Trump è stato incriminato per il caso dei documenti riservati trovati nella sua villa
È la prima volta che un ex presidente degli Stati Uniti viene processato per reati federali
L’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump è stato incriminato per l’indagine federale sui documenti riservati che erano stati trovati nella sua villa di Mar-a-lago, in Florida. Lo ho fatto sapere lui stesso sul suo social network Truth Social, in cui ha detto di essere stato convocato per martedì pomeriggio al tribunale federale di Miami, dove gli verrà notificata ufficialmente l’incriminazione.
È la prima volta nella storia degli Stati Uniti che un ex presidente viene incriminato per reati federali. Ad aprile Trump era stato incriminato anche per un pagamento illegale all’attrice di film porno Stormy Daniels: in quel caso non si trattava però di un reato federale, ma di un procedimento statale della procura di Manhattan. Le incriminazioni non vietano a Trump di continuare la sua campagna elettorale per le primarie del Partito Repubblicano in vista delle elezioni presidenziali del 2024, né di essere eventualmente eletto presidente.
Il dipartimento di Giustizia, che ha avviato il procedimento, non ha ancora fatto comunicati pubblici: la conferma dell’incriminazione per ora è stata fatta soltanto da Trump su Truth Social, ma i media americani sono pieni di conferme di funzionari anonimi a conoscenza dei fatti. Al momento non sono stati comunicati nel dettaglio i capi d’accusa nei confronti di Trump, ma si sa che l’indagine verte sui presunti reati di occultamento di documenti riservati, ostruzione della giustizia attraverso la distruzione, modifica o falsificazione di documenti, e violazione dell’Espionage Act, la legge federale che vieta e punisce eventuali reati di spionaggio.
L’indagine era iniziata dopo una richiesta fatta a febbraio al dipartimento di Giustizia dalla National Archives and Records Administration (NARA), un’agenzia del governo degli Stati Uniti incaricata di conservare i più importanti documenti governativi e storici del paese.
L’agenzia aveva detto che, al termine del suo mandato presidenziale, Trump aveva portato via dalla Casa Bianca diversi documenti governativi – tra cui alcuni indicati come “classified”, ovvero riservati e coperti da vincolo di segretezza, che non possono essere assolutamente divulgati – violando il Presidential Records Act, una legge che impone ai presidenti statunitensi di consegnare ai National Archives tutti i documenti prodotti dalla propria amministrazione.
Ad agosto l’FBI (l’agenzia investigativa della polizia federale) aveva perquisito Mar-a-Lago e aveva trovato oltre venti scatoloni contenenti più di 13 mila documenti, tra cui un centinaio classificati come riservati e coperti da vincolo di segretezza, che avrebbero dovuto essere conservati solo in sedi governative. Il dipartimento di Giustizia aveva spiegato che la perquisizione era stata fatta dopo che erano state raccolte «numerose prove» che attestavano i tentativi dei legali di Trump di nascondere i documenti riservati conservati nella villa e di evitare di consegnarli alle autorità.
L’FBI aveva prelevato dalla villa numerosi documenti classificati come “top secret” o come “sensitive compartmented information”, una tra le categorie che indicano informazioni altamente sensibili e riservate. Tra gli altri, c’erano anche documenti relativi alle difese militari e agli armamenti nucleari di un paese straniero.
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