Un altro giudice conservatore della Corte Suprema americana ha problemi per i suoi rapporti stretti con un miliardario
Un'inchiesta di ProPublica ha rivelato che Samuel Alito si sarebbe fatto pagare una costosa vacanza dall'imprenditore Paul Singer
Un’inchiesta del giornale online ProPublica ha rivelato questa settimana che il giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti Samuel Alito, di orientamento conservatore, nel 2008 si sarebbe fatto pagare una vacanza di lusso in Alaska dal ricco imprenditore statunitense Paul Singer, che negli anni successivi è finito più volte davanti alla Corte Suprema per casi riguardanti il fondo speculativo di cui è fondatore e partner, Elliott. Singer è inoltre anche un importante finanziatore del Partito Repubblicano.
Ad Alito viene contestato di non aver mai dichiarato il suo potenziale conflitto d’interessi e ne viene messa in discussione l’imparzialità di giudice della Corte Suprema, il più importante tribunale degli Stati Uniti per ciò che riguarda le leggi emanate nel paese e il loro rapporto con la Costituzione. Ogni anno i principali funzionari statunitensi, come i giudici della Corte Suprema, devono compilare dei moduli per rendere pubblica la provenienza delle proprie finanze, e in generale non possono accettare regali da chiunque possa avere interessi nella loro attività giudiziaria.
Alito non è il primo giudice della Corte Suprema a subire accuse di questo genere: ad aprile sempre ProPublica fece emergere gli stretti rapporti di Clarence Thomas, notoriamente il più conservatore della Corte, con il miliardario Harlan Crow, a sua volta importante finanziatore del Partito Repubblicano.
La vacanza in Alaska del 2008 offerta da Singer ad Alito, che prevedeva diversi giorni in una specie di resort da cui si spostavano per andare a pescare, era molto costosa: ProPublica ha stimato che il posto in cui soggiornavano costasse più di mille dollari al giorno, e che solo il viaggio di andata a bordo dell’aereo privato di Singer costasse almeno 100mila dollari.
Il caso più rilevante in cui il fondo Elliott di Singer fu giudicato dalla Corte Suprema invece è una contesa che durò oltre 10 anni con l’Argentina: nel 2001 Elliott acquistò una grossa parte del debito pubblico dell’Argentina a un prezzo bassissimo per via della grave crisi economica in cui si trovava il paese, e negli anni successivi si rifiutò di accordarsi con lo stato argentino in modo che pagasse solo una frazione dell’importo dovuto, come avevano fatto quasi tutti i creditori per aiutare il paese. Dopo anni di contenzioso nel 2014 la Corte Suprema si dovette esprimere per decidere chi avesse ragione, e votò in favore di Elliott, a cui andarono 2,4 miliardi di dollari. Alito votò a favore di Elliott.
Alito non ha accettato di rispondere a una serie di domande che gli aveva fatto ProPublica, ma alcune ore prima che venisse pubblicata l’inchiesta è uscito un suo articolo d’opinione sul Wall Street Journal in cui si è difeso dalle accuse: ha scritto di non essere stato al corrente del fatto che Singer avesse un legame con diverse cause che dovette giudicare come membro della Corte Suprema, e che l’interpretazione comune delle regole imposte ai giudici della Corte è sempre stata che non dovessero dichiarare l’ospitalità che veniva loro offerta.
Fino a poco tempo fa in effetti, secondo il giudizio di molti queste regole erano piuttosto ambigue sull’ospitalità, e solo lo scorso marzo è stato introdotto un nuovo regolamento che vieta più chiaramente ai giudici anche rapporti di questo genere. ProPublica ha però puntualizzato che i viaggi sono sempre stati tra i “regali” che i giudici dovevano dichiarare, e ha parlato con diversi esperti di diritto secondo i quali Alito avrebbe dovuto dichiarare anche il soggiorno della vacanza.