Neanche quest’anno a Hong Kong si commemora la strage di piazza Tienanmen
È stato a lungo l'unico posto della Cina dove si poteva fare, ma dall'anno scorso viene messa in atto un'ampia repressione preventiva
Sabato la polizia di Hong Kong ha arrestato otto persone accusandole di disordini, di violazione della quiete pubblica e di aver compiuto azioni con intenti sediziosi. Le accuse sono state diffuse in un comunicato ufficiale senza troppe spiegazioni, ma le testimonianze e i precedenti degli ultimi anni mostrano come questo tipo di arresti facciano parte di una più ampia repressione che ha l’obiettivo di evitare qualsiasi forma di commemorazione dell’anniversario della strage di Piazza Tienanmen, avvenuta 34 anni fa.
Hong Kong, un’ex colonia britannica che dal 1997 ha assunto lo status di regione amministrativa speciale cinese, è stato per lungo tempo l’unico posto della Cina in cui si svolgeva una grande commemorazione annuale per la strage di piazza Tienanmen: anche in virtù di una particolare libertà e autonomia su varie questioni di cui godeva, e per le quali era considerata una specie di “frontiera della democrazia” in Cina. Negli ultimi anni però il controllo del regime cinese su Hong Kong è aumentato enormemente, nonostante grandi proteste, e la democrazia e la libertà sono state progressivamente erose fino a essere del tutto smantellate. Così anche a Hong Kong dal 2020 sono state vietate le manifestazioni per piazza Tienanmen, usando pretestuosamente la pandemia come motivazione.
Per i primi due anni dal divieto, nel 2020 e nel 2021, le manifestazioni erano state comunque organizzate e c’erano stati molti arresti di attivisti e dimostranti. L’anno scorso non si erano tenute per la prima volta e quest’anno sta succedendo lo stesso.
Il 4 giugno del 1989 molti manifestanti riunitisi in piazza Tienanmen a Pechino per chiedere riforme democratiche furono uccisi dall’esercito del paese su ordine del governo di Deng Xiaoping. Le proteste in piazza andavano avanti da metà aprile: erano organizzate da studenti, intellettuali e operai, e nate in seguito alla morte del leader comunista riformista Hu Yaobang. Riflettevano le preoccupazioni di parte della popolazione per i rapidi cambiamenti economici nel paese, la corruzione e la mancanza di sufficienti libertà di stampa e di espressione. Dopo giorni di proteste ed esitazioni da parte del governo su come affrontarle, nella notte tra il 3 e il 4 giugno i convogli dell’esercito popolare entrarono a Pechino e le manifestazioni furono infine represse con la forza. L’esercito sparò sulla folla con fucili e carri armati, causando la morte di alcune centinaia di persone (secondo altre stime, migliaia).
Per decenni la Cina ha messo in atto un’ampia repressione di qualsiasi forma di protesta riguardante l’evento, evitando lo svolgimento di manifestazioni per la strage e censurando in modo eccezionalmente pervasivo ogni forma di testimonianza o pubblicazione che potesse ricordarla, anche su internet.
Al Victoria Park, un’ampia area pubblica di Hong Kong dove solitamente si svolgevano le manifestazioni annuali per piazza Tienanmen, quest’anno è stata organizzata una fiera di carnevale della durata di diversi giorni, compreso il 4 giugno, da alcuni gruppi filocinesi.
Intorno al luogo dell’evento e nei quartieri adiacenti c’è stato un massiccio dispiegamento di agenti di polizia: i giornalisti di AFP sul posto hanno detto di aver visto la polizia caricare sui suoi furgoni diversi artisti che si esibivano in strada, apparentemente senza motivo. Un altro artista invece, Sanmu Chen, è stato arrestato sempre nei dintorni del Victoria Park dopo aver intonato ripetutamente un coro che diceva «non dimenticate il 4 giugno!» e «gente di Hong Kong, non abbiate paura di loro». Altri due attivisti molto noti, Lau Ka-yee e Kwan Chun-pong, sono stati presi dalla polizia mentre si trovavano al Victoria Park senza fare niente di particolare, ma avevano del nastro rosso che gli copriva la bocca in evidente segno di protesta e tenevano in mano un pezzo di carta con scritto «in lutto per i defunti e le vittime del 4 giugno» e «per rispetto delle Madri di Tienanmen».
Il governatore di Hong Kong John Lee, filocinese, non ha risposto a domande in cui gli si chiedeva se le commemorazioni fossero o meno consentite, e si è limitato a dire che le persone devono agire secondo la legge o essere «pronte ad affrontare le conseguenze». Ci saranno invece diverse manifestazioni in altri paesi del mondo, dal Giappone al Regno Unito.