Le difficili trattative tra i Popolari spagnoli e l’estrema destra
Per governare nelle regioni e città dove si è appena votato, ma senza rischiare troppo in vista delle elezioni politiche di luglio
Alle elezioni amministrative che si sono tenute domenica in alcune comunità autonome (cioè regioni) e grandi città spagnole il Partito Popolare (PP), di destra, ha ottenuto una netta vittoria spingendo il primo ministro socialista Pedro Sánchez a indire elezioni anticipate, che si terranno il 23 luglio. In diverse comunità autonome e città, per ottenere la maggioranza assoluta e governare i Popolari avranno però bisogno del partito di estrema destra Vox. Se e come fare questi accordi è uno dei temi centrali della politica spagnola degli ultimi giorni.
La strategia generale del PP è quella di evitare un’alleanza con Vox prima del 23 luglio: per evitare accuse di estremismo da sinistra, e per non perdere il voto di molti sostenitori a cui potrebbe non piacere la prospettiva dell’estrema destra in un’eventuale futura coalizione di governo. Evitare ovunque e prima del 23 luglio le alleanze con Vox potrebbe però essere complicato per il PP.
Vox è un partito di destra radicale, anti-immigrazione, anti-femminista e contro i diritti delle persone LGBTQ+. È stato fondato nel 2013 e il leader è Santiago Abascal. PP e Vox governano insieme nella regione di Castilla y León e negli ultimi anni hanno condiviso diverse posizioni, compresa la comune ostilità verso il separatismo catalano e basco: fino a qualche anno fa il PP era un partito europeista, liberale in economia e tutto sommato moderato, ma come molti altri partiti simili in giro per l’Europa negli ultimi anni si è spostato decisamente a destra.
Dopo il risultato delle amministrative, il portavoce di Vox Ignacio Garriga ha detto di voler «tendere una mano» ai Popolari per formare con loro un governo nei luoghi in cui il PP non ha ottenuto la maggioranza assoluta. Ma ha anche fatto sapere che la cooperazione con il PP «avrà un costo»: «Vox non regalerà i suoi voti».
Commentando i risultati delle elezioni, Alberto Núñez Feijóo, il leader del PP, ha invece ignorato l’argomento degli accordi con Vox: ha parlato soprattutto della sconfitta dei Socialisti e celebrato la vittoria dei leader regionali che hanno ottenuto la maggioranza: «Le maggioranze assolute sono le mie preferite, mi danno molto piacere», ha detto Feijóo. Nonostante questo, la questione dell’alleanza con Vox preoccupa il PP ed è stata l’argomento principale nelle riunioni di partito degli ultimi giorni, come ha scritto il quotidiano El País.
Dall’altra parte, e fin da subito, il partito socialista di Sánchez ha cercato di tenere al centro del discorso pubblico la prospettiva delle future alleanze tra PP e Vox. Isabel Rodríguez, portavoce del governo, ha dichiarato: «Non credo che l’estrema destra e la destra rappresentate da Abascal e Feijóo riflettano la società spagnola. Questo sentimento d’odio non prevale nelle strade».
Vox è fondamentale per permettere al PP di governare in cinque comunità autonome e in una trentina di grandi città. E la strategia principale del PP per aggirare l’estrema destra prima del 23 luglio sembra essere quella di rinviare il più possibile i tempi di un accordo. «Non c’è fretta», ha detto ad esempio il presidente dell’Andalusia Juan Manuel Moreno Bonilla: «C’è un margine di tempo più che sufficiente». Questo è vero solo in parte.
In alcuni casi non sarà infatti possibile ritardare l’insediamento delle nuove amministrazioni perché i tempi fissati da statuti e regolamenti non lo consentono. Nelle città che sono andate al voto i nuovi sindaci dovranno essere eletti il 17 giugno. Nel sistema elettorale spagnolo i sindaci non sono eletti direttamente dai cittadini e dalle cittadine: alla prima seduta dell’Ayuntamiento, cioè il consiglio comunale, i consiglieri eletti indicano un nome per la carica di sindaco. Se si trova una maggioranza assoluta su uno stesso candidato questo viene proclamato sindaco. Altrimenti l’incarico viene affidato al capolista del partito che ha ottenuto il maggior numero di voti.
