In Sudafrica ci sarà un’indagine sulle armi alla Russia
Le accuse degli Stati Uniti di avere violato le sanzioni saranno verificate da una commissione nominata dal presidente Ramaphosa
Domenica 28 maggio il presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, ha nominato una commissione d’inchiesta indipendente per indagare sulla presunta fornitura di armi alla Russia da parte del suo stesso governo. La decisione risponde alle accuse rivolte al governo sudafricano lo scorso 11 maggio dall’ambasciatore statunitense in Sudafrica, Reuben Brigety.
Le armi, secondo le dichiarazioni di Brigety, sarebbero state caricate sulla nave mercantile russa Lady R a dicembre 2022 mentre era attraccata a Simon’s Town, una base navale sudafricana vicino a Città del Capo. Se le accuse di Brigety fossero fondate, il Sudafrica avrebbe compromesso la sua posizione ufficiale di non allineamento sulla guerra in Ucraina, sancita lo scorso anno dal suo rifiuto di votare una risoluzione dell’ONU che condannava l’invasione russa dell’Ucraina.
Negli ultimi mesi c’erano già stati segnali di avvicinamento del Sudafrica alla Russia, non solo in ambito commerciale o diplomatico. A febbraio, per esempio, erano state fatte esercitazioni navali congiunte tra la marina sudafricana e navi da guerra russe e cinesi nelle acque territoriali sudafricane. La decisione di tenerle aveva preoccupato molto i paesi occidentali, ma le critiche erano state respinte dal Sudafrica, che aveva sottolineato come per esempio il novembre precedente ci fosse stata un’esercitazione militare congiunta con la Francia.
Il governo sudafricano ha negato che ci sia stato un accordo per fornire armi alla Russia. Vincent Magwenya, portavoce del presidente, ha detto che le accuse di Brigety non sono sostenute da prove e che costituiscono un «atteggiamento pubblico controproducente che mina gli scambi molto positivi e costruttivi tra le due delegazioni».
Il governo aveva comunque garantito che avrebbe istituito una commissione d’inchiesta indipendente per indagare. La commissione sarà composta da tre membri: l’avvocata Leah Gcabashe, l’ex ministro Enver Surty e il giudice in pensione Phineas Mathale Deon Mojapelo, come presidente. Dovranno verificare se le accuse di Brigety siano fondate, ma anche fare chiarezza sull’attracco della nave in Sudafrica a dicembre, un’altra circostanza su cui non c’è una ricostruzione chiara e trasparente.
La nave Lady R è soggetta a sanzioni da parte degli Stati Uniti in quanto collegata alla società russa Transmorflot LLC, sanzionata perché coinvolta nel trasporto di armi alla Russia. Aveva attraccato a Simon’s Town il 6 dicembre ed era ripartita verso la Russia il 9 dicembre.
L’attracco della nave non era stato segnalato dai sistemi di tracciamento del traffico marittimo: in quel momento infatti la Lady R aveva disattivato l’AIS, cioè il sistema di tracciamento delle navi, simile a un GPS, che le navi commerciali sono tenute a mantenere sempre attivo. Il sistema era stato riattivato solo lunedì 10 dicembre, cioè quando la nave era già ripartita da Simon’s Town. Sul perché l’AIS fosse stato spento non sono mai state fornite spiegazioni ufficiali. Secondo alcuni sarebbe stato un modo per evitare che la nave venisse tracciata e che si scoprisse quindi che il Sudafrica aveva permesso l’attracco a una nave sanzionata dagli Stati Uniti.
Ma nonostante l’apparente arrivo in segretezza, l’attracco della nave era stato visto da molte persone presenti sul posto, e molto commentato nei giorni seguenti. Ne avevano parlato soprattutto i partiti di opposizione al Congresso Nazionale Africano, il partito del presidente Cyril Ramaphosa, che avevano chiesto spiegazioni al governo. Il primo parziale chiarimento era stato fatto due settimane dopo la partenza della Lady R dalla ministra della Difesa sudafricana, Thandi Modise. Aveva detto che la nave aveva solo consegnato un vecchio ordine di munizioni destinato all’esercito del Sudafrica, fatto prima della pandemia, e che sulla nave non era stato caricato nulla nel porto di Simon’s Town.
Le parole di Modise non avevano però soddisfatto le opposizioni, che avevano insistito nel chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta per chiarire chi fosse a conoscenza dell’arrivo della nave e quale merce stesse trasportando. Il lavoro della commissione durerà sei settimane – prorogabili – alla fine delle quali verrà redatta una relazione al presidente entro due settimane. Includerà delle raccomandazioni per il governo su misure da adottare nel caso in cui si fossero verificate violazioni o il mancato rispetto di obblighi costituzionali, legali o di altro tipo.