Il Daily Telegraph è in vendita
Il gruppo editoriale di uno dei giornali più importanti del Regno Unito potrebbe cambiare proprietà: c'entrano la litigiosa famiglia Barclay e la loro banca che vuole recuperare i soldi
Dalla scorsa settimana nel Regno Unito si discute molto della messa in vendita del Daily Telegraph, uno dei giornali più letti e importanti del paese, insieme al Sunday Telegraph e alla rivista The Spectator, tutte testate della società Telegraph Media Group. Bank of Scotland, una banca commerciale che fa parte di Lloyds Banking Group, vuole mettere in liquidazione il gruppo editoriale a causa del debito stimato in un miliardo di sterline (circa 1,16 miliardi di euro) della famiglia Barclay, che deteneva la proprietà dell’azienda. La vendita potrebbe avere importanti conseguenze per il sistema dell’informazione britannico, anche se al momento non è molto chiaro quali potrebbero essere i prossimi sviluppi e gli acquirenti.
Tra i giornali britannici, il Daily Telegraph è considerato nella categoria dei “quality press”, cioè delle testate che non fanno parte dell’ampio e diffuso settore dei tabloid dove si pubblicano per lo più notizie scandalistiche e gossip. Nel 2022 il giornale ha dichiarato utili intorno ai 30 milioni di sterline e negli ultimi mesi ha detto di avere circa 750mila persone abbonate, che tra le altre cose hanno accesso ai contenuti a pagamento del sito. Il giornale è tradizionalmente vicino ai conservatori: l’ex primo ministro britannico Boris Johnson aveva una sua rubrica settimanale ed era stato direttore dello Spectator. Ha inoltre una certa influenza negli ambienti politici dove si inizia a pensare alle prossime elezioni politiche, che si dovranno tenere entro il 2025.
Poco meno di 20 anni fa, il gruppo editoriale era già stato messo in vendita, dopo una serie di scandali e ristrutturazioni aziendali legate alla precedente proprietà. I vincitori con una offerta da 665 milioni di sterline erano stati Frederick e David Barclay, due fratelli gemelli che avevano messo insieme ingenti quantità di denaro soprattutto grazie ad attività nel settore immobiliare e delle vendite a domicilio.
L’acquisizione da parte dei Barclay aveva suscitato grande interesse e curiosità soprattutto per la gestione poco chiara e trasparente delle loro finanze, che nel corso del tempo si era incrociata con attività alquanto varie tra loro: il controllo di parte della catena di alberghi Ritz, quote all’interno della società di delivery Yodel e investimenti rivelatisi poi fallimentari in catene di negozi. Lo stesso tipo di gestione era stato applicato anche al gruppo editoriale del Daily Telegraph, messo sotto il controllo di una società che si chiama Press Acquisitions Limited che a sua volta è controllata da May Corporation, sotto il controllo della holding B.UK registrata alle Bermuda, un cosiddetto “paradiso fiscale”.
L’organizzazione societaria in paesi diversi rende difficile ricostruire l’andamento economico delle aziende dei Barclay, ma secondo le ricostruzioni di Press Gazette e del Financial Times, alla base degli attuali problemi finanziari ci sono investimenti poco avveduti e precedenti debiti di cui si era già dovuto fare carico Lloyds. La situazione si era ulteriormente complicata all’inizio del 2021, quando David Barclay era morto, lasciando la società senza i conti in ordine.
Con la decisione di Lloyds di liquidare e mettere in vendita, i figli Aidan e David di Frederick Barclay sono stati rimossi dal consiglio di amministrazione di Telegraph Media Group e sostituiti con due responsabili che hanno il compito di rappresentare gli interessi della banca. La famiglia Barclay ha allora provato a fare una controproposta a Lloyds per ristrutturare il debito e ridurlo, ma non ci sarebbero stati particolari progressi a loro favore, secondo le informazioni raccolte da Sky News e riprese dal Guardian alla fine della scorsa settimana.
Sia il Telegraph sia lo Spectator hanno comunque i conti in ordine e nell’ultima ventina di anni hanno quasi sempre prodotto utili. Anche le campagne di abbonamento hanno funzionato, con un raddoppio delle persone abbonate negli ultimi cinque anni. Il valore complessivo dell’azienda non è però aumentato in modo significativo rispetto al momento in cui era stata acquisita dalla famiglia Barclay, anche a causa degli effetti dell’inflazione nell’ultimo periodo. Le vendite delle edizioni di carta si sono comunque ridotte sensibilmente e il passaggio al digitale è stato gestito meno efficacemente rispetto ad altre testate del paese.
Negli ultimi giorni vari analisti e siti d’informazione britannici hanno indicato il Daily Mail and General Trust (DMGT) come potenziale acquirente del Telegraph Media Group. DMGT controlla i gruppi Dmg media e Harmsworth Media, che a loro volta controllano alcuni dei giornali più conosciuti del Regno Unito come il Daily Mail e Metro, il tabloid gratuito più diffuso nel paese. DMGT aveva del resto già manifestato interesse alla precedente vendita nel 2004, che era poi terminata con l’acquisizione da parte della famiglia Barclay.
Press Gazette ha citato altri potenziali acquirenti a cominciare dal gruppo tedesco Axel Springer, che controlla un gran numero di testate e che di recente ha assunto il controllo di Politico. Telegraph Media Group potrebbe essere acquisito da alcuni grandi fondi come quelli dell’Arabia Saudita o del Qatar, oppure dalla belga Mediahuis, che controlla numerose testate in Europa e in ambito anglosassone detiene la proprietà delle testate irlandesi Irish Independent, Sunday World e The Herald, più diverse altre testate locali.