In 30 città il PP non ha ottenuto la maggioranza assoluta e potrebbe raggiungerla con l’aiuto di Vox. Nella maggior parte di questi comuni il PP è stato il partito più votato e ha ottenuto un numero di consiglieri maggiore rispetto a quello dei consiglieri eletti da tutti i partiti di sinistra messi insieme: quindi basterà che Vox si astenga perché il candidato del PP venga automaticamente eletto sindaco, poiché è anche il capolista della lista più votata. Questo però non garantirà che il nuovo sindaco possa governare e approvare i bilanci comunali, ma che possa intanto prestare giuramento e rimandare a fine luglio un eventuale patto con Vox.
Abascal ha già chiarito che i suoi consiglieri non voteranno mai a favore di un sindaco di sinistra, quindi il PP non correrebbe alcun rischio se evitasse di stringere a breve un patto con Vox. Questa situazione si presenta ad esempio a Siviglia, Alicante, Saragozza, Cáceres, Segovia, Palma di Maiorca e Ceuta.
È invece diversa la situazione nei comuni in cui PP e Vox insieme hanno la maggioranza assoluta dei consiglieri, ma i Popolari non sono la lista che ha ottenuto il maggior numero di voti. In questo caso Vox e PP dovrebbero raggiungere un accordo entro il 17 giugno per votare e eleggere un loro candidato. È il caso di Burgos, Valladolid o Toledo, ad esempio. Abascal ha dunque chiesto a Feijóo di trovare un compromesso, ma sembra che il leader del PP gli abbia ribadito, così come aveva già detto durante la campagna elettorale, che a governare dovrebbe essere il partito più votato: questo darebbe ai Socialisti la possibilità di eleggere un proprio sindaco, se si realizzassero alcune circostanze.
Anche per quanto riguarda le comunità autonome la strategia del PP di rimandare l’elezione dei nuovi presidenti non potrà essere applicata ovunque. Le comunità dove i Popolari hanno vinto ma non hanno ottenuto la maggioranza assoluta sono l’Aragona, le Isole Baleari, la Murcia e la Comunità Valenciana. Inizialmente anche la Cantabria faceva parte di questo gruppo, ma il leader di un partito regionale minore ha annunciato il proprio sostegno alla candidata del PP in modo che la sua elezione non debba dipendere da Vox.
In alcune di queste comunità autonome quasi sicuramente ci sarà un primo voto per la nomina del presidente prima delle elezioni generali. Ma potrebbe non andare a buon fine, e dunque la seconda votazione potrebbe tenersi dopo il 23 luglio con la chiusura, solo a quel punto, di un accordo con Vox.
Nella Murcia e nelle Isole Baleari ai candidati del PP basta l’astensione di Vox per poter giurare come presidenti perché entrambi hanno ottenuto più seggi di tutta la sinistra messa insieme: non c’è dunque la possibilità di una maggioranza alternativa. È quindi probabile che qui si andrà al voto senza un accordo con Vox che potrebbe invece essere fatto dopo il 23 luglio.
I casi più complicati sono quelli dell’Aragona, della Comunità Valenciana e dell’Estremadura: in queste comunità i Popolari hanno bisogno del voto favorevole dei deputati regionali di Vox per ottenere la presidenza: è qui che Vox potrebbe avere maggiori pretese e spazio di manovra e che con fatica il PP riuscirà a rimandare un accordo.
In Estremadura, ad esempio, i Socialisti e i Popolari hanno eletto un numero uguale di deputati regionali, ma i Socialisti hanno ottenuto poche migliaia di voti in più. Abascal ha quindi provocatoriamente chiesto a Feijóo se intenda applicare alla lettera il principio che a governare dovrebbe essere il partito più votato, lasciando l’intera regione al PSOE. Non è ancora chiaro cosa succederà: Feijóo, in un recente intervento pubblico, ha chiamato la leader dei Popolari in Estremadura, María Guardiola, “presidenta”.
Nella Comunità Valenciana la necessaria alleanza necessaria con Vox per nominare un presidente del PP è complicata dal fatto che il candidato di Vox che dovrebbe diventare vicepresidente è Carlos Flores: è un professore di diritto costituzionale e in passato ha fatto parte della sezione giovanile del partito di estrema destra e legato al franchismo Fuerza Nueva, quindi alle frange più radicali della politica spagnola. Nel 2002 è stato inoltre condannato per violenza contro l’ex moglie.