Diverse città statunitensi e canadesi sono immerse nel fumo
A Ottawa, New York, Washington e altre l'aria è arancione o grigiastra a causa di grossi incendi in Canada, soprattutto nel Quebec
In diverse aree degli Stati Uniti e del Canada si è diffuso un denso fumo causato da centinaia di incendi avvenuti negli ultimi giorni o attualmente in corso in alcune province canadesi, in particolare quelle orientali del Quebec e della Nuova Scozia: da ieri circolano immagini e video di città statunitensi, tra cui New York e Washington, completamente immerse nel fumo, che rende l’aria grigiastra e in alcuni casi arancione, a seconda della luce. Martedì l’Agenzia per la protezione dell’ambiente degli Stati Uniti (EPA) ha emesso allerte sulla qualità dell’aria in diversi stati, tra cui Illinois, Wisconsin, Connecticut, Michigan e Minnesota. Secondo l’EPA queste condizioni dovrebbero durare ancora alcuni giorni negli stati settentrionali degli Stati Uniti.
La maggior parte del fumo proviene dalla provincia canadese del Quebec, dove al momento sono in corso almeno 150 incendi. Le città più a rischio per la qualità dell’aria sono proprio quelle canadesi: l’allarme più grave riguarda Ottawa, dove il governo ha detto che la pessima qualità dell’aria presenta al momento un «rischio molto elevato» per la salute delle persone, che sono state invitate a non uscire di casa.
Anche a New York sono stati annullati molti eventi all’aperto, diversi dei quali riguardavano la corsa, dal momento che il 7 giugno si celebra proprio la giornata mondiale della corsa. L’amministrazione ha invitato le persone a uscire indossando le mascherine, se non possono restare a casa, e in generale di evitare lo sport all’aperto. Il sindaco Eric Adams ha detto che è previsto un peggioramento della qualità dell’aria nelle prossime ore.
Gli incendi in Canada solitamente sono comuni perlopiù nelle province occidentali, mentre quest’anno vanno avanti da maggio soprattutto in quelle orientali. Quella in corso è una delle peggiori stagioni di incendi nella storia canadese, con oltre 33mila chilometri quadrati di terreni già bruciati, 13 volte di più rispetto alla media degli ultimi 10 anni (stando alle ultime rilevazioni ufficialmente diffuse domenica). Gli incendi sono causati soprattutto dall’attività umana e dai fulmini, ma si sviluppano così tanto e sono più probabili a causa delle condizioni climatiche, con l’aumento delle temperature e le minori piogge che rendono la vegetazione più secca e infiammabile.
Non è possibile attribuire automaticamente singoli eventi estremi al cambiamento climatico senza studi specifici, ma sappiamo che il riscaldamento globale aumenta i rischi – per esempio di maggiori periodi di siccità – e richiede misure per prevenirli e limitare i danni.