La Svezia sta infine per entrare nella NATO?
La Turchia potrebbe ratificarne l'ingresso entro l'estate, dopo alcune concessioni riguardo alle organizzazioni che Erdogan considera terroristiche
Nelle scorse settimane vari esponenti della NATO e dell’amministrazione americana di Joe Biden hanno mostrato ottimismo riguardo alla possibilità che la Svezia, dopo mesi d’attesa, possa infine entrare nell’Alleanza atlantica. Molti si aspettano che si arrivi a una soluzione della questione entro l’estate, dopo che la pratica, partita un anno fa, era rimasta a lungo bloccata per la mancata approvazione da parte dell’Ungheria e soprattutto della Turchia.
L’obiettivo dichiarato dei vertici NATO è di completare le operazioni di ingresso della Svezia nell’organizzazione prima del previsto summit dell’11-12 luglio a Vilnius, in Lituania. La NATO completerebbe così un ampliamento ritenuto storico, dopo l’ingresso della Finlandia il 4 aprile. I due paesi sarebbero dovuti entrare insieme, ma gli iter sono stati separati proprio per la persistente opposizione della Turchia, che accusa il governo svedese di sostenere e accogliere membri di alcune organizzazioni curde, in particolare del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) che la Turchia (così come la maggior parte dei paesi occidentali) ritiene un’organizzazione terroristica.
I negoziati fra Svezia e Turchia, con supervisione e pressioni da parte degli Stati Uniti, sono proseguiti e attualmente potrebbero essere arrivati a un punto di svolta. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan sembrerebbe aver ammorbidito le sue posizioni dopo la recente rielezione per un terzo mandato e dopo un colloquio telefonico con il presidente statunitense, in cui si è parlato anche di un possibile acquisto di caccia F-16 da parte della Turchia proprio dagli Stati Uniti.
La Svezia ha invece approvato a fine maggio una nuova legge antiterrorismo, che inserisce il reato di «partecipazione a un gruppo terroristico», prima assente dalla sua legislazione: la norma va nella direzione richiesta dal governo turco. La sua approvazione ha causato anche proteste, compresa una manifestazione di alcune centinaia di persone che hanno sfilato a Stoccolma con striscioni e bandiere a sostegno del popolo curdo.
In questi giorni la Corte Suprema svedese ha anche approvato l’estradizione di un cittadino turco che si è dichiarato sostenitore del PKK ma che deve scontare una condanna per detenzione di droga. Mehmet Kokulu era stato condannato nel 2014 a 4 anni e 7 mesi di prigione per il possesso di 1,8 chilogrammi di marijuana, aveva scontato circa metà della pena ed era uscito su cauzione. Dopo alcuni anni era emigrato in Svezia, dove ad agosto è stato arrestato su richiesta del governo turco che ufficialmente vuole che finisca di scontare la pena: secondo gli avvocati dell’uomo invece la magistratura turca lo vuole incriminare per alcuni post sui social, in cui era stato critico nei confronti del presidente, e per il suo sostegno al PKK.
L’estradizione dovrà comunque essere approvata dal parlamento svedese, ma è notevole il fatto che la Corte Suprema, che in passato aveva bloccato casi simili, questa volta abbia acconsentito all’estradizione.
Proprio la mancata estradizione di cittadini turchi che il governo della Turchia ritiene affiliati a organizzazioni terroristiche era alla base della mancata approvazione dell’ingresso della Svezia nella NATO.
Finlandia e Svezia pochi mesi dopo l’invasione russa dell’Ucraina avevano deciso di abbandonare decenni di neutralità, durata per tutta la Guerra Fredda, per richiedere l’adesione alla NATO. A giugno 2022 avevano ottenuto l’invito ufficiale da parte dei trenta paesi dell’alleanza e in poche settimane la gran parte di questi aveva ratificato il loro ingresso. Il regolamento della NATO prevede che l’ingresso debba essere approvato all’unanimità: Ungheria e Turchia avevano rinviato la decisione, che sarebbe dovuta passare da un dibattito parlamentare. In entrambi i casi, però, l’obiettivo polemico dei governi turco e ungherese era soprattutto la Svezia. E la vera opposizione era quella della Turchia: le trattative con l’Ungheria sono state più semplici.
Dopo negoziati piuttosto lunghi e qualche tentennamento, alla fine è stato deciso che la Finlandia sarebbe stata fatta entrare subito nella NATO, e che la Svezia avrebbe aspettato.
L’ingresso della Svezia è però considerato particolarmente strategico e non più rinviabile per l’organizzazione militare, che sta vivendo una fase di rilancio dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. La Svezia collabora militarmente con la NATO sin dal 2014, l’ingresso come membro a tutti gli effetti completerebbe la copertura militare del nord Europa e del Mar Baltico. Il fianco est dell’alleanza atlantica e in particolare il cosiddetto “varco di Suwalki” che collega Lituania e Polonia sono considerati i punti deboli della NATO a livello militare. La Svezia è fondamentale in quanto a supporto logistico e ha una dotazione militare consistente a livello navale, compresa una flotta di cinque sottomarini d’attacco che sono stati progettati espressamente per operare nel mar Baltico.
La Svezia inoltre ha già assegnato nell’attuale bilancio il 2 per cento del PIL (prodotto interno lordo) alle spese militari, come richiesto dall’alleanza. Ha la maggiore industria militare del Nord Europa e una volta entrata nell’alleanza dovrebbe far parte di un progetto che punta a creare una forza aerea congiunta fra vari paesi proprio nel Nord Europa.
– Leggi anche: Come si entra nella NATO