Andare a teatro senza vedere o sentire
Allo Stabile di Torino un programma di accessibilità propone tour tattili per persone cieche, sottotitoli per quelle sorde e repliche pensate per quelle con altre disabilità
di Valerio Clari
Nei primi giorni di maggio sul palco del teatro Carignano di Torino, un paio d’ore prima di uno spettacolo, si è raccolta una ventina di persone: si passavano, di mano in mano, la pistola di scena. Era una delle esperienze tattili previste dal tour organizzato per il pubblico di persone cieche o ipovedenti, all’interno di un programma che vuole rendere l’esperienza teatrale più inclusiva, anche per chi ha una qualche forma di disabilità. Appena prima, i partecipanti avevano toccato il tessuto della veletta che nasconde il viso di una delle attrici protagoniste; l’attore che interpretava il “capocomico” in Sei personaggi in cerca d’autore aveva poi spiegato a quel pubblico ristretto come fosse composta la scenografia: aveva descritto gli spazi e raccontato da dove sarebbero entrati gli altri attori.
Da ormai due stagioni il Teatro Stabile di Torino, che gestisce le sale del Carignano, del Gobetti e delle Fonderie Limone, ha un programma continuativo di recite accessibili. All’eliminazione delle barriere architettoniche si sono aggiunte misure per permettere di assistere allo spettacolo a un pubblico con disabilità: persone ipovedenti, cieche, sorde, autistiche o con disordini della comunicazione sensoriale. Quest’anno gli spettacoli interessati dal programma sono stati sette, con varie repliche pensate in realtà per tutto il pubblico. Per eliminare qualche ulteriore ostacolo si aggiungono strumenti, tecnologici e non.
Mezz’ora prima dello spettacolo infatti nel foyer del Teatro Carignano di Torino è comparso un tavolo, su cui sono stati posizionati una serie di tablet, smartphone e smartglasses (occhiali che sono anche visori). Un quarto d’ora dopo, le maschere hanno cercato di sistemare al meglio due file di spettatori, chiedendo la disponibilità a qualche cambio volontario. Due grossi cani accompagnavano due degli spettatori, e sono stati fatti posizionare con i loro umani nelle poltrone davanti al corridoio. Un minuto prima che si alzasse il sipario un’introduzione audio ha dato alcune informazioni di base di contesto, di quelle che normalmente si leggono sui programmi e sulle schede di sala. Solo dopo lo spettacolo è cominciato.
Per ogni produzione presente nel programma di teatro accessibile dello Stabile sono previste varie iniziative. Cominciano dal sito ufficiale, dove c’è un video esplicativo con audio, sottotitoli e un interprete LIS (la lingua dei segni), e finiscono sul palco, dove viene organizzato, appunto, un tour tattile per persone cieche o ipovedenti.
Per Sei Personaggi in cerca d’autore si erano iscritti in ventidue, accompagnatori compresi, e sono stati portati prima nel teatro vuoto, poi sul palcoscenico. Qui alcuni attori hanno raccontato la scenografia a chi non poteva vederla: cercando di non rovinare troppo eventuali sorprese, Jurij Ferrini e Sara Bertelà, due dei protagonisti, hanno permesso ai coinvolti di arrivare preparati allo spettacolo di qualche ora dopo, aiutandoli a crearsi un’immagine mentale degli spazi, degli oggetti, degli abiti di scena, del trucco e delle pettinature dei personaggi.
Ferrini è ormai un veterano di queste visite tattili, sapeva che informazioni dare, riconosceva alcuni degli spettatori abituali. Gli allievi e le allieve della Scuola di Attori del Teatro Stabile, che nello spettacolo interpretano appunto degli attori di una compagnia, ci aggiungevano un grande entusiasmo e iniziative personali: i partecipanti al tour hanno potuto entrare e uscire da porte di scena, toccare vestiti, tastare tende, scoprire i meccanismi con cui si gestiscono luci, suoni e sipari.
Alcune delle persone non vedenti o ipovedenti presenti hanno raccontato di aver assistito a spettacoli teatrali anche prima che venisse istituito questo programma di accessibilità: certi spettacoli, molto “parlati”, si prestano più di altri; l’aiuto di un accompagnatore, che spieghi alcune azioni in scena, può dare ulteriori elementi. Con questi programmi dedicati è ancora più semplice, l’esperienza è più completa ed è possibile anche partecipare in autonomia: a qualcuno è bastato essere accompagnato, per l’appunto, dal cane.
