi sconosciuti in grado di farlo. Non sarebbe però la prima volta che il SOSUS viene usato nella ricerca di un’imbarcazione: fu grazie al SOSUS per esempio che venne trovato il relitto del sottomarino a propulsione nucleare USS Thresher, affondato nel 1963 durante un test al largo di Capo Cod, nel Massachusetts, in cui morirono tutte le 129 persone che si trovavano a bordo.