Sulla sicurezza dei treni l’India non ha investito come avrebbe dovuto
A fronte di miglioramenti vistosi sull’alta velocità, le condizioni dei treni comuni sono ancora pessime, con grossi rischi
Nei giorni successivi al terribile incidente ferroviario in India, in cui sono morte almeno 275 persone, sta ricevendo molte attenzioni un rapporto del Controllore e revisore generale indiano (CAG), l’organo che controlla le spese dello stato (più o meno l’equivalente della nostra Corte dei conti), secondo cui il governo indiano non avrebbe speso correttamente i fondi per la sicurezza delle reti ferroviarie. A fronte di grossi investimenti in progetti vistosi come linee dell’alta velocità e nell’ammodernamento delle stazioni, restano invece molto precarie le condizioni di sicurezza dei binari e dei treni comuni, usati ogni anno da milioni di persone, con grossi rischi.
L’incidente ferroviario dello scorso 2 giugno, avvenuto nello stato di Orissa, nella parte orientale del paese, è il peggiore degli ultimi vent’anni in India. Ha coinvolto due treni passeggeri e un treno merci, causando la morte di almeno 275 persone e il ferimento di circa un migliaio. Le indagini sono ancora in corso, ma sembra che a causare l’incidente sia stato un malfunzionamento nel sistema di segnalamento. Il primo ministro Narendra Modi, che negli ultimi anni ha fortemente pubblicizzato gli investimenti del suo governo nella rete ferroviaria, ha detto che ogni responsabile «verrà punito».
La rete ferroviaria indiana risale per lo più al periodo coloniale inglese. Soprattutto negli ultimi cinque anni il governo indiano ha investito moltissimo per migliorarla: solo nell’ultimo anno sono stati spesi l’equivalente di 28 miliardi di euro, con un aumento del 15 per cento rispetto all’anno precedente. Le morti sulla rete ferroviaria sono complessivamente diminuite, ma restano ancora tantissime: sono state oltre 16mila nel 2021, la maggior parte per cadute dai treni in corsa, e secondo dati del National Crime Records Bureau 260mila negli ultimi dieci anni.
Questi numeri sono comunque da anni in miglioramento: gli incidenti ferroviari per milione di chilometri percorsi erano 5,5 nel 1961, 2,2 nel 1980 e 0,05 nel 2019. Anche le morti sulla rete ferroviaria sono in continua diminuzione. Molti critici del governo, tuttavia, ritengono che ancora non sia stato fatto abbastanza, e che operazioni di rinnovamento o manutenzione anche basilari non siano state affrontate in maniera adeguata.
Il rapporto del CAG era stato presentato al parlamento indiano a dicembre del 2022: comprende un’analisi di 1.129 incidenti accaduti tra aprile 2017 e marzo 2021 descrivendone le cause.
La parte più contestata del rapporto riguarda il modo in cui il governo e le Ferrovie Indiane, azienda pubblica gestita dal governo, avrebbero gestito i soldi del Rashtriya Rail Sanraksha Kosh (RRSK), un fondo nazionale per la sicurezza ferroviaria, introdotto dal governo indiano nel 2017. Il fondo prevedeva l’equivalente di oltre 11 miliardi di euro da usare in un periodo di cinque anni, per una spesa annuale di circa 2,2 miliardi l’anno: la maggior parte dei fondi doveva provenire dal governo, il resto dalle Ferrovie Indiane.
Con quei soldi si sarebbero dovuti realizzare lavori di rinnovamento e potenziamento, sostituzione di impianti obsoleti, eliminazione dei passaggi a livello non presidiati, manutenzione e potenziamento di rotaie, binari e sistemi di segnalazione, formazione del personale, questioni e procedure di sicurezza e finanziamento di ispezioni regolari.
Le cose andarono diversamente: secondo il rapporto del CAG, per quattro anni consecutivi le Ferrovie non hanno speso i soldi che avrebbero dovuto per questo tipo di interventi, con un deficit complessivo dell’equivalente di quasi 2 miliardi di euro. Dal rapporto inoltre emerge che non è chiaro se il governo abbia effettivamente realizzato gli interventi di sicurezza previsti.
Gli interventi previsti erano classificati come prioritari: dal rapporto risulta che il calo degli investimenti su questo fronte sia andato in parallelo con un aumento in quello di interventi ritenuti non prioritari: si è passati da 56 milioni nel biennio 2017-18 a oltre 121 milioni nel biennio 2019-20. Sono state ammodernate stazioni, finanziate costruzioni di vistosi treni ad alta velocità, come il Vande Bharat, inaugurato personalmente da Modi con una cerimonia preceduta da campagne di comunicazione.
A fronte di tutto questo, la maggior parte dei binari dei treni comuni resta in cattive condizioni, e gli investimenti sono stati scarsi: nel biennio 2019-20 solo il 3 per cento dei fondi previsti per la sicurezza della tratta occidentale, una delle più trafficate in India, è stato speso per migliorare le condizioni dei binari, la cui scarsa manutenzione è secondo il CAG una delle cause principali dei deragliamenti dei treni indiani.
Anche il mancato rinnovamento dei sistemi di segnalazione, il cui guasto è ritenuto la causa principale dell’incidente di venerdì scorso, è considerato una delle questioni più urgenti, su cui gli investimenti sono ancora molto pochi. Un’altra questione citata dal rapporto è il sistema anticollisione Kavach, che il governo avrebbe dovuto installare su tutti i propri treni: il sistema esiste dal 2012, e solo il 2 per cento della rete ferroviaria nazionale ne è attualmente equipaggiato.
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