Perché nel PD si parla di Paolo Ciani
Non fa parte del partito ma è stato nominato vicecapogruppo, e le sue posizioni contrarie all'invio di armi in Ucraina hanno causato un po' di scompiglio
In questi giorni la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, sta ricevendo critiche da alcuni membri del suo partito per aver scelto come nuovo vicecapogruppo alla Camera Paolo Ciani, che non fa parte del Partito Democratico. Ciani ha 53 anni, è di Roma ed è il leader di Democrazia Solidale, o Demos, un piccolissimo partito che alle ultime elezioni si è presentato nelle liste del PD e ha eletto il solo Ciani.
La scelta di Ciani a vicecapogruppo è stata vista da molti come un segnale della volontà di Schlein di aprire il partito a una serie di posizioni diverse dalla linea ufficiale, nel tentativo di avvicinare l’elettorato dell’area del cristianesimo sociale (a cui appartiene Demos), quindi di centrosinistra ma vicino alle istanze cattoliche. Il problema è che queste posizioni sono piuttosto impopolari all’interno del PD, molti suoi membri le ritengono sconvenienti e avrebbero preferito al posto di Ciani una persona del partito.
Ciani è innanzitutto l’unico membro del gruppo parlamentare del PD ad aver votato contro l’invio di armi all’Ucraina, una posizione che ha rivendicato più volte anche nelle interviste che ha dato negli ultimi giorni: ed è piuttosto significativo che per un ruolo di rilievo nel PD sia stato scelto proprio l’unico parlamentare del gruppo che la pensa diversamente da tutti gli altri su un tema così rilevante. In tutte le interviste Ciani ha ribadito di non avere alcuna intenzione di iscriversi al PD e ha cercato di dare visibilità al suo partito.
Parlando con Repubblica Ciani ha anche detto di essere contrario alla gestazione per altri (GPA), una forma di procreazione assistita che in Italia non è legale, ma di cui si è parlato molto negli ultimi mesi per la particolare avversione dei membri del governo, e su cui invece molti esponenti del PD si sono mostrati aperti. Ciani ha comunque detto di essere a favore del riconoscimento dei figli delle coppie omogenitoriali che hanno fatto ricorso alla GPA nei paesi in cui è legale.
In ogni caso, in quanto vicecapogruppo, Ciani non avrà particolari ruoli di leadership sui parlamentari del PD: la capogruppo è Chiara Braga e oltre a Ciani ci sono altri tre vice, ma il nuovo ruolo probabilmente gli permetterà di intervenire più spesso in aula e in ogni caso di accrescere la sua visibilità.
Ciani è al suo primo incarico da parlamentare. Prima era stato consigliere regionale nel Lazio, dove fu eletto nel 2018 sostenendo il candidato del PD Nicola Zingaretti, e poi consigliere comunale a Roma dal 2021. Per le comunali a Roma si presentò anche alle primarie del PD in cui fu poi scelto come candidato Roberto Gualtieri, l’attuale sindaco, ottenendo il 7 per cento. Alle elezioni politiche del 2022 era stato scelto come candidato della coalizione di centrosinistra nel collegio uninominale del municipio 1 di Roma, ed era stato eletto deputato con il 38 per cento delle preferenze davanti alla candidata della destra Maria Spena. È segretario nazionale di Demos da poco più di un anno, e al di fuori della politica è stato il responsabile romano della Comunità di Sant’Egidio, importante associazione di volontariato d’ispirazione fortemente cattolica. Lui stesso a Repubblica ha detto di ritenere la scelta di Schlein di farlo vicecapogruppo «un segno di attenzione da parte della segretaria ai cattolici in generale».
Un’altra ragione per cui la scelta di Ciani ha causato malumori all’interno del PD è il fatto che abbia preso il posto di Piero De Luca, figlio del presidente della Campania Vincenzo De Luca, notoriamente in aperto contrasto con la direzione del partito da parte di Schlein. Il ruolo di Vincenzo De Luca all’interno del PD non è marginale: è alla guida di una delle pochissime regioni ancora governate dal partito e vuole ricandidarsi anche alla fine del suo secondo mandato, che scadrà nel 2025. Schlein però ha già fatto capire di non essere d’accordo e di voler riformare la leadership del PD campano, riducendo l’influenza di De Luca nella regione.