Perché l’acqua non se ne va da Conselice

Il comune romagnolo allagato da due settimane è solo 6 metri sopra il livello del mare, ma ci sono anche altre ragioni

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Due case allagate a Conselice in una foto aerea scattata sabato scorso (Antonio Masiello/Getty Images)
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In molte zone di Conselice, un comune di circa novemila abitanti in provincia di Ravenna, l’acqua non se n’è mai andata dal 16 maggio, cioè da quando l’alluvione ha allagato molte città della Romagna causando danni per miliardi di euro. Le esondazioni dei fiumi Sillaro e Santerno hanno invaso d’acqua oltre 30 chilometri quadrati tra terreni coltivati, strade e abitazioni. Da oltre dieci giorni quasi un terzo delle case è allagato. I soccorritori e gli operatori della Protezione civile si muovono nelle strade dove l’acqua è alta oltre un metro, scura e stagnante, con chiazze opache residuo di carburanti e rifiuti che galleggiano. Il comune e l’azienda sanitaria locale hanno messo in guardia gli abitanti dal pericolo di infezioni, e la scorsa settimana è stata organizzata una campagna di vaccinazione contro il tetano.

Negli altri comuni colpiti dall’alluvione le strade e le case sono libere da circa una settimana. L’acqua è stata fatta defluire e le migliaia di volontari arrivati anche dalle altre regioni italiane hanno iniziato a liberare le case dal fango e dagli oggetti ormai da buttare, e a salvare quelli danneggiati solo in parte. A Conselice tutto questo non è ancora possibile, da ormai due settimane, per via della conformazione del territorio ma non solo. Più l’acqua rimane nelle strade e più aumentano i danni alle case e alle aziende, oltre che l’odore di marcio, già ora insopportabile.

A Conselice non si riesce a farla defluire per alcune ragioni morfologiche, cioè legate al territorio, e infrastrutturali. Uno dei motivi è il comune che si trova in una sorta di conca: nonostante non sia vicinissimo all’Adriatico (poco più di 35 chilometri) l’altitudine sul livello del mare è di soli 6 metri, una delle più basse dell’entroterra romagnolo, che ha di fatto impedito un regolare deflusso dell’acqua verso i fiumi che sfociano nel mare Adriatico.

Un altro problema è stato il blocco temporaneo di un’idrovora chiamata Sabbadina. Si trova tra Conselice e una sua frazione, Lavezzola. L’idrovora, che serve a pompare l’acqua dai canali per immetterla nel canale di destra del fiume Reno, uno dei canali più grandi della zona, si era bloccata durante l’alluvione del 16 maggio a causa dell’interruzione dell’energia elettrica. È tornata in funzione da sei giorni, in un’area completamente allagata.

In passato, in occasione di forti piogge, l’acqua in eccesso era stata smaltita dal canale di destra del fiume Reno che stavolta non è riuscito a gestire la portata eccezionale causata da questa alluvione. Il canale di destra del Reno nasce dal canale di scolo Zaniolo, scorre da ovest a est e attraversa la parte settentrionale della provincia di Ravenna. Segue un corso quasi sempre rettilineo a circa un chilometro di distanza dal fiume Reno, il cui alveo è pensile, cioè con il letto su un piano più alto rispetto al territorio circostante. La conseguenza è che il Reno non riesce a raccogliere le acque chiamate “basse”, come quelle che hanno allagato Conselice: sono le acque che arrivano dai piccoli canali che scorrono nei campi coltivati tra il fiume Reno a nord, il Sillaro a ovest e il Lamone a est.

«I canali Zaniolo e Destra Reno ricevono acqua molto lentamente a causa dei grandi afflussi idrici che hanno investito il territorio», ha detto la scorsa settimana Elvio Cangini, direttore dell’area tecnica del Consorzio di bonifica della Romagna occidentale. «Per questo motivo stiamo lavorando incessantemente, utilizzando anche oltre 50 idrovore per riversare le acque verso i fiumi Reno e Santerno. Nonostante ciò, e a causa della particolare morfologia del territorio, si prevede che la situazione possa risolversi non prima di una settimana».

Negli ultimi giorni l’acqua ha iniziato a defluire, ma lentamente, perché non era possibile sovraccaricare i canali danneggiati dall’alluvione. Sono stati necessari interventi di consolidamento degli argini prima di pompare una grande quantità di acqua all’interno dei canali, che altrimenti avrebbero rischiato di esondare di nuovo.

Nel frattempo sono stati organizzati interventi straordinari. I vigili del fuoco e la Protezione civile hanno concentrato gli sforzi a Conselice attraverso l’installazione di decine di idrovore per pompare l’acqua fuori dalle zone allagate. Molte aziende, anche di altre regioni, hanno messo a disposizione altre idrovore per aiutare i tecnici. Nell’ultima settimana anche diversi imprenditori della zona, soprattutto agricoltori, hanno utilizzato pompe idrauliche alimentate dai loro trattori per spostare l’acqua. È un lavoro complesso, che impone un continuo e graduale travaso di enormi quantità d’acqua da un canale all’altro per non sovraccaricare il sistema idraulico.

Man mano che l’acqua si abbassa e le strade si liberano, il comune sta riducendo l’area di evacuazione delle case imposta la scorsa settimana. Venerdì si stimava che nelle case allagate ci fossero ancora almeno 500 persone, intenzionate a rimanere nella propria abitazione anche per evitare furti. Una nuova ordinanza identifica le zone in cui è consentito rientrare nelle abitazioni per iniziare a svuotarle e a rimuovere i rifiuti. Finora gli abitanti hanno vissuto nei centri di accoglienza allestiti dal comune.

Dai primi controlli fatti dall’ARPAE, l’agenzia regionale di protezione ambientale, sembra che le acque stagnanti nella zona dell’area industriale di Conselice non siano inquinate come si temeva. Nei prossimi giorni i tecnici continueranno i prelievi per tenere sotto controllo la situazione e prevenire rischi ambientali e per le persone. L’agenzia ha anche iniziato un intervento di disinfestazione su larga scala contro la diffusione delle zanzare.

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Una parte dell’area industriale di Conselice in una foto aerea scattata sabato (Antonio Masiello/Getty Images)

A causa del rischio sanitario legato all’acqua stagnante, l’azienda sanitaria della Romagna ha aperto un ambulatorio per vaccinare tutte le persone non protette contro il tetano e l’epatite A. Finora gli operatori sanitari hanno vaccinato 2.926 persone in tutta la regione, di cui 2.400 in provincia di Ravenna, soprattutto a Conselice, 215 a Forlì, 251 a Cesena e 60 in provincia di Rimini. Finora non ci sono stati casi di infezioni, e l’azienda sanitaria ha assicurato che non c’è un allarme sanitario, ma gli studi eseguiti in precedenti alluvioni hanno segnalato rischi legati a infezioni gastrointestinali, legionella, febbre West Nile, dengue e chikungunya.