La più antica compagnia marionettistica italiana sta finendo il filo
Quello che usa da decenni la Carlo Colla & Figli di Milano non viene più prodotto, e cambiarlo comporterà alcuni adattamenti
di Susanna Baggio
Per una compagnia di teatro di figura che mette in scena spettacoli con decine o centinaia di marionette il filo è un elemento fondamentale, e deve essere quello giusto. È una questione che in questi tempi sta cominciando a preoccupare la Carlo Colla & Figli di Milano, la compagnia marionettistica ancora in attività più antica d’Italia e una delle più longeve al mondo. Il tipo di filo che utilizza da decenni per far muovere e interagire i propri personaggi in scena infatti non viene più prodotto e al momento non ne ha trovati altri che assicurino le stesse prestazioni.
Il risultato è che prima o poi la compagnia dovrà usare altre tipologie di filati, cosa che almeno per un periodo potrà cambiare alcuni aspetti del suo lavoro e probabilmente anche influire sul modo in cui si muovono le marionette.
La Carlo Colla & Figli esiste dal 1861, ha 12 marionettisti e usa le marionette a filo, cioè quelle che vengono mosse dall’alto attraverso diversi fili. A Milano ha sia una piccola sala teatrale in via Montegani, dove mette in scena gli spettacoli, sia i propri laboratori artigianali di scenografia, scultura e sartoria che si trovano nell’area Ex Ansaldo, tra via Tortona e via Bergognone: è lì che si crea tutto ciò che serve per le nuove produzioni, ma all’occorrenza si rimaneggia anche il materiale d’archivio, che comprende più di 40mila oggetti tra cui quasi 4mila marionette, tutte conservate appese. La maggior parte di loro viene utilizzata più volte, truccata e vestita con abiti diversi a seconda dello spettacolo, con l’eccezione di quelle con fattezze che non lo permettono, come quelle di Pinocchio.
Parlando proprio di Pinocchio, Franco Citterio osserva che non tutti conoscono la differenza fra marionette e burattini proprio per via della fiaba di Carlo Collodi: molti lo considerano un burattino e l’autore stesso parla delle “avventure di un burattino” ma in realtà è una marionetta, spiega Citterio, che è uno dei 12 marionettisti della compagnia e il suo attuale direttore artistico. Le marionette sono fatte di legno, riproducono il corpo di una persona a figura intera e sono mosse con fili o bacchette di metallo; i burattini invece sono mossi dal basso come se fossero guanti e compaiono in scena a mezzo busto.
Le marionette sono manovrate dal cosiddetto ponte di manovra, una struttura sopraelevata che scavalca lo spazio scenico e resta nascosta al pubblico. Ciascuna è collegata a una croce di legno usata per muoverle (bilancino) da almeno sei fili: due in acciaio, che servono a sostenere il suo peso, uno in “cordetta”, che contribuisce a bilanciarla, mentre gli altri, indispensabili per imprimere i diversi movimenti al personaggio, sono «rigorosamente di cotone». Citterio racconta che questi fili sono più sottili perché all’occorrenza i marionettisti devono poterli spezzare, per esempio se due personaggi si impigliano, una cosa che succede abbastanza di frequente visto che in scena spesso coesistono decine e decine di personaggi. Questi fili vanno perciò sostituiti con altrettanta frequenza.
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In passato per le marionette si tendeva a usare filati ritorti, di quelli usati dai sellai che lavoravano il cuoio, che erano resistenti ma si riuscivano a spezzare lo stesso. Negli ultimi tempi però le ditte specializzate che producono filati simili «si sono evolute», spiega Citterio, e il problema è che sia i nuovi filati di cotone che i fili di materiali diversi, come il nylon o altre fibre sintetiche, sono troppo resistenti.
I marionettisti dovranno così adattarsi e usare fili più robusti, cercando per quanto possibile di limitare gli imprevisti, oppure usarne di ancora più sottili, per poterli comunque spezzare quando dovesse servire. In ogni caso, racconta sempre Citterio, cambiando il tipo di filo cambierà un po’ anche il modo di maneggiare le marionette, cosa che potrebbe avere conseguenze sulla fluidità dei loro movimenti in scena.
Per i marionettisti sarebbe difficile avere sempre a disposizione forbici per riuscire a tagliare fili resistenti come quelli di nylon qualora ne avessero bisogno. Potrebbero anche provare a usare fili di fibre sintetiche più fini, che però a loro volta sarebbero così sottili da far fatica a percepirli a livello tattile: e questo è un problema in più, perché mentre lavorano i marionettisti tendono a non guardare il filo per potersi concentrare invece sui movimenti delle marionette con cui interagiscono quelle mosse da loro.
Inoltre i fili di cotone sono meno elastici di quelli di nylon e fibre sintetiche, e sono anche più opachi. Usare fili più elastici potrebbe cambiare il modo con cui si gestisce il peso delle marionette, e di conseguenza potrebbe influire sulla precisione dei loro movimenti. Per quanto trasparenti, poi, il nylon o fibre sintetiche simili riflettono in maniera diversa la luce, con il risultato che «la selva di fili» che viene mossa in ogni scena potrebbe risultare fastidiosa e disturbare la visione del pubblico, dice Citterio.
