Le ricerche del sommergibile disperso nell’Atlantico sono state intensificate
I soccorsi hanno rilevato nuovi rumori ma non si sa ancora cosa siano
Le ricerche coordinate da Stati Uniti e Canada per individuare il sommergibile con a bordo cinque persone disperso nell’oceano Atlantico da domenica 18 giugno sono state ampliate. Lo ha detto il capitano della Guardia Costiera statunitense Jamie Frederick, aggiungendo che dalla zona in cui si stavano concentrando le operazioni sono stati rilevati nuovi «colpi» simili a quelli che erano stati riscontrati nelle ore precedenti da un velivolo militare canadese: al momento tuttavia non è chiaro quale sia esattamente la fonte di questi rumori e se possano essere collegati al mezzo. Nel frattempo, si ritiene che il sommergibile abbia meno di venti ore di autonomia di ossigeno.
Mercoledì durante una conferenza stampa a Boston Frederick ha detto che attualmente le ricerche si stanno concentrando in un’area ancora più estesa rispetto ai giorni scorsi, in una superficie ampia circa 25mila km2 e fino a una profondità di 4mila metri. Il sommergibile dell’azienda OceanGate stava effettuando un’esplorazione nell’area in cui si trova il relitto del Titanic, il famoso transatlantico affondato nell’aprile del 1912, che giace a una profondità di 3.800 metri a circa 700 chilometri dalle coste orientali del Canada. La Guardia Costiera statunitense mobiliterà altre cinque navi oltre alle cinque già impegnate nelle ricerche e utilizzerà anche altri mezzi. Nel frattempo stanno arrivando altri equipaggiamenti anche dalla Francia.
Frederick ha poi detto che i mezzi impegnati nelle ricerche hanno rilevato di nuovo alcuni rumori, che l’ex capitano della marina Carl Hartsfield ha descritto come «colpi». Hartsfield, che sta collaborando alle operazioni di ricerca, ha spiegato che le squadre di soccorso sono al lavoro per cercare di capire che cosa siano, ma ha chiarito che è molto difficile scoprirlo anche perché per farlo è necessario escludere tutte le possibili fonti di rumore, comprese quelle che derivano da attività umane. «Non sappiamo che cosa siano, francamente», ha detto Frederick parlando dei rumori.
La spedizione del sommergibile Titan era partita dal Canada sulla nave di appoggio Polar Prince e il mezzo aveva cominciato la sua discesa nell’oceano nelle prime ore di domenica. Dopo meno di due ore la nave aveva perso le comunicazioni. Da allora sono state subito attivate le operazioni di ricerca a cui stanno partecipando anche alcune navi commerciali e altre organizzazioni che si occupano di esplorazioni sottomarine. Le ricerche però sono complicate sia dalle condizioni del mare, sia dall’enorme difficoltà di ritrovare oggetti di dimensioni relativamente contenute in un’area estremamente ampia. Però «dobbiamo rimanere ottimisti e avere speranza», ha detto Frederick.
OceanGate dice che il Titan ha un’autonomia di ossigeno di circa 96 ore grazie a un sistema di riciclo e purificazione dell’aria. Considerato che si sono perse le tracce del sommergibile nelle prime ore di domenica, alle persone a bordo non resta molto tempo, ammesso che le batterie e i sistemi per purificare l’aria abbiano continuato a funzionare nelle ore dopo la scomparsa. Nella conferenza stampa di martedì, quando in Italia erano circa le 19, la Guardia costiera statunitense aveva detto che il sommergibile aveva circa 40 ore di autonomia di ossigeno, in pratica fino a giovedì.
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