La strage in un carcere femminile in Honduras
Almeno 46 donne sono state uccise in circostanze ancora da chiarire, vicino alla capitale Tegucigalpa
Almeno 46 donne sono state uccise martedì in circostanze ancora da chiarire in un carcere in Honduras, vicino alla capitale Tegucigalpa. Diversi giornali internazionali scrivono che le donne sono state uccise nel corso di una rivolta, mentre il governo dell’Honduras ha addossato la responsabilità a uno scontro fra gang rivali. Altre sette donne sono state ferite e sono attualmente ricoverate in ospedale, scrive Reuters.
Il carcere in questione si chiama Centro Femenino de Adaptación Social (Cefas) e ospita decine di detenute. L’Honduras, che si trova nell’America centrale e ha circa 10 milioni di abitanti, è uno dei paesi con i tassi di criminalità più alti al mondo. Secondo il quotidiano spagnolo El País anche le carceri sono in mano alle gang, che ne esercitano il controllo con estorsioni, rapimenti e traffici di droga. Gli scontri fra gang rivali sono piuttosto frequenti: alla fine del 2019 nel carcere maschile della città settentrionale di Tela ci furono 18 morti per quella che venne definita una rissa.
Nel carcere Cefas la gang più potente sembra fosse affiliata a Barrio 18, una nota gang criminale attiva in alcuni paesi dell’America centrale. Johanna Paola Soriano Euceda, una donna la cui madre e sorella sono detenute nel carcere, ha raccontato ad Associated Press che le prigioniere appartenenti alla gang Barrio 18 erano «fuori controllo» e che nel carcere gli scontri erano continui. Cosa sia successo martedì, però, non è ancora chiarissimo: sempre Associated Press scrive che in base alle prime informazioni alcune donne che facevano parte di Barrio 18 avrebbero fatto irruzione in un altro blocco della prigione e sparato o dato fuoco alle detenute che erano ospitate lì.
La gestione del governo dell’Honduras è stata piuttosto caotica: fuori dalla prigione decine di familiari hanno aspettato notizie sulle condizioni delle detenute, che in certi casi non sono mai arrivate. Il quotidiano honduregno La Tribuna ha raccontato che la Croce Rossa aveva montato una tenda fuori dall’obitorio della prigione per dare informazioni e aiutare i familiari delle persone morte, ma fino al tardo pomeriggio di martedì all’obitorio non era arrivato alcun corpo.
La presidente Xiomara Castro, eletta all’inizio del 2022 con un partito di sinistra, ha twittato di essere «sconvolta» dalla strage e accusato in parte le «autorità di sicurezza» del paese. «Prenderò misure drastiche!», ha annunciato.
Conmocionada monstruoso asesinato de mujeres en CEFAS, planificado por maras a vista y paciencia de autoridades de seguridad. Mi solidaridad con familiares. Convoco a rendir cuentas al Ministro de Seguridad y la presidenta de la Comisión Interventora. ¡Tomaré medidas drásticas !
— Xiomara Castro de Zelaya (@XiomaraCastroZ) June 20, 2023
Alcuni commentatori fanno notare che qualche settimana fa il governo aveva già creato una apposita commissione per cercare di ridurre la violenza nelle carceri, e che le violenze nel Cefas potrebbero essere state una reazione al tentativo di sottrarre il controllo delle carceri alle gang più influenti.