L’evoluzione dei filati è una questione di cui la Carlo Colla & Figli è consapevole da tempo, motivo per cui alcuni anni fa fece un investimento ingente per comprare i fondi di magazzino di un’azienda britannica. In questo modo mise da parte scorte che nelle parole di Citterio «sembravano sterminate»: in realtà il filo che la compagnia ha a disposizione a poco a poco si sta esaurendo. Per averne uno simile dovrebbe prima trovare un’azienda che sia disposta a produrlo a livello industriale e poi fare un ordine apposito: per ammortizzare i costi però questo ordine dovrebbe essere «enorme», e se si considerano i recenti aumenti dei prezzi delle materie prime sarebbe estremamente dispendioso per un’attività come la loro, che per quanto storica rimane piuttosto piccola e artigianale.
Il problema dell’aumento dei costi e della reperibilità dei materiali peraltro non riguarda solo il filo, ma in passato ha compreso anche altri materiali essenziali per gli spettacoli, dagli occhi delle marionette alle scene fatte di carta, dice Citterio. Tra le altre cose pur di non restare senza filo la compagnia ne comprò di vari colori, tra cui il rosso, che è un colore insolito rispetto a quelli che si usavano abitualmente (neri o comunque scuri). Il rosso in ogni caso non influisce sulla fruizione dello spettacolo, spiega.
È molto difficile quantificare il fabbisogno di filo della compagnia, soprattutto perché se si escludono i personaggi secondari e le comparse, che ne hanno almeno sei ciascuno, il numero dei fili in quelli principali può arrivare anche a quindici o venti.
Questo dipende dalle necessità espressive del personaggio e dall’eventualità che i protagonisti debbano poter compiere movimenti più complessi, come inginocchiarsi, gesticolare o portarsi la mano al cuore. È per esempio il caso di Pocahontas, la protagonista di uno degli spettacoli che la compagnia sta cominciando ad allestire per la prossima stagione teatrale, che ne ha in totale 13: oltre al filo che serve a muovere la bocca, necessario per creare l’illusione che il personaggio parli o canti, la marionetta di Pocahontas ne ha altri sulle mani e sui polsi, e ne ha anche uno che passa per il busto e le permette così di portare la mano al petto, più altri due alla testa, per simulare gesti di disperazione.
Considerando le dimensioni del palco della sala teatrale della compagnia, Citterio spiega che la campata, ovvero la distanza fra il bilancino e la marionetta, è di circa 3 metri, e questo significa che in generale servono almeno 18 metri di filo per ciascuna comparsa. Moltiplicato per tutte le marionette presenti in un singolo spettacolo, che nel caso di opere come Il giro del mondo in 80 giorni o Michele Strogoff arrivano quasi a 400, fa in totale «chilometri e chilometri di filo».
La compagnia marionettistica Carlo Colla & Figli fu fondata nel 1861, ma la sua storia era cominciata già nel Settecento. I Colla erano una famiglia benestante di commercianti ed erano soliti intrattenere amici e parenti con un teatrino di marionette da salotto. Attorno al 1815, durante la dominazione asburgica, furono “invitati” a lasciare Milano come molti altri per aver commerciato con i francesi in epoca napoleonica: così cominciarono a trasformare la loro passione in una professione, organizzando spettacoli itineranti in cui raccontavano i principali avvenimenti storici.
L’attività era guidata da Giuseppe Colla, che morì nel 1861, l’anno in cui tra i suoi eredi nacquero tre diverse compagnie: la Carlo Colla & Figli, in particolare, ampliò il repertorio, i materiali di scena e le tournée, anche riproponendo con le marionette le opere che erano state messe in scena poco prima alla Scala, come Il Gran Ballo Excelsior. Nel 1911 la compagnia rientrò definitivamente a Milano, dove assunse la direzione artistica e la gestione del teatro Gerolamo, che divenne la sua sede stabile fino al 1957. Rimase un’attività a conduzione familiare fino agli anni Ottanta, quando sotto la direzione artistica di Eugenio Monti Colla un gruppo di suoi allievi marionettisti fondò l’Associazione Grupporiani, quella che ancora oggi gestisce le attività della Carlo Colla & Figli, compresi i laboratori artigianali interni. Eugenio Monti Colla fu l’ultimo marionettista della famiglia Colla attivo nella compagnia.
Oltre a mettere in scena i propri spettacoli nella sala teatrale di Milano, l’Atelier Carlo Colla & Figli, la compagnia li realizza anche in altri teatri, dall’Austria agli Stati Uniti al Piccolo Teatro Grassi, sempre a Milano. Organizza anche laboratori didattici per l’infanzia e sta lavorando per aprire un piccolo museo dedicato al teatro di figura (MUTEF) nell’area Ex Ansaldo.
Per quanto riguarda il filo, per ora la situazione è gestibile e la compagnia «non è ancora in emergenza», spiega Citterio: presto però si dovrà adattare e cercare con pazienza soluzioni alternative alla tipologia di filati che è abituata ad adoperare. D’altra parte «le marionette non si sono mai fatte fermare», osserva, «né dagli avvenimenti storici, né dai cambiamenti socio-culturali». L’unico periodo prolungato in cui gli spettacoli sono stati sospesi è stato quello della pandemia da coronavirus: i documenti contenuti nei registri presenti negli archivi storici della compagnia dicono che perfino durante la Seconda guerra mondiale al massimo fu sospesa qualche replica.
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