In Grecia si vota ancora
E questa volta, dopo esserci arrivato vicinissimo alle elezioni di maggio, l'ex primo ministro Mitsotakis potrebbe ottenere la maggioranza assoluta
Alle elezioni in Grecia di domenica, le seconde in poco più di un mese, Nuova Democrazia, il partito di centrodestra dell’ex primo ministro Kyriakos Mitsotakis, dovrebbe ottenere una vittoria numericamente consistente. Secondo i sondaggi potrebbe ottenere la maggioranza assoluta e formare un governo senza necessità di entrare in coalizione con altri partiti.
La breve campagna elettorale tra le elezioni di maggio e quelle di domenica è stata dominata dalla notizia del naufragio del barcone di migranti al largo delle coste di Pilo, in cui si stima che siano morte centinaia di persone e che è uno dei più gravi disastri degli ultimi anni nel Mediterraneo. In Grecia il dibattito si è concentrato sulle presunte responsabilità della Guardia costiera e sull’estrema durezza delle politiche migratorie volute dal governo di Mitsotakis. Queste polemiche comunque non si sarebbero convertite in una debolezza elettorale: al contrario, secondo i sondaggi Nuova Democrazia avrebbe ulteriormente ampliato il margine di vantaggio che aveva su Syriza, il partito di sinistra guidato da Alexis Tsipras.
Già le elezioni di maggio erano state una vittoria netta per Mitsotakis. Nuova Democrazia aveva preso il 40,7 per cento dei voti contro il 20 per cento di Syriza. Il terzo partito più votato era stato il PASOK, storico partito del centrosinistra greco, con l’11,4 per cento dei voti, poi i comunisti del KKE con il 5,3 e l’estrema destra di EL con il 3,7. Nonostante il buon risultato, Nuova Democrazia aveva ottenuto 146 seggi sui 300 che compongono il parlamento unicamerale della Grecia, e quindi non era riuscita a raggiungere la maggioranza assoluta.
Mitsotakis, convinto di poter migliorare il proprio risultato con un nuovo voto, si era rifiutato di formare un governo di coalizione. E poiché tutti gli altri partiti non erano stati in grado di formare un esecutivo nel giro di pochi giorni, erano state indette nuove elezioni. Mitsotakis ha quindi lasciato l’incarico di primo ministro facente funzioni a Ioannis Sarmas, che ha avuto il compito di sbrigare gli affari correnti della Grecia fino all’elezione di domenica.
Secondo gli ultimi sondaggi (che però hanno commesso numerosi errori in questi anni e vanno presi con un po’ di cautela) in questo mese di campagna elettorale Nuova Democrazia ha migliorato ulteriormente i propri consensi e ora sarebbe più vicina al 43 per cento dei voti, mentre Syriza sarebbe scesa verso il 17–18 per cento. Se le cose andassero così, Mitsotakis otterrebbe una maggioranza molto solida di oltre 160 seggi su 300.
Domenica inoltre si voterà in Grecia con una nuova legge elettorale, che era stata approvata dal governo Mitsotakis nel 2020 ma che entrerà in vigore soltanto a partire da queste elezioni. Se fino alle elezioni di maggio si era votato con un sistema proporzionale puro, il nuovo sistema che diventa operativo domenica prevede un premio di maggioranza flessibile: il partito vincitore delle elezioni ottiene 20 seggi in più se raggiunge il 25 per cento dei voti e a salire fino a 50 seggi in più se raggiunge il 40 per cento.
La popolarità di Mitsotakis si deve soprattutto ai grossi successi economici dei suoi anni al governo. Partendo da alcuni buoni risultati del governo precedente guidato da Alexis Tsipras, che era stato primo ministro tra il 2015 e il 2019, Mitsotakis ha adottato politiche economiche pensate per favorire le imprese (a cui ha abbassato notevolmente le tasse) e stimolare gli investimenti. La Grecia ha avuto un periodo di crescita economica piuttosto sostenuta, il tasso di disoccupazione si è più che dimezzato rispetto al suo picco del 2015 (era al 27,5 per cento, oggi è poco sopra l’11) e per la prima volta dopo oltre un decennio di tagli il governo ha aumentato, anche se di poco, le pensioni e il salario minimo.
La Grecia ha ripagato in anticipo i prestiti del Fondo monetario internazionale che erano stati contratti durante la crisi dei debiti sovrani e molti ritengono che per la prima volta in 13 anni i suoi titoli di stato potrebbero ottenere un giudizio positivo dalle agenzie di rating.
La gestione economica di Mitsotakis non è stata comunque senza polemiche: in particolare, la crescita del paese è ritenuta piuttosto diseguale, e il deficit è ancora alto: significa che lo stato greco spende più di quello che guadagna, e questo potrebbe essere un problema sul lungo periodo.
Il governo di Mitsotakis inoltre è stato colpito da grosse polemiche: è stato accusato di voler ridurre l’autonomia della magistratura ed è stato coinvolto in un grosso scandalo in cui è stato accusato di aver fatto mettere sotto sorveglianza dai servizi segreti alcuni esponenti dell’opposizione. Ci sono state anche operazioni di intimidazione dei giornalisti che hanno colpito la libertà di stampa nel paese, e la Commissione europea ha recentemente aperto una pratica di infrazione contro la Grecia per una legge sulle proprietà televisive, volta espressamente a bloccare il principale gruppo televisivo indipendente Nova.
Nell’ultimo mese di campagna elettorale c’è stato poi il naufragio di Pilo, in cui è stata contestata la Guardia costiera greca, che potrebbe essere stata reticente nel prestare soccorso ai migranti e che, secondo alcune versioni, avrebbe attaccato una corda al barcone per rimorchiarlo, finendo però per farlo involontariamente ribaltare.
Dopo il naufragio Syriza ha attaccato Mitsotakis per le sue politiche estremamente dure in termini di migrazione. Tsipras ha chiesto perché la Guardia costiera fosse intervenuta soltanto quando era troppo tardi, e che responsabilità abbia avuto nel ribaltamento del barcone.
Mitsotakis ha risposto difendendo la Guardia costiera da tutte le accuse e sostenendo che le responsabilità erano degli scafisti, che ha definito «miserabili» e «feccia umana». «I cosiddetti “solidali” [cioè le persone che simpatizzano per i migranti, ndr] sono molto ingiusti quando insinuano che la Guardia costiera non stia facendo il suo mestiere. Queste persone sono in mare in mezzo alle onde, a salvare vite umane e a difendere i nostri confini», ha detto negli scorsi giorni Mitsotakis.
Secondo i sondaggi la crisi non ha colpito Mitsotakis, anzi: questa strategia di mostrare intransigenza sulla questione migratoria, anche davanti a una delle più grande tragedie nel Mediterraneo degli ultimi anni, avrebbe pagato in termini di consensi.
Oltre ai cinque partiti che sono riusciti a entrare in parlamento alle elezioni di maggio, c’è la possibilità che se ne aggiunga un altro: negli ultimi giorni il partito degli Spartani, una formazione di estrema destra piuttosto violenta, è cresciuto moltissimo nei sondaggi e potrebbe superare la soglia del 3 per cento necessaria per ottenere seggi parlamentari. Questa crescita è arrivata dopo l’endorsement di Ilias Kasidiaris, l’ex portavoce del partito neonazista Alba Dorata. Kasidiaris si trova attualmente in carcere, condannato per vari reati tra cui quello di aver gestito Alba Dorata come un’organizzazione criminale e di aver compiuto pestaggi, estorsioni e altri reati.