Le indagini sulla bambina scomparsa a Firenze
La sparizione di Cataleya Alvarez è avvenuta sabato: le ricerche per ora sono concentrate soprattutto all'interno dell'edificio dove vive, un ex albergo occupato
Sabato a Firenze, attorno alle 15, è scomparsa una bambina di cinque anni: Cataleya Mia Alvarez, di origine peruviana. La madre, rientrata dal lavoro a quell’ora, non l’ha trovata. Cataleya Mia Alvarez è in Italia da quattro anni: arrivò a Firenze quando aveva un anno. Vive con la madre, un fratello di otto anni e uno zio, in uno stabile occupato in via Maragliano, tra la zona di Novoli e quella di San Jacopino. Il padre, da cui la madre è separata, è detenuto per reati contro il patrimonio nel carcere fiorentino di Solliciano.
L’edificio dove vive la bambina è un ex hotel, l’Astor, che ha cessato l’attività tre anni fa e che nel settembre scorso è stato occupato dal Movimento di lotta per la casa: all’interno, 3mila metri quadrati, vivono circa 100 persone, tra cui più di 30 bambini. I rapporti tra i residenti all’interno dell’ex hotel sarebbero piuttosto complicati: i giornali dando la notizia hanno sottolineato che i residenti del quartiere chiamano l’edificio «buco nero». È anche riportato che le risse e le aggressioni avrebbero «cadenza quotidiana». Il quotidiano fiorentino La Nazione scrive di «scintille sempre più frequenti tra comunità rumena e sudamericana».
Nell’ex hotel vivono italiani, peruviani, marocchini, rumeni e ungheresi. La stessa madre della bambina ha spiegato, parlando con alcuni telegiornali, di aver dato indicazioni ai carabinieri su chi può aver avuto un ruolo nella scomparsa di sua figlia. Al Quotidiano Nazionale ha spiegato di aver litigato con una famiglia originaria dell’Ecuador: «Volevano occupare le nostre stanze, ci siamo barricati dentro. C’è stata una rissa, un uomo ubriaco è volato dalla finestra. Hanno provato a dare la colpa a mio fratello ma lui non c’entra niente, non ha fatto niente. È caduto da solo».
Tornando a ciò che si sa concretamente, sabato la madre ventiseienne della bambina è tornata dal lavoro verso le 15: si occupa delle pulizie in un supermercato. La figlia, essendo sabato, non era alla scuola materna: frequenta quella di via Lavagnini, a circa due chilometri e mezzo dal palazzo dove vive. Cataleya, che in famiglia chiamano Cata, non era, come invece avrebbe dovuto essere, nel cortile a giocare con gli altri bambini. Gli altri bambini hanno raccontato che era con loro ma poi lei aveva litigato con un’altra bambina e quindi loro se n’erano andati lasciandola in cortile da sola.
Le telecamere della zona visionate dai carabinieri hanno ripreso la bambina mentre usciva dal portone principale dello stabile per poi rientrare all’interno. C’è un’altra uscita, laterale, che però non è inquadrata da nessuna videocamera. L’edificio è stato perquisito domenica con l’aiuto di cani addestrati alla ricerca di persone. Sono state fatte anche ricerche nel vicino torrente Mugnone.
Domenica sono arrivate numerose telefonate di avvistamento ma nessuna indicazione si è rivelata utile. Sul telefono di un’amica della madre è arrivata la telefonata di un uomo, definito dalla donna di etnia latina, che ha detto di avere la bambina con sé.
La madre della bambina ha escluso che nella sparizione di sua figlia possa avere avuto un ruolo la famiglia dell’ex marito. Le indagini sono comunque concentrate sullo stabile. Sono stati controllati anche i condotti dell’aria condizionata. Era stato anche ipotizzato dagli investigatori che la bambina, dopo aver litigato con l’amica, si fosse nascosta da qualche parte. L’ipotesi dell’allontanamento volontario è considerata ancora valida.
Attorno alla vicenda è iniziata l’inevitabile disputa politica. Su alcuni giornali la notizia della scomparsa della bambina sembra passare in secondo piano rispetto a quella dell’occupazione dello stabile.
Nel 2022 l’edificio è stato rilevato da un imprenditore, Carlo Vadi, che alla Nazione ha dichiarato: «Non abbiamo avuto il tempo di fare nulla. È stato subito occupato e nonostante la nostra denuncia non è cambiato quasi nulla». L’assessora al Welfare del comune di Firenze, Sara Funaro, ha detto che subito dopo l’occupazione era stato chiesto lo sgombero «dando garanzie nel momento per la presa in carico di bambini e soggetti fragili. Ma ancora non è arrivato il decreto di sequestro preventivo che permette di intervenire. Così non possiamo fare nulla e ora sarebbe come se il Comune entrasse in casa di un privato cittadino. Ma non è il momento delle polemiche».
Davanti all’ex Astor ieri sono arrivati anche due consiglieri comunali di Fratelli d’Italia che hanno detto ai giornalisti di aver più volte denunciato allacci abusivi di acqua ed elettricità e situazioni di degrado e pericolo per i residenti della zona.
Fuori dall’albergo si sono trovate anche molte persone della comunità peruviana fiorentina e militanti del Movimento di lotta per la casa che insieme ad altri volontari stanno partecipando alle ricerche della bambina.