La condanna di un’attivista di estrema sinistra che ha provocato scontri a Lipsia
L'attivista tedesca Lina E è stata condannata a cinque anni per alcuni violenti attacchi contro militanti neonazisti
A Lipsia, città nell’est della Germania da circa 600 mila abitanti, ci sono stati per due giorni consecutivi violenti scontri tra manifestanti di estrema sinistra e forze dell’ordine: le proteste riguardavano la condanna a cinque anni e tre mesi di carcere di Lina E, un’attivista di estrema sinistra (di cui non è stato diffuso il cognome) che era stata arrestata nel 2020 perché accusata di aver partecipato ad alcuni violenti attacchi contro militanti neonazisti.
Il caso di Lina E è noto da tempo in Germania, dove si ritiene che l’estremismo politico di destra si stia rafforzando e dove lo scorso dicembre 25 estremisti di destra – inclusi un esponente dell’antica nobiltà tedesca, ufficiali dell’esercito e della polizia e un’ex parlamentare – erano stati arrestati con l’accusa di star pianificando un colpo di stato.
Lina E è stata condannata mercoledì insieme ad altri tre attivisti accusati di far parte di un’organizzazione criminale e di altri reati, legati ad attacchi compiuti tra il 2018 e il 2020. Nel caso di Lina E, che di fatto era detenuta da due anni e mezzo, il giudice ha stabilito che sconterà il resto della pena in carcere solo se verrà respinto il suo ricorso in appello.
Gli scontri per la condanna di Lina E sono avvenuti sabato e domenica notte: la polizia ha detto che i manifestanti hanno bloccato strade, appiccato incendi e lanciato pietre contro gli agenti e i loro veicoli: domenica, al termine degli scontri, la polizia ha detto che complessivamente sono rimasti feriti circa 50 agenti, un numero imprecisato di manifestanti e che una trentina di questi sono stati arrestati.
Lina E faceva parte di un gruppo di estrema sinistra poi diventato noto come “banda del martello” per gli attacchi compiuti proprio con martelli, oltre che con spranghe di ferro e mazze da baseball, contro membri di organizzazioni neonaziste.
Uno degli attacchi al centro della condanna di Lina E era stato compiuto nel 2019, quando il gruppo di cui faceva parte aveva assaltato il Bull’s Eye, un locale di Eisenach, al centro della Germania, notoriamente frequentato da neonazisti: il gruppo aveva picchiato il proprietario con martelli e manganelli, e lo aveva attaccato nuovamente alcune settimane dopo. Il proprietario, noto come Leon R, era stato successivamente arrestato in un’operazione della polizia tedesca contro alcuni militanti neonazisti in Germania.
In un altro attacco, compiuto nel 2020, un gruppo di neonazisti era stato picchiato con violenza mentre tornava da una manifestazione commemorativa per il bombardamento di Dresda, all’epoca della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale, compiuto da Stati Uniti e Regno Unito. Il pestaggio aveva coinvolto una quindicina di persone: diverse avevano riportato ferite gravi.
La data del verdetto per Lina E era nota da tempo: diversi gruppi di attivisti di estrema sinistra raccoglievano da settimane adesioni per una manifestazione contro una sua eventuale condanna. Il giorno della sentenza era indicato come Tag X, “giorno X”, a indicare un momento del futuro ritenuto per qualche motivo decisivo o cruciale, e il motto degli organizzatori era una frase traducibile più o meno come “Battiamoci uniti: difendere gli antifascisti autonomi, nonostante tutto”.
La condanna di Lina E ha effettivamente provocato reazioni molto intense: in aula, pochi istanti dopo la pronuncia della condanna da parte del giudice, diversi attivisti presenti in aula si sono coperti il volto, hanno esibito scritte come “Libertà per tutti gli antifascisti” e un centinaio di sostenitori degli imputati ha iniziato ad applaudirli.
Le manifestazioni erano state organizzate in diverse città: sia mercoledì che nei giorni immediatamente successivi si erano svolte a Berlino, Brema e Amburgo, tra le altre. A Lipsia le autorità locali avevano vietato un corteo previsto per sabato perché ritenevano probabile che sarebbe potuto degenerare in scontri. I manifestanti si sono riuniti ugualmente: a Reuters un portavoce della polizia locale ha detto che erano circa 1500, molti dei quali «inclini alla violenza». Non ci sono notizie sulla gravità delle lesioni riportate dagli agenti e dai manifestanti dopo gli scontri.
La condanna di Lina E ha provocato reazioni molto dure anche a destra: in particolare di alcuni esponenti del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD), secondo cui la condanna inflitta a Lina E è stata troppo poco severa. Altri si sono detti contrariati dalla decisione del giudice di lasciare la donna in libertà fino alla eventuale condanna in appello, sostenendo che sia un’implicita legittimazione dell’uso della violenza contro l’estrema destra.