L’inchiesta sull’attività imprenditoriale di Daniela Santanchè
Secondo “Report” negli anni la ministra del Turismo avrebbe gestito male le sue aziende, in almeno un caso addirittura violando la legge
Lunedì è andata in onda una puntata di Report, il programma di approfondimento giornalistico di Rai 3, con un lungo servizio sull’attività imprenditoriale di Daniela Santanchè, attuale ministra del Turismo e senatrice nelle ultime due legislature. L’inchiesta di Report, firmata da Giorgio Mottola, riporta testimonianze di alcuni dipendenti delle aziende di Santanchè che la accusano di essere stata in sostanza una pessima amministratice, di aver imposto la cassa integrazione a un’impiegata senza avvisarla e facendola comunque lavorare, e in generale di una gestione poco accorta che ha portato in crisi le aziende in suo possesso.
Dalla messa in onda del servizio né lei né il suo partito, Fratelli d’Italia, hanno voluto commentare. Mercoledì sera peraltro Santanchè è stata ospite a Zona Bianca su Rete4, ma nell’intervista del conduttore Giuseppe Brindisi si è parlato soprattutto di temi legati al turismo, senza nessun accenno all’inchiesta di Report. Nel frattempo però si sono espressi vari esponenti dell’opposizione, e il Partito Democratico ha presentato un’interrogazione parlamentare per chiedere a Santanchè di riferire in aula sulla questione.
La carriera politica di Santanchè iniziò negli anni Novanta quando era collaboratrice personale di Ignazio La Russa, tra i fondatori di Fratelli d’Italia e oggi presidente del Senato. La sua attività imprenditoriale invece era iniziata ancora prima, quando fondò una società di comunicazione e organizzazione di eventi. Nel 2006 acquistò insieme all’ex compagno, Canio Mazzaro, l’azienda di alimentare biologico Ki Group, che ha gestito fino al 2022. Nel frattempo è stata anche presidente della concessionaria di pubblicità Visibilia.
L’inchiesta di Report si concentra in particolare sulla gestione di queste due ultime società, Ki Group e Visibilia. La prima tra il 2018 e il 2019 avrebbe accumulato debiti con i fornitori che a un certo punto sarebbero arrivati fino a 8 milioni di euro. La situazione economica sarebbe stata così precaria che Ki Group aveva difficoltà a farsi approvare i bilanci annuali, per cui venne creata una nuova società – Ki Group srl – per incorporare i rami in attivo e lasciare i debiti alla società originaria, Ki Group spa. I mancati pagamenti ai fornitori mandarono in crisi un’azienda fornitrice in particolare, AT&B, che produce tra gli altri il marchio Verde Bio: secondo Report Ki Group avrebbe approfittato di questa crisi e AT&B sarebbe stata costretta a cedergli in affitto il ramo d’azienda di Verde Bio per una cifra molto vantaggiosa.
Nei vari passaggi societari ci furono licenziamenti e alcuni dipendenti dicono che stanno aspettando ancora il trattamento di fine rapporto (tfr), quella somma che spetta in qualsiasi caso a un lavoratore quando cessa un rapporto di lavoro. Le testimonianze raccolte da Report parlano di debiti nei confronti dei dipendenti di decine di migliaia di euro ciascuno.
Inoltre Santanché e Canio Mazzaro avrebbero gestito il patrimonio di Ki Group in maniera poco trasparente, pagando per esempio a Mazzaro un appartamento a Milano dal costo di 100mila euro all’anno registrato come «ufficio di rappresentanza».
La situazione di Visibilia non sarebbe molto diversa. Un ex dipendente dell’azienda ha raccontato in forma anonima che un’altra dipendente sarebbe stata messa in cassa integrazione “a zero ore”, quindi senza obbligo di lavorare, ma nonostante questo nessuno l’aveva avvertita e la dipendente ha continuato a farlo. Se la testimonianza trovasse ulteriori riscontri sarebbe un reato, per la precisione truffa ai danni dello Stato.
La concessionaria pubblicitaria fa parte di un gruppo in cui c’è anche Visibilia Editore, che pubblica settimanali e mensili tra cui Visto e Novella 2000, e Visibilia srl a cui sarebbero state pagate diverse consulenze tecniche da Visibilia Editore; l’inchiesta di Report sostiene che la concessionaria pubblicitaria abbia incassato i soldi delle inserzioni dei giornali dell’editore e poi non li abbia versati all’editore stesso, accumulando un debito di 2,1 milioni di euro. Tutti i giornalisti impiegati nelle riviste del gruppo nel frattempo erano stati licenziati nel 2017. La situazione economica del gruppo Visibilia resta critica, lo scorso novembre il tribunale di Milano ha chiesto il fallimento poi revocato ad aprile dopo il pagamento di una parte dei debiti.
Santanchè non è più la principale azionista del gruppo dall’inizio del 2022. Gli attacchi politici nei suoi confronti in questi giorni si basano innanzitutto sul ruolo che ha in questo momento, ma anche sul fatto che durante la pandemia Santanchè aveva attaccato il governo in carica a più riprese, sottolineando di farlo prima di tutto da imprenditrice e vantandosi di essere vicina ai suoi dipendenti: una volta disse di aver anticipato la cassa integrazione nelle sue aziende con i suoi soldi, circostanza smentita dalle ex dipendenti di Ki Group sentite da Report.