La rivolta del gruppo Wagner in Russia cambierà molte cose
Ci potrebbero essere conseguenze per la guerra in Ucraina, ma soprattutto per il regime del presidente Vladimir Putin
Benché la rivolta militare del gruppo Wagner in Russia si sia conclusa con un accordo tra il suo capo Yevgeny Prigozhin e il governo russo, ci sono buone probabilità che le sue conseguenze siano di lunga durata, sia per la guerra in corso in Ucraina sia, soprattutto, per il regime di Vladimir Putin.
Dopo l’incredibile giornata di sabato sembra che in Russia le cose stiano tornando alla normalità. Per tutta la notte e parte della mattina di domenica i mezzi militari del gruppo Wagner si sono ritirati da Rostov sul Don, la città nel sud della Russia che avevano parzialmente occupato, e il Cremlino ha detto che Prigozhin stesso è andato in Bielorussia, in quello che sembrerebbe una specie di esilio. Ogni possibile accusa contro i combattenti del gruppo Wagner è stata fatta cadere, e ora – questa almeno è la narrazione del governo russo – i mercenari torneranno ordinatamente a combattere sul fronte ucraino.
In realtà non è ancora chiaro se le cose andranno davvero così. Le conseguenze della rivolta del gruppo Wagner potrebbero sentirsi su due fronti: da un lato la guerra in Ucraina e dall’altro la politica interna russa, dove la rivolta potrebbe aver indebolito l’autorità del presidente Putin.
In Ucraina
Per compiere la rivolta in territorio russo e marciare su Rostov e Mosca, il gruppo mercenario Wagner aveva ritirato tutti i suoi combattenti dal fronte ucraino e li aveva impegnati in territorio russo. Secondo Prigozhin erano in tutto 25 mila persone, e non si tratta di soldati qualunque: i mercenari del gruppo Wagner sono generalmente bene armati e addestrati. A causa delle grosse perdite subite durante la guerra e del fatto che molte delle nuove reclute sono state arruolate nelle carceri, la forza militare del gruppo si è sicuramente diluita, ma si stima che Wagner abbia ancora a disposizione un nucleo di circa 5.000 uomini della vecchia guardia, paragonabili a forze militari d’élite.
Sabato l’esercito ucraino ha provato ad approfittare della confusione dalla parte russa avviando un’offensiva su più fronti, a partire da Bakhmut (dove il grosso del gruppo Wagner era stanziato e ha combattuto negli scorsi mesi): ha ottenuto qualche limitato successo ma non è riuscito a sfondare le linee russe in nessun punto.
In ogni caso, proprio perché è in corso la controffensiva ucraina, i 25 mila combattenti del gruppo Wagner sarebbero molto utili alla Russia. Reintegrarli al fronte dopo la rivolta rischia però di essere difficile. Anzitutto perché accogliere come se niente fosse dei soldati che si sono appena ribellati al paese per cui combattono potrebbe essere pericoloso. In secondo luogo perché, se davvero Prigozhin è stato estromesso da capo del gruppo, è possibile che molti mercenari a lui fedeli lascino Wagner, o che non vogliano essere integrati nell’esercito regolare, come sembra voglia fare il ministero della Difesa russo.
D’altro canto, per le forze armate russe perdere il contributo del gruppo Wagner sarebbe grave, e per questo è probabile che le decisioni dei comandi militari russi nei prossimi giorni saranno piuttosto delicate.
In Russia
Nell’immediato, la rivolta del gruppo Wagner è stata una dimostrazione di grossa debolezza per Vladimir Putin e il suo regime.
L’operazione che ha portato all’occupazione di Rostov sul Don e la marcia dei miliziani verso Mosca era con ogni probabilità stata preparata con settimane di anticipo, ma ha colto impreparati i servizi di sicurezza russi, che hanno reagito con ritardo a quello che stava avvenendo: è un segnale piuttosto pericoloso dell’inefficienza dell’intelligence russa (al contrario l’intelligence statunitense ha dichiarato domenica che aveva rilevato segni del fatto che Prigozhin si stesse preparando a muoversi contro Putin).
Anche il discorso con cui sabato mattina Putin ha definito Prigozhin un traditore, benché estremamente duro e deciso, aveva degli elementi surreali: il presidente russo si è trovato costretto a denunciare un ammutinamento interno delle forze a lui affiliate in diretta tv nazionale, rendendo noto a tutti che la situazione era così grave da compromettere la stabilità stessa del paese. Putin ha perfino citato come paragone il 1917, cioè l’anno della Rivoluzione russa in cui i Bolscevichi rovesciarono lo zar Nicola II. Putin ovviamente non l’ha detto, ma in questo paragone lo zar sarebbe lui.
Domenica Putin è apparso di nuovo alla tv di stato russa, in una breve intervista in cui ha cercato di rassicurare la popolazione che tutto va bene e che la sua prima preoccupazione è l’“operazione militare speciale”, cioè l’eufemismo con cui la propaganda russa chiama l’invasione dell’Ucraina.
Più in generale alcuni analisti si sono chiesti perché per tutta la giornata di sabato alle forze del gruppo Wagner sia stato di fatto consentito di occupare gran parte di Rostov e di marciare indisturbate e a gran velocità verso Mosca, senza quasi nessun ostacolo. Ci possono essere tendenzialmente due ipotesi: la prima è che il governo stesso avesse deciso di ridurre al minimo i contrasti per evitare spargimenti di sangue, sperando che si sarebbe trovato un accordo non militare, come poi è avvenuto.
La seconda ipotesi è che almeno una parte dell’establishment russo (governatori regionali, alti gradi dell’esercito) abbia deciso di non schierarsi da nessuna delle due parti e di vedere come andava a finire lo scontro tra Prigozhin e Putin. In questo caso sarebbe un brutto segnale per il regime di Putin, che è molto basato sulla fedeltà personale.
Da tempo molti analisti sostengono che una guerra lunga come quella che si sta combattendo in Ucraina sia un problema soprattutto per l’Ucraina, che è economicamente e militarmente più fragile e che dipende quasi interamente dagli aiuti dell’Occidente. Il ragionamento era che Putin puntasse ad allungare il più possibile la guerra in Ucraina, contando sulla propria stabilità interna e scommettendo che alla lunga la guerra avrebbe logorato e destabilizzato sia l’Ucraina sia i suoi alleati. La rivolta del gruppo Wagner sembra dimostrare che la guerra in Ucraina sta avendo effetti destabilizzanti anche sulla Russia.