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  • Venerdì 23 giugno 2023

Il rapporto del governo giapponese sulle sterilizzazioni forzate 

Riguarda una pratica che coinvolse quasi 25mila persone e andò avanti dal 1948 al 1996, e per cui il governo continua a essere criticato

La camera bassa della Dieta, il parlamento giapponese (AP Photo/Eugene Hoshiko)
La camera bassa della Dieta, il parlamento giapponese (AP Photo/Eugene Hoshiko)

Il parlamento giapponese ha reso pubblico un atteso rapporto che documenta l’estesa campagna di sterilizzazione forzata compiuta tra il 1948 e il 1996 su quasi 25mila persone che si credeva soffrissero di una malattia o di una disabilità intellettiva. Le sterilizzazioni furono attuate sulla base di una legge chiamata “legge di protezione eugenetica”. Il rapporto aggiunge nuovi dati e dettagli su una questione già nota e di cui in passato si era molto discusso, soprattutto a seguito di cause intentate contro il governo. Le nuove informazioni permettono inoltre di farsi un’idea più chiara sulle conseguenze delle sterilizzazioni forzate.

In base a quanto documentato nel rapporto, tra il 1948 e il 1996 in Giappone furono sterilizzate quasi 25mila persone (24.993), 16.500 delle quali senza il loro consenso. Alcune organizzazioni di attivisti e attiviste giapponesi hanno espresso forti dubbi anche sul grado di libertà che ebbero le persone che risulta avessero accettato di sottoporsi alle operazioni, circa 8.500.

I casi documentati dal rapporto sono diversi. In alcune situazioni le persone non furono correttamente informate sul tipo di trattamento a cui sarebbero state sottoposte. Ad almeno una persona fu detto che sarebbe stata operata di appendicite, e almeno un’altra fu sottoposta a isterectomia, la rimozione dell’utero, da medici che le dissero che l’operazione serviva a non stare male durante il ciclo mestruale. La maggior parte delle sterilizzazioni fu attuata su donne, ma ci furono anche dei bambini, tra cui due di 9 anni. Dal rapporto risulta anche che in molti casi la sterilizzazione fosse considerata un requisito per poter accedere a determinate strutture mediche.

Ci sono però alcune cose che il rapporto non spiega, motivo per cui alcuni attivisti per i diritti umani si sono detti insoddisfatti del suo contenuto. «Il rapporto non spiega come mai quella legge fu creata e come mai ci sono voluti 48 anni per revocarla», ha detto Koji Niisato, avvocato che rappresenta molte delle persone che negli anni hanno subìto sterilizzazioni forzate. Niisato ha definito il rapporto appena diffuso «una compilazione di ciò che è già stato indagato e documentato».

Il rapporto, lungo 1400 pagine, è stato redatto da un gruppo di parlamentari sulla base di una legge approvata nel 2019 dalla Dieta, il parlamento bicamerale giapponese, che prevedeva sia un risarcimento per le persone che avevano subito la sterilizzazione che un’indagine più approfondita su come si era svolta e sulle sue conseguenze.

– Leggi anche: In Giappone si parla finalmente delle persone sterilizzate a forza

La legge sulla sterilizzazione forzata fu introdotta dal Partito Socialista, con l’idea di prevenire le nascite di persone eventualmente affette da disabilità intellettive o altri tipi di malattie, che il governo considerava «inferiori». Non fu la prima di questo tipo in Giappone, ed ebbe conseguenze enormi sulle vite delle persone coinvolte: molte di loro avrebbero voluto avere figli e non hanno potuto averli, altre soffrirono per anni di dolori legati alle operazioni, altre ancora non si sposarono mai perché le persone con cui iniziavano relazioni non volevano legarsi a chi non poteva avere figli.

Presentando il rapporto, il capo di gabinetto giapponese Hirokazu Matsuno ha detto che il governo «si scusa profondamente» per le sofferenze inflitte alle moltissime persone coinvolte.

Finora in Giappone sono state intentate sei cause contro il governo per le sterilizzazioni forzate. In due i giudici hanno dato ragione al governo sostenendo che l’eventuale reato fosse ormai andato in prescrizione, cioè che fosse passato troppo tempo da quei fatti per poter emettere una condanna. Negli altri quattro casi i giudici hanno dato ragione a chi aveva intentato la causa, ritenendo che la legge sull’eugenetica avesse violato i principi di uguaglianza contenuti nella Costituzione e che li avrebbe violati anche l’applicazione della prescrizione.

In base alla legge del 2019 per cui è stato redatto il rapporto, ogni persona che abbia subìto sterilizzazioni forzate può chiedere un risarcimento di 3,2 milioni di yen, l’equivalente di circa 20mila euro. C’è però una scadenza entro cui chiedere il risarcimento, prevista per aprile del 2024: delle quasi 25mila persone coinvolte, finora poco più di un migliaio l’hanno chiesto. Per questo attivisti e avvocati chiedono che la scadenza venga rimossa, in modo da dare a tutti più tempo per chiedere il risarcimento a cui hanno diritto.

Il Giappone non fu l’unico posto al mondo in cui vennero attuate campagne di sterilizzazione forzata nei confronti di persone disabili: in passato è successo anche negli Stati Uniti e in Svezia. In alcuni paesi continua a succedere, soprattutto nei confronti di donne. Secondo un rapporto pubblicato lo scorso settembre dall’European Disability Forum, la più grande organizzazione che rappresenta le persone con disabilità in Europa, almeno 14 paesi consentono ancora la sterilizzazione forzata: Austria, Bulgaria, Croazia, Cipro, Danimarca, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania, Malta, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria.

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