Le linee ferroviarie tolte dal PNRR per via dei ritardi
Sono soprattutto al sud: rischiavano di non essere concluse entro il 2026, la scadenza imposta dal piano europeo per ricevere i soldi
Il ministero delle Infrastrutture ha definito alcune modifiche all’elenco delle linee ferroviarie da finanziare con i fondi del PNRR, il piano nazionale di ripresa e resilienza con cui il governo intende spendere i finanziamenti europei del bando Next Generation EU, chiamato anche Recovery Fund. I correttivi erano stati chiesti dal ministero per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il PNRR, guidato da Raffaele Fitto, in vista del confronto con la Commissione Europea per riorganizzare il PNRR, un passaggio ormai indispensabile per rimediare ai gravi ritardi segnalati in molti capitoli del piano.
Come è emerso dalla terza relazione sullo stato di attuazione del PNRR diffusa nei giorni scorsi dal governo, il ministero delle Infrastrutture finora ha speso 4,7 miliardi di euro, il 12 per cento dei 39,7 miliardi a disposizione in uno dei settori più significativi del PNRR. Molti progetti sono quindi in ritardo ed è ormai evidente che non potranno rispettare la scadenza del 2026, anno in cui le opere del piano devono essere completate: in caso di tempi più lunghi rispetto al previsto c’è il rischio di non ricevere i fondi europei.
I progetti legati alla rete ferroviaria sono tra i più costosi e ambiziosi. Costruire o potenziare una ferrovia, infatti, impone una progettazione molto lunga che coinvolge diversi enti e istituzioni, non solo locali. Ricorsi e contrattempi, inoltre, sono molto frequenti e quasi sempre queste opere si concludono a diversi anni di distanza dall’inizio dei lavori. Il ministero si è accorto che questi problemi avrebbero interessato anche diversi progetti del PNRR e quindi ha deciso di toglierli dal piano.
In totale saranno spostati finanziamenti per 7,3 miliardi di euro sui 39,7 miliardi disponibili. Una delle linee che usciranno dal PNNR è il potenziamento della Roma-Pescara, per cui erano stati stanziati 600 milioni di euro. Gli stessi soldi andranno ad altri due collegamenti che attraversano l’Italia dal mar Tirreno all’Adriatico: la Battipaglia-Taranto e la Orte-Falconara. Il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio, ha assicurato che i ritardi erano noti da tempo e per questo verranno utilizzati i soldi del Fondo di Coesione, che non hanno i vincoli temporali del PNRR. «Non abbiamo alcun timore sul fatto che l’opera rientra comunque tra gli obiettivi strategici del governo e che sarebbe in ogni caso finanziata con altre fonti di finanziamento ugualmente efficaci», ha detto Marsilio.
– Leggi anche: I molti problemi del PNRR, in ordine
Saranno tolti dal PNRR anche due lotti dei cinque previsti per il raddoppio della linea Palermo-Catania-Messina. Il raddoppio consentirebbe di creare una linea ad alta velocità e ridurre i tempi di percorrenza oggi lunghissimi. Nel piano erano previsti 276 milioni per i tratti Caltanissetta-Lercara ed Enna-Caltanissetta, ma per come sono andate le cose finora non sarebbe stato possibile finire i lavori in tempo per il 2026. Secondo le prime informazioni, il ministero vorrebbe dirottare una parte dei fondi per migliorare la linea esistente e realizzare più avanti il collegamento con l’alta velocità.
– Leggi anche: In Sicilia è stato tolto l’unico treno Frecciabianca
Ci sarà qualche modifica anche per la linea tra Napoli e Bari: anche in questo caso i soldi per il potenziamento saranno spostati su progetti più piccoli e fattibili che riguardano lo stesso collegamento. Anche i 713 milioni di euro per l’elettrificazione delle linee ferroviarie nelle regioni del sud saranno distribuiti diversamente rispetto alle previsioni. È rimasta, invece, una delle opere che nelle ultime settimane sembravano maggiormente indiziate a essere soppresse, cioè l’alta velocità Salerno-Reggio Calabria.
Sarà importante capire due conseguenze di queste modifiche: la prima è il rispetto degli obiettivi generali del PNRR che tra le altre cose impongono di spendere almeno il 40 per cento dei fondi nelle regioni del sud. L’altra conseguenza è legata ai fondi alternativi promessi dal ministero per portare avanti i progetti annunciati: al momento i soldi sono stati promessi, ma le modifiche in corsa possono causare ulteriori ritardi.