In Spagna la sinistra ha perso alle elezioni locali
Il centrodestra si è imposto quasi ovunque, anche in regioni e città storicamente dei Socialisti
Nel fine settimana si sono tenute in Spagna le elezioni amministrative: si votava in alcune importanti regioni e grandi città come Madrid, Barcellona, Valencia e Siviglia. Il Partito Popolare, di centrodestra, ha ottenuto una netta vittoria, superiore anche alle aspettative. Il Partito Socialista del primo ministro Pedro Sánchez è riuscito a mantenere il governo solo in tre delle dodici regioni in cui si è votato: sei sono passate al Partito Popolare, che ne ha confermate due (le Canarie restano in bilico) e