È iniziato il processo contro la giornalista iraniana che raccontò il caso di Mahsa Amini
Niloofar Hamedi fu la prima a rendere pubblica la morte di Amini, che scatenò le enormi proteste dello scorso autunno in Iran
Martedì, in un tribunale di Teheran, la capitale dell’Iran, è iniziato il processo contro Niloofar Hamedi, la giornalista che raccontò per prima il caso di Mahsa Amini, la donna iraniana di 22 anni morta in carcere dopo essere stata arrestata perché non indossava correttamente il velo islamico. La morte di Amini aveva provocato estese, eccezionali e trasversali proteste contro il regime iraniano, che aveva risposto con una dura e violenta repressione, con migliaia di arresti, centinaia di morti negli scontri e successive condanne a morte, alcune delle quali eseguite in pubblico.
L’inizio del processo contro Hamedi è stato annunciato su Twitter da suo marito Mohammad Hossein Ajorlou. Hamedi, che ha 30 anni, lavora per il quotidiano progressista Shargh: è accusata di una serie di reati, tra cui quello di «collusione con poteri ostili», proprio per la sua copertura della morte di Amini. Insieme a lei è sotto processo anche la giornalista Elaheh Mohammadi, sempre per il racconto del caso Amini. Del caso di Hamedi si è discusso maggiormente perché è considerata la prima ad aver raccontato la morte di Amini: le accuse contro Mohammadi riguardavano soprattutto la copertura da lei dedicata alle manifestazioni in occasione della sepoltura di Amini, nei momenti immediatamente successivi.
Sia Hamedi che Mohammadi erano state arrestate otto mesi fa, sono in carcere da allora e le accuse che sono state loro rivolte possono portare anche a una condanna a morte. Il processo contro Hamedi si sta svolgendo a porte chiuse: suo marito ha detto che l’udienza di martedì è durata meno di due ore, che «i suoi avvocati non hanno avuto la possibilità di difenderla» e che non è stato permesso di accedere al processo nemmeno ai suoi familiari.
Mahsa Amini era stata arrestata il 13 settembre 2022 dalla polizia iraniana. Tre giorni dopo era stata trasferita in un ospedale di Teheran perché, secondo la polizia, avrebbe avuto un attacco cardiaco in carcere, una versione smentita da subito dai genitori di Amini. Secondo loro, la figlia sarebbe stata picchiata duramente in carcere, e le percosse sarebbero state la causa del ricovero in ospedale il 16 settembre così come della sua morte, avvenuta lo stesso giorno.
Proprio quel giorno, quando erano iniziate a circolare voci su una ragazza in coma dopo essere stata picchiata in carcere, Hamedi era riuscita a entrare nell’ospedale dove Amini era ricoverata, e a fotografare i suoi genitori che si abbracciavano fuori dal reparto dove si trovava la figlia. Hamedi pubblicò quella foto su Twitter poco dopo che Amini venne dichiarata morta: fu la prima giornalista a documentare l’accaduto e da quel momento la notizia iniziò a diffondersi molto rapidamente sui social network: le proteste iniziarono lo stesso giorno.
Niloofar Hamedi’s photo of Mahsa Amini’s parents hugging in the hospital was one of her last posts online before she was arrested days later and her Twitter account listed as suspended.#Mahsa_Amini pic.twitter.com/QpkfaDMNs0
— Negar Mortazavi نگار مرتضوی (@NegarMortazavi) October 12, 2022
Dopo la pubblicazione della foto, l’account Twitter di Hamedi venne sospeso (non si sa se su richiesta delle autorità iraniane e per quale eventuale infrazione delle regole del social network: non vennero date spiegazioni al riguardo) e lei venne arrestata il successivo 22 settembre. Nei giorni successivi suo marito disse che la moglie era stata portata nel carcere di Evin, nel nord di Teheran, e messa in isolamento.