Non si sa più nulla della grande fabbrica di chip promessa da Intel
L'azienda americana aveva promesso all'Italia un investimento di 4,5 miliardi di euro, di cui non si hanno notizie da un anno
La firma dell’accordo tra il governo tedesco e Intel, una delle più importanti aziende produttrici di microprocessori al mondo, per costruire una nuova fabbrica di semiconduttori a Magdeburgo, nell’est della Germania, ha ricordato a diversi addetti ai lavori che gli ultimi due governi italiani avevano lavorato a un’intesa con l’azienda americana per costruire una grande fabbrica anche in Italia. Ma a differenza della trattativa tedesca, di quella italiana non si sa nulla da circa un anno. Negli ultimi mesi non ci sono stati aggiornamenti ufficiali in merito a un obiettivo dato quasi per certo e pubblicizzato con orgoglio e soddisfazione dai ministri che si sono succeduti negli ultimi anni.
Nel marzo del 2022 Intel presentò un piano di grossi investimenti nei paesi europei – in totale 80 miliardi di euro – per costruire o ampliare aziende e rafforzare la filiera della produzione di microchip, che vengono quasi esclusivamente importati. È un investimento significativo non soltanto dal punto di vista economico. Da tempo infatti la Commissione europea lavora per aumentare la produzione interna di microchip in modo da diminuire la dipendenza del continente dai paesi asiatici.
Uno dei piani europei di investimento più importanti è l’European Chips Act: prevede investimenti complessivi per 43 miliardi di euro divisi tra finanziamenti pubblici e investimenti privati, oltre che la costituzione di un fondo specifico per gli investimenti e un allentamento delle regole per gli aiuti di stato da parte dei paesi membri. L’obiettivo del piano è arrivare al 2030 con una quota del 20 per cento di produzione mondiale di microchip (attualmente la produzione di microchip dell’Unione Europea è circa il 9 per cento di quella mondiale).
Nella sua versione originale, il piano di Intel prevedeva un investimento di 17 miliardi di euro in Germania per una fabbrica da circa tremila dipendenti. Grazie a un nuovo accordo raggiunto lunedì, l’investimento complessivo in Germania è cresciuto fino a 30 miliardi di euro: di questi, 9,9 miliardi saranno sussidi messi a disposizione dal governo tedesco grazie ai soldi stanziati dall’European Chips Act.
Intel aveva detto anche di voler costruire il nuovo polo di ricerca e sviluppo in Francia, nella zona sudoccidentale di Parigi, facendola diventare la principale sede europea per la progettazione dei cosiddetti supercalcolatori, computer che permettono di elaborare un’enorme quantità di dati.
È stato trovato un accordo anche con la Polonia per costruire un impianto di assemblaggio vicino alla città di Breslavia con un investimento di 4,2 miliardi di euro.
In Italia, invece, era prevista la costruzione di una fabbrica per gestire la fase chiamata di “backend”, una delle ultime prima della distribuzione: in sostanza, nella fabbrica italiana sarebbero stati testati i chip per controllare le caratteristiche richieste dai clienti. Secondo le previsioni, la fabbrica avrebbe assicurato 1.500 posti di lavoro a tempo indeterminato con un indotto complessivo di circa 3.500 lavoratori. Intel aveva previsto di spendere 4,5 miliardi di euro per costruire la nuova azienda con una parte dell’investimento sostenuta dallo Stato, esattamente come in Germania. I primi passaggi della trattativa che portarono all’annuncio dell’investimento furono seguiti da Vittorio Colao, ministro dell’Innovazione tecnologica del governo di Mario Draghi.
Nel 2022 iniziò la selezione delle possibili aree dove costruire la grande fabbrica. La competizione non si è mai conclusa: i due comuni rimasti sono Vigasio, in Veneto, e un’area tra Volpiano e Settimo Torinese, nell’hinterland di Torino, in Piemonte. Le due aree avrebbero vantaggi diversi. Vigasio è in una posizione strategica, vicino all’autostrada del Brennero e alla ferrovia utilizzata per trasportare merci dall’Italia alla Germania e viceversa. Tra Volpiano e Settimo Torinese, invece, c’è una grande area occupata in passato da Eni e da Pirelli, vicina alla Spea, un’azienda che realizza macchinari automatici per il collaudo dei microchip per grandi gruppi come Apple, Bosch e Marelli. Con l’arrivo di Intel, in Piemonte nascerebbe uno dei poli europei più importanti dei microchip a livello europeo.
Dalla nomina del nuovo governo non ci sono più stati aggiornamenti puntuali in merito alla trattativa. Lo scorso gennaio il Corriere della Sera ha intervistato l’amministratore delegato di Intel Pat Gelsinger che ha espresso alcuni dubbi sulla possibilità di costruire la fabbrica in Italia. «L’Italia è ancora in gioco, ma anche altri paesi candidati. Stiamo cercando di vedere dove. Decideremo entro l’anno», ha detto Gelsinger.
L’accordo trovato con la Polonia ha suscitato sospetti e timori tra i comuni candidati a ospitare la fabbrica italiana perché l’importo dell’investimento è molto simile a quello annunciato per l’Italia e anche la funzione non sarebbe troppo diversa da quella prevista nell’impianto italiano: Intel, è il sospetto degli enti interessati, potrebbe aver dirottato i fondi italiani sulla Polonia. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha spiegato che lo stabilimento polacco non esclude quello italiano: «L’azienda mi ha comunicato che tiene molto a una presenza nel nostro paese e che lo stabilimento polacco, per tipologia e tecnologia utilizzata, è del tutto diverso da quello programmato in Italia, che comporterebbe l’uso di una nuova tecnologia diversa anche da quella utilizzata in altri paesi europei», ha detto Urso. A questa rassicurazione parziale, tuttavia, non sono seguite informazioni più concrete sulla trattativa con Intel.