Netanyahu ha un problema con la sua maggioranza
Si è divisa sulla scelta della rappresentante del governo israeliano nella commissione che seleziona i giudici, e ha eletto la candidata dell’opposizione
Quattro membri della maggioranza che sostiene Benjamin Netanyahu, in Israele, hanno votato in segreto per sostenere la nomina di una candidata dell’opposizione come delegata nella commissione che seleziona i giudici del paese. La composizione della commissione è uno dei punti centrali della riforma giudiziaria voluta dal primo ministro e di cui si discute da mesi. Per Netanyahu, che dallo scorso dicembre è alla guida del governo più di destra della storia nel paese, il voto di ieri rappresenta una significativa sconfitta politica, che mostra anche le divisioni interne alla sua stessa coalizione.
Il voto per scegliere i delegati del parlamento nella commissione che nomina i giudici era considerato una specie di referendum sulla riforma del sistema giudiziario proposta da Netanyahu e contro cui si protesta da mesi. La riforma toglie poteri di controllo alla Corte suprema per affidarli al governo e per i manifestanti e per le opposizioni è un pericolo per la democrazia israeliana, perché di fatto elimina ogni contrappeso al potere del governo in carica. Oltre a indebolire la Corte suprema, la riforma darebbe maggiori garanzie alla figura del primo ministro (che non rischierebbe più di essere rimosso a causa dei procedimenti giudiziari a suo carico) e affiderebbe alcuni poteri ai tribunali rabbinici (cioè i tribunali religiosi ebraici), che potrebbero dirimere certi procedimenti civili nel caso in cui entrambe le parti fossero d’accordo.
Uno degli elementi principali della riforma riguarda la modalità di nomina dei giudici. Attualmente tutti i giudici del paese, sia quelli della Corte suprema sia quelli delle corti inferiori, sono selezionati da una commissione composta da nove membri di cui soltanto quattro, cioè la minoranza, sono scelti dal governo. I membri della commissione sono: tre giudici della Corte suprema stessa, due rappresentanti dell’associazione forense israeliana, due ministri del governo e due membri del parlamento.
Il governo vorrebbe portare a 11 i membri della commissione, di cui otto di nomina politica. In questo modo, il governo avrebbe il controllo totale delle nomine, sia dei giudici della Corte suprema sia dei giudici delle corti inferiori.
Mercoledì 14 giugno il parlamento israeliano, la Knesset, doveva votare per scegliere i due delegati del parlamento nella commissione. Tradizionalmente il governo indica un rappresentante della maggioranza e uno dell’opposizione, ma i partiti di estrema destra e ultra-ortodossi che fanno parte della maggioranza avevano chiesto che entrambe le posizioni fossero ricoperte da loro rappresentanti.
Netanyahu sembrava tendenzialmente favorevole a eleggere un membro della coalizione e uno dell’opposizione, cosa che gli avrebbe dato maggiore forza nelle trattative in corso sulla riforma giudiziaria. Ma l’ala più a destra del suo governo si è opposta. All’ultimo momento, il primo ministro aveva dunque deciso di chiedere ai suoi deputati di votare contro tutti i candidati in modo da guadagnare tempo per le negoziazioni interne: non eleggere nessuno avrebbe infatti portato a un nuovo voto nei prossimi giorni. E aveva anche chiesto alla candidata del suo stesso partito, Tally Gotliv, del Likud ma molto vicina all’estrema destra, di ritirare la propria candidatura.
Quattro membri della maggioranza non hanno però seguito le indicazioni del primo ministro e hanno usato il voto segreto per sostenere la candidata dell’opposizione Karine Elharrar, del partito centrista Yesh Atid, che è stata eletta con 58 voti su 115. La seconda candidata, Tally Gotliv, si è rifiutata di ritirare la propria candidatura, ma non ha ottenuto voti sufficienti per essere eletta.
Dopo il voto Benny Gantz e Yair Lapid, i leader dei due principali partiti di opposizione, hanno deciso di sospendere i colloqui sulla riforma giudiziaria spiegando che Netanyahu ha perso il controllo del suo governo ed è tenuto in ostaggio dagli estremisti. Il primo ministro ha risposto che la rappresentante dell’opposizione è stata eletta, ma che l’opposizione ne ha comunque approfittato per far saltare i negoziati sulla riforma della giustizia, dimostrando quanto poco seriamente stia portando avanti la trattativa.
Entro trenta giorni la Knesset dovrà votare nuovamente per scegliere il secondo delegato nella commissione che seleziona i giudici.
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