Il piano di espansione di Malpensa ha un problema: la brughiera
La società che gestisce l’aeroporto vorrebbe costruirci una nuova area cargo, ma le associazioni ambientaliste e il ministero chiedono di salvaguardarla
Da alcuni mesi, almeno dall’inizio dell’anno, era atteso l’esito della valutazione di impatto ambientale (VIA) in merito alla proposta di ampliamento dell’aeroporto di Malpensa, in particolare dell’area dedicata ai voli cargo, quelli che trasportano le merci. La VIA è una procedura gestita dal ministero dell’Ambiente che ha il compito di dare o negare l’autorizzazione ai progetti più rilevanti, con conseguenze per l’ambiente e il territorio. Il risultato della lunga analisi del ministero, iniziata nel 2020, era molto atteso da SEA, la società che gestisce l’aeroporto, dai comuni intorno allo scalo e da alcuni comitati ambientalisti che si oppongono all’ampliamento perché occuperà un’estesa area di brughiera.
La questione interessa la provincia di Varese (dove si trova l’aeroporto) e anche il comune di Milano, che controlla il 54,8 per cento delle azioni di SEA. Gli altri azionisti sono la società 2i Aeroporti e F2i Sgr, un fondo che oltre a controllare la stessa 2i Aeroporti gestisce i risparmi delle principali fondazioni italiane di origine bancaria, istituzioni pubbliche, casse di previdenza e fondi pensione.
Il progetto di ampliamento dell’aeroporto è stato chiamato Masterplan 2035 perché pensato per lo sviluppo sul medio periodo, nei prossimi dieci anni almeno. L’investimento complessivo è stato stimato in circa 300 milioni di euro divisi tra SEA e le aziende della logistica che vogliono investire in nuove strutture. Si punta a costruire nuovi grandi piazzole per gli aerei, parcheggi e magazzini a ridosso della pista per rendere più veloci le operazioni di carico e scarico delle merci. Nella nuova area sono previsti anche collegamenti immediati con nuove strade a servizio dello scalo, per favorire l’entrata e l’uscita dei camion. L’ampliamento è pensato per dare nuovi spazi alle grandi aziende che da anni hanno individuato in Malpensa l’aeroporto più adatto a importare ed esportare merci dall’Italia.
Secondo le previsioni di SEA, entro il 2035 l’aeroporto di Malpensa potrà gestire 1,2 milioni di tonnellate di merci ogni anno contro le 550mila registrate nel 2019, prima della pandemia. Negli ultimi anni DHL, uno dei grandi operatori del trasporto merci, ha concentrato la sua attività a Malpensa, diventato il quarto scalo logistico a livello europeo. Da lì oggi transita il 70 per cento dei voli cargo che atterrano e decollano dall’Italia, una percentuale cresciuta in modo significativo negli ultimi anni. Massimiliano Serati, responsabile della divisione ricerca applicata della LIUC Business School, ha stimato che l’ampliamento dell’aeroporto garantirebbe 5.400 nuovi posti di lavoro e un giro d’affari di almeno 10,2 miliardi di euro.
SEA ha presentato diverse soluzioni per trovare i nuovi spazi, alcune con un ampliamento notevole fuori dall’attuale perimetro dello scalo, altre con un impatto ambientale meno rilevante. La versione definitiva del progetto prevedeva un’espansione a sud, in un’area di 44 ettari nel comune di Lonate Pozzolo. Oggi è ricoperta da una brughiera, un habitat piuttosto raro in Italia caratterizzato dalla presenza di una pianta chiamata brugo. Sui terreni di una brughiera non cresce molto altro, anzi, sono poco fertili, tuttavia ci vivono varie specie di animali: tra le altre la falena dell’edera, l’invernina delle brughiere, la libellula, la ninfa delle brughiere (tra le cinque farfalle più a rischio di estinzione in Europa), la martora e il falco pecchiaiolo.
Il Parco del Ticino, un ente che ha il compito di salvaguardare l’ambiente della valle del Ticino, aveva chiesto più volte di modificare il progetto. L’ente parco sostiene che la soluzione scelta sia la più facile e comoda per l’aeroporto, ma non l’unica possibile, e per questo di fronte alla mancata disponibilità di SEA non ha sottoscritto il protocollo di intesa, un documento con cui la società si è accordata con la Regione e alcuni comuni per portare avanti l’ampliamento.
Diverse associazioni ambientaliste – Italia Nostra Lombardia, Legambiente Lombardia, Lipu, Life Drylands, Centro Italiano Studi Ornitologici (CISO), Ecoistituto della Valle del Ticino, Coordinamento Salviamo il Ticino – hanno organizzato un convegno per spiegare quali sono le caratteristiche della brughiera di Lonate Pozzolo. Le associazioni hanno presentato ufficialmente alla Regione Lombardia la richiesta di inserire la brughiera nella rete dei siti di interesse comunitari Natura 2000, creata dall’Unione Europea per individuare aree protette che vanno salvaguardate. Una prima richiesta di istituzione del sito di interesse comunitario era già stata presentata dal Parco del Ticino nel 2011, per un’area di 856 ettari a sud dell’aeroporto. Tuttavia la Regione non aprì nessuna istruttoria e la richiesta non ebbe seguito.
Il futuro dell’area naturale, insomma, dipendeva dal parere del ministero, pubblicato nel pomeriggio di giovedì 8 giugno: l’ampliamento dell’aeroporto si potrà fare, ma soltanto all’interno del sedime aeroportuale e quindi senza espandersi nella brughiera. Nel documento si legge che è stato dato un parere favorevole «subordinatamente al rispetto di soluzioni progettuali che non comportino deterioramento o, massimamente, sottrazione, né temporanea né a maggior ragione permanente, di habitat naturali e seminaturali di brughiera».
Le associazioni ambientaliste sono molto soddisfatte dell’esito: «La battaglia per salvare l’ultimo lembo della brughiera più meridionale d’Europa, un ambiente prezioso e insostituibile, è stata vinta e ripaga degli sforzi fatti». Ora sarà importante capire come reagirà la società che gestisce lo scalo, se sceglierà una versione dell’ampliamento rispettosa del parere del ministero oppure se proporrà nuovi progetti alternativi.
L’articolo è stato aggiornato in seguito alla pubblicazione, giovedì pomeriggio, dell’esito della Valutazione di Impatto Ambientale da parte del ministero.