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  • Lunedì 12 giugno 2023

Cosa ci faceva Meloni in Tunisia, per la seconda volta in pochi giorni

È tornata con von der Leyen per promettere aiuti europei in cambio di riforme e maggiori controlli sui migranti, ma non è andata benissimo

(EPA/FILIPPO ATTILI/CHIGI)
(EPA/FILIPPO ATTILI/CHIGI)
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Domenica la presidente del Consiglio Giorgia Meloni è tornata in Tunisia a poco meno di una settimana di distanza dalla sua ultima visita ufficiale per un secondo colloquio coi principali leader politici tunisini, fra cui il presidente autoritario Kais Saied. Con Meloni c’erano anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte.

Meloni, von der Leyen e Rutte hanno proposto al governo tunisino un aiuto finanziario da circa un miliardo di euro in aggiunta al prestito del Fondo Monetario Internazionale (FMI) da 2 miliardi di cui si parla da settimane, chiesto dalla Tunisia per provare a risolvere la sua complicata situazione dal punto di vista economico e sociale. In cambio degli aiuti, l’Unione Europea ha chiesto che la Tunisia applichi le riforme chieste dall’FMI ma soprattutto collabori maggiormente nel bloccare le partenze di migranti e richiedenti asilo che cercano di raggiungere l’Italia via mare.

Non sembra che la missione sia andata benissimo: dopo l’incontro con Saied è stato diffuso un comunicato in cui si annuncia un nuovo incontro di alto livello fra il governo tunisino e la Commissione Europea per preparare un documento, chiamato memorandum of understanding, che vincoli gli aiuti europei a impegni precisi da parte della Tunisia. La Tunisia non ha commentato nel dettaglio l’incontro, ma Reuters scrive che secondo i media tunisini di stato durante la conversazione con i leader europei Saied ha ribadito di non volere accettare le condizioni imposte dall’FMI per ottenere il prestito, descrivendole come un «diktat».

La Tunisia è da anni in gravi difficoltà economiche: il PIL è stagnante, la disoccupazione è stimata intorno al 15 per cento. I timori si concentrano soprattutto sul 2024, durante il quale lo Stato potrebbe esaurire le proprie riserve che ammontano a circa 7 miliardi di euro, come ha stimato l’economista Aram Belhadj in un’intervista a Repubblica. In cambio di un prestito a condizioni agevolate da circa 2 miliardi di euro l’FMI ha chiesto a Saied di privatizzare alcune aziende pubbliche e rimuovere sussidi sull’acquisto di farina e carburante. Al momento Saied ha rifiutato questa proposta, spiegando di giudicare le condizioni dell’FMI eccessivamente impopolari.

Anche l’Unione Europea ha offerto aiuti finanziari sotto forma di un prestito a tassi agevolati di 900 milioni di euro – da erogare a rate nei prossimi anni – oltre a due contributi a fondo perduto rispettivamente da 150 milioni di euro, come contributo al bilancio nazionale, e da 100 milioni di euro per impedire le partenze delle imbarcazioni di migranti.

Questi 100 milioni di euro in particolare finirebbero verosimilmente alle autorità tunisine che si occupano di controllo delle frontiere: in sostanza, l’Unione Europea replicherebbe su scala minore gli accordi fatti negli anni scorsi con la Libia e la Turchia affinché impediscano con la forza le partenze di migranti e richiedenti asilo.

Nel 2023, per via della crisi economica e della campagna razzista di Saied contro i migranti subsahariani, la Tunisia è diventata il principale paese da cui partono le imbarcazioni di migranti e richiedenti asilo che cercano di raggiungere l’Italia via mare. Nelle ultime settimane Meloni ha indicato più volte che intende rafforzare la cooperazione con la Tunisia affinché, per esempio, accetti più facilmente i rimpatri dei tunisini a cui viene negata la richiesta di asilo in Italia. Qualche giorno fa in un negoziato europeo sulla riforma del Regolamento di Dublino il governo italiano ha ottenuto di inserire nella bozza di riforma alcune norme che rendono più agevole rimpatriare i richiedenti asilo in “paesi terzi” dopo un rapido esame della richiesta di asilo. Se approvata, questa norma restringerebbe il diritto previsto dalle leggi italiane ed europee secondo cui ogni richiesta di asilo va esaminata individualmente e con grande attenzione.

La proposta dei paesi europei è già stata criticata dal Forum tunisino per i diritti economici e sociali, un’organizzazione che si occupa anche dei diritti dei migranti, che ad Associated Press ha detto: «l’Europa non considera la Tunisia come un paese che ha bisogno di cooperazione sulla base di valori democratici come i diritti e le libertà, ma soltanto come una frontiera esterna che ha bisogno di maggiori strumenti per contenere la migrazione, con l’obiettivo che nessuno riesca a raggiungere l’Europa».

Anche Saied, poche ore prima della visita di Meloni, Rutte e von der Leyen, aveva detto pubblicamente che non vuole che la Tunisia diventi la guardia di frontiera dei paesi europei. Non è chiaro, in questo contesto, se e come Saied sarà convinto ad accettare gli aiuti dell’FMI e quelli europei.