In futuro lo Stabile aggiungerà un’audiodescrizione completa, che si potrà utilizzare attraverso uno smartphone con cuffie. Verrà testata in questi giorni, nello spettacolo Agosto a Osage County, ma realizzarla è più complesso di quanto si possa pensare: la voce che descrive non deve sovrapporsi a quelle degli attori sul palco e sono inevitabili variazioni di sera in sera, anche solo nei tempi, nonostante il copione sia sempre lo stesso.
Per le persone sorde assistere a uno spettacolo teatrale è normalmente ancora più difficile: anche in caso di sordità non totale, la possibilità di perdere battute, e quindi di non cogliere il senso di ciò che si sta vedendo, è un problema che può scoraggiare le presenze. In Europa in generale, e in Italia in particolare, l’invecchiamento della popolazione renderà questi problemi sempre più frequenti, e ha suggerito riflessioni anche ai teatri.
La soluzione principale è la sottotitolazione (definita più precisamente soprattitolazione), più complessa rispetto a quella degli spettacoli non in diretta, ma comunque possibile. Tablet, smartphone e smartglasses sono gli strumenti attraverso cui leggere i sottotitoli, che possono essere in italiano, italiano semplificato e inglese. I primi due dispositivi ovviamente implicano che si guardi un po’ lo schermo e un po’ il palcoscenico, gli occhiali invece proiettano all’interno del campo visivo i sottotitoli, la cui dimensione può essere regolabile, e che sono di diversi colori a seconda del personaggio/attore che parla. Occhiali e software sono di un’azienda franco-tedesca, Panthea, che è specializzata nelle arti performative e che lavora con i maggiori teatri europei.
Inoltre per favorire la partecipazione di bambini o adulti autistici per alcuni spettacoli sono previste repliche diverse, in un’atmosfera definita “più rilassata”: le luci sono meno intense, il buio non è totale, le porte della sala restano aperte durante lo spettacolo, volumi di musiche o effetti sonori troppo alti vengono ridotti.
Irene Di Chiaro, responsabile dei programmi di accessibilità per il Teatro Stabile, dice: «L’idea è che questi strumenti, queste misure, alla lunga diventino la norma. Se servono, ci sono: come l’ascensore per chi sulla sedia a rotelle non può utilizzare le scale. Ovviamente implicano costi e lavoro supplementare, che può essere piuttosto frenetico: ma anche un singolo feedback positivo che arriva ci ripaga ampiamente. Ci sono persone che non erano mai state a teatro e che così lo hanno scoperto».
A video, sottotitoli e schede semplificate lavorano quattro persone per un mese per ogni produzione, compresi un videomaker e un performer sordo: il copione definitivo non arriva prima di due settimane dal debutto in scena (registi e attori lo modificano durante le prove), quindi i tempi sono stretti. Il bacino di possibili utenti a cui questo lavoro si rivolge è ovviamente piuttosto limitato, il che implica che non sia strettamente sostenibile a livello economico.
Il progetto è cominciato grazie a un bando della Fondazione Compagnia di San Paolo, che ha coperto la prima stagione. Ora è a carico dello Stabile, uno dei sette teatri nazionali riconosciuti dallo stato: sono quelli che rispondono a determinati standard di qualità artistica, quantità di spettacoli, lavoratori e biglietti, e di capacità di creare iniziative sociali e imprenditoriali. Sono anche i teatri che ricevono le maggiori sovvenzioni dallo stato, attraverso il FUS (Fondo unico per lo spettacolo) e che quindi possono svincolarsi almeno in parte da logiche strettamente commerciali.
Individuare nuovi meccanismi di ampliamento del pubblico, coinvolgendo chi non è uno spettatore abituale, è un obiettivo che fa parte del ruolo “sociale” di queste imprese, che normalmente per statuto non possono fare utili, ma solo chiudere in pareggio: l’area marketing e comunicazione allo Stabile, ad esempio, si chiama Partecipazione e Sviluppo.
Dal 2021 il teatro torinese è entrato nel circuito Europe Beyond Access (EBA) che si occupa proprio di accessibilità e arti performative: in Italia ne fa parte anche il festival Oriente Occidente. L’accessibilità è un tema sempre più considerato dai maggiori teatri italiani: esperimenti simili sono presenti altrove ed esistono vari esempi di spettacoli pensate espressamente per un pubblico con disabilità, ma al momento il programma dello Stabile è quello più completo, più rodato e che ha maggiore continuità nel tempo.