Le agenzie di sicurezza israeliane hanno definito «terrorismo nazionale» i recenti attacchi dei coloni contro i palestinesi
I capi delle principali agenzie di sicurezza israeliane – esercito, polizia e intelligence interna – hanno reso pubblico un comunicato in cui hanno definito «terrorismo nazionale» le recenti violenze commesse dai coloni israeliani in Cisgiordania, e hanno chiesto al governo di adottare adeguate contromisure. Questa definizione ha provocato la reazione piuttosto rabbiosa di alcuni dei membri più nazionalisti del governo di destra di Benjamin Netanyahu.
I coloni sono i cittadini israeliani che hanno costruito insediamenti nei territori che secondo la maggioranza della comunità internazionale appartengono ai palestinesi, cioè Gerusalemme est e la Cisgiordania, e che dovrebbero far parte di un futuro stato palestinese. Questi territori sono tuttavia in gran parte militarmente occupati dall’esercito israeliano. Nelle ultime settimane, in risposta a una serie di scontri tra militanti palestinesi e l’esercito, i coloni hanno assaltato vari insediamenti civili palestinesi. Sabato, per esempio, hanno dato fuoco a due abitazioni nel paese di Umm Safa, vicino a Ramallah.
– Leggi anche: Cosa sono le colonie israeliane
Questo aumento delle violenze da parte dei coloni ha preoccupato i servizi di sicurezza, che hanno appunto parlato di «terrorismo nazionale» e hanno evocato contromisure rafforzate. Lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna, ha fatto sapere che per contrastare nuove violenze da parte dei coloni si avvarrà della pratica della “detenzione amministrativa”, cioè degli arresti indiscriminati che di solito vengono usati contro i sospettati palestinesi. I membri più estremisti del governo di Netanyahu hanno reagito piuttosto duramente. Il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, per esempio, ha detto che «tentare di equiparare il terrorismo arabo omicida alle reazioni civili, per quanto siano serie, è immorale e pericoloso».