Le code sulle autostrade A24 e A25 vengono da lontano
Nei tratti che collegano il Lazio e l'Abruzzo ci sono molti cantieri, fermi a causa di una grossa controversia tra lo Stato e il vecchio gestore
Negli ultimi fine settimana, con l’aumento del traffico verso le zone balneari, ci sono state code più lunghe del solito sulle autostrade A24 e A25, quelle che collegano Lazio e Abruzzo, con picchi fino a 20 chilometri di auto incolonnate. La ragione dei disagi, oltre alla quantità di macchine in circolazione, è che su molti tratti delle due autostrade sono presenti cantieri per la messa in sicurezza di viadotti e gallerie, necessari a causa dell’alta sismicità della zona. L’anomalia, però, è che una parte consistente di questi lavori è ferma o deve ancora cominciare, perché non è stato deciso se debba farli – e quindi pagarli – la società privata che gestiva le autostrade fino all’anno scorso, oppure lo Stato, che le gestisce ora.
A luglio del 2022 lo Stato aveva revocato la concessione sulle due autostrade alla società che le aveva gestite fino a quel momento, la Strada dei Parchi Spa, e l’aveva affidata ad ANAS, la società di proprietà dello stato che gestisce già buona parte delle strade e autostrade italiane. Sembrava che i cantieri, che erano presenti da anni, dovessero quindi finalmente procedere ed essere progressivamente rimossi. Lo stato di avanzamento dei lavori però non è sostanzialmente cambiato perché nel frattempo è nata una controversia legale con molte implicazioni tra lo Stato e il gruppo che gestisce Strada dei Parchi, la società Toto Holding, di proprietà dell’imprenditore abruzzese Carlo Toto (noto soprattutto per essere stato azionista di maggioranza della compagnia aerea Air One, chiusa nel 2014).
La controversia riguarda in particolare il modo in cui lo stato vorrebbe riappropriarsi della concessione, e cioè senza garantire alcuna forma di risarcimento a Toto Holding, che da contratto avrebbe avuto diritto alla concessione fino al 2030. Ma a partire da quella contesa ci sono state ripercussioni su vari livelli, al punto che sul caso è stata chiamata a esprimersi la Corte Costituzionale. Non è ancora chiaro quando lo farà: nel frattempo però con ogni probabilità continueranno a esserci code e disagi per chi viaggia su A24 e A25, soprattutto durante i mesi estivi.
Alcuni giorni fa, dopo il primo fine settimana in cui c’era stato un aumento sostanziale del traffico, i rappresentanti locali della CGIL avevano fatto notare polemicamente come sui due tratti autostradali siano presenti molti cantieri e limitazioni al tracciato, senza che però ci siano avanzamenti nei lavori. Per alcuni chilometri gli automobilisti sono costretti a viaggiare su una sola corsia o senza corsia di emergenza, con evidenti conseguenze su eventuali ingorghi. Ai cantieri si aggiunge anche il traforo del Gran Sasso sulla A24, lungo una decina di chilometri, che dal 2019 è percorribile solo su un’unica corsia in entrambe le direzioni per ragioni di sicurezza. Il rischio è che la situazione rimanga così ancora a lungo, in attesa che si risolva la controversia tra lo Stato e Toto Holding.
La A24 e la A25, lunghe in tutto circa 280 chilometri, sono state gestite dalla società Strada dei Parchi dal 2000 fino all’anno scorso, anche se la concessione sarebbe dovuta scadere nel 2030. Alla fine del 2012 fu inserito nella legge di bilancio un emendamento (il 183) che imponeva a Strada dei Parchi la messa in sicurezza dei viadotti delle due autostrade nei modi previsti dalle norme nazionali ed europee, oltre a «tutte le opere necessarie» in conseguenza del terremoto in Abruzzo, che era avvenuto tre anni prima.
