Il Titan potrebbe essere imploso poche ore dopo la sua partenza
La Marina statunitense aveva captato un suono compatibile con un'implosione dove sono stati ritrovati i detriti del sommergibile
Secondo la Marina militare statunitense il sommergibile Titan disperso da domenica nell’Atlantico settentrionale potrebbe essere imploso poco dopo aver interrotto le comunicazioni con la nave di appoggio. Un sistema di rilevazione acustica in dotazione alla Marina avrebbe captato già domenica un suono compatibile con un’implosione o un’esplosione, nell’area dove successivamente sono stati trovati alcuni grossi detriti del sommergibile.
L’informazione è stata riferita da un funzionario della Marina al Wall Street Journal e poi confermata ad altri media statunitensi. La Marina aveva comunicato immediatamente alle autorità che si occupavano delle ricerche di aver captato il suono, che però non poteva attribuire con certezza all’implosione del Titan: l’informazione non è stata resa pubblica immediatamente per non condizionare le ricerche, ma ha contribuito a localizzare la zona dove sono stati trovati i detriti.
La Marina militare statunitense non ha rivelato quale specifico sistema di rilevazione sia stato utilizzato per captare il suono, perché è considerato un segreto militare, ma è probabile che si tratti di uno strumento usato per individuare eventuali sottomarini nemici. Il suono captato era quindi compatibile con quello di una implosione sottomarina, che avviene quando la forte pressione dell’acqua supera la resistenza della struttura, provocandone il collasso. Secondo le prime ricostruzioni non ufficiali raccolte dal Wall Street Journal il sommergibile potrebbe essere imploso poco dopo aver perso le comunicazioni con la superficie, a una profondità di circa 2.700 metri.
Le ricerche del Titan e dei cinque passeggeri a bordo sono proseguite per cinque giorni: OceanGate, l’azienda produttrice del sommergibile, aveva stimato in 96 ore (4 giorni) l’autonomia di ossigeno del mezzo, con cui aveva perso ogni contatto dalle prime ore di domenica, circa due ore dopo l’inizio della fase di discesa. Alle operazioni di ricerca avevano partecipato alcune navi commerciali e altre organizzazioni che si occupano di esplorazioni sottomarine: la missione era però complicata sia dalle condizioni del mare, sia dall’enorme difficoltà di ritrovare oggetti di dimensioni relativamente contenute in un’area estremamente ampia.
Giovedì la Guardia Costiera statunitense, che ha coordinato le attività di ricerca, ha annunciato il ritrovamento di detriti «coerenti con una perdita catastrofica della camera pressurizzata» del sommergibile. Nell’implosione sono morti Stockton Rush, Shahzada Dawood, Suleman Dawood, Hamish Harding e Paul-Henri Nargeolet.
I detriti sono stati trovati a circa 500 metri dalla prua del relitto del Titanic, la cui osservazione era il motivo della spedizione, e circa 1.500 chilometri al largo del Massachusetts, negli Stati Uniti. Le indagini già predisposte per chiarire i fatti verificheranno anche se effettivamente il suono captato era attribuibile all’implosione del Titan.