A Berlusconi sarebbe piaciuto il nuovo disegno di legge sulla giustizia
L'ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato il nuovo testo
Il ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio dei ministri Antonio Tajani ha parlato alla conferenza stampa che si è tenuta dopo il Consiglio dei ministri che ha approvato un disegno di legge sulla giustizia che prevede alcune modifiche al codice penale e al codice di procedura penale.
A proposito di Berlusconi, e prima di passare la parola al ministro della Giustizia Carlo Nordio, Tajani ha detto:
«Ho voluto ricordare l’umanità di questo uomo che si è battuto sempre per gli ideali nei quali credeva, checché possano dirne i detrattori. E uno di questi era la giustizia giusta per ogni cittadino che potesse essere giudicato con le regole e con le garanzie che in una democrazia spettano ad ognuno di noi».
Tajani ha poi concluso dicendo che Berlusconi «sarebbe soddisfatto, se potesse essere qui ad ascoltare le parole del ministro Nordio per quanto riguarda le decisioni adottate dal Consiglio dei ministri in materia di diritto penale». Tra le norme del nuovo disegno di legge sulla giustizia ci sono l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, una limitazione del sistema delle intercettazioni e di quello delle custodie cautelari.
Berlusconi, morto il 12 giugno, usò spesso i suoi poteri politici per interessi personali, con leggi ad personam per proteggere se stesso e le sue aziende. Fu più volte indagato e alcune volte condannato in tribunale. La sua prima e unica vera condanna in via definitiva, dopo le molte assoluzioni, i tantissimi processi prescritti e archiviati, e i diversi che non si conclusero perché erano state cambiate appositamente le leggi, arrivò nell’agosto del 2013 per il cosiddetto processo Mediaset.
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Berlusconi si è sempre dichiarato un perseguitato dalla giustizia e una «vittima dei giudici di sinistra». E ha difeso una visione “garantista” della giustizia, rispettosa cioè delle garanzie delle persone indagate o imputate, anche se durante la sua storia politica lui e il suo partito hanno difeso i diritti di certi imputati molto più di altri (hanno applicato il garantismo principalmente ai reati dei cosiddetti “colletti bianchi”, e più raramente si sono occupati dei diritti delle persone detenute o degli imputati comuni).