A quel punto Strada dei Parchi avrebbe dovuto presentare un Piano economico e finanziario (Pef) in cui spiegava allo Stato dove intendeva prendere i soldi necessari agli interventi, quanti sarebbero stati finanziati con propri fondi e quanti, per esempio, aumentando le tariffe del pedaggio: da allora ne ha presentati diversi, ma nessuno è mai stato approvato dal Cipess, il Comitato interministeriale per la programmazione economica e sviluppo sostenibile. Per stabilire i costi in un modo il più possibile oggettivo, al Piano economico e finanziario dell’A24 e dell’A25 era stato assegnato dal governo anche un commissario straordinario, che poi è cambiato più volte negli anni: l’ultima stima, aggiornata alla fine del 2022, prevedeva una spesa complessiva di circa 4 miliardi di euro.
Per alcuni anni la manutenzione delle due autostrade era passata in secondo piano, finché era tornata rilevante dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova, avvenuto ad agosto del 2018. Il Ponte Morandi era un viadotto come i molti che avrebbero bisogno di manutenzione sull’A24 e A25, anche se secondo diverse perizie le condizioni di questi ultimi al momento non comporterebbero rischi.
A maggio del 2022, dopo il rifiuto da parte del Cipess dell’ultimo Piano economico e finanziario, Strada dei Parchi inviò una lettera ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture per chiedere di poter recedere dal contratto di gestione delle due autostrade in anticipo rispetto alla scadenza del 2030 (era una possibilità prevista dal contratto). Chiedeva però allo Stato un indennizzo di 2,4 miliardi di euro per ripagare gli investimenti fatti negli anni, per esempio per evitare incrementi tariffari, e soprattutto per compensare i soldi che la società non avrebbe guadagnato fino al 2030.
Il governo, che in quel momento era guidato da Mario Draghi, rispose approvando un provvedimento amministrativo che stabiliva la revoca delle concessioni a Strada dei Parchi e le affidava ad ANAS, motivandolo con l’inadempimento degli impegni sulla manutenzione delle autostrade: in questo modo escludeva di pagare qualsiasi indennizzo a Strada dei Parchi, che a quel punto presentò un ricorso contro il provvedimento del governo.
L’8 luglio del 2022 il governo però approvò un decreto-legge che sostanzialmente ribadiva quella decisione e la rendeva immediatamente effettiva: pochi giorni dopo il TAR, che ancora non si era espresso sul primo provvedimento amministrativo, decise di sospendere la decisione del governo. Ad agosto intervenne il Consiglio di Stato dando infine ragione al governo, e da quel momento la gestione di A24 e A25 passò ad ANAS.
La questione però non si è conclusa, perché il fatto che il governo sia intervenuto con un decreto-legge mentre era in atto un ricorso sul primo provvedimento di revoca è stato giudicato da Strada dei Parchi un’eccessiva forzatura: la società ha quindi presentato un nuovo ricorso, e in effetti a dicembre del 2022 il TAR del Lazio ha rinviato la questione alla Corte Costituzionale, per capire se l’intervento del governo sia stato legittimo.
Proprio a dicembre il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini aveva annunciato per il 2023 l’avvio dei lavori di manutenzione su 16 viadotti, che a quel punto sarebbe spettato allo Stato (dal momento che ANAS è statale). Da quell’annuncio la situazione è tornata in uno stallo di cui è difficile prevedere la durata: la Corte non si è ancora espressa e non è chiaro quando lo farà, e se dovesse giudicare incostituzionale il decreto-legge con cui il governo aveva approvato la revoca della concessione, si riaprirà il contenzioso per un eventuale indennizzo dello Stato a Strada dei Parchi. In attesa di capire chi dovrà fare i lavori di manutenzione, i cantieri sono fermi.
La gran confusione è testimoniata dal fatto che al momento sulle autostrade A24 e A25 ci sono tre commissari straordinari in carica: il primo dovrebbe occuparsi del Piano economico e finanziario presentato da Strada dei Parchi per i lavori di manutenzione, il secondo è incaricato di fare un nuovo piano per conto del governo dopo il subentro di ANAS e un terzo si occupa della messa in sicurezza delle falde acquifere del tunnel del Gran Sasso, che causa i disagi di circolazione che vanno avanti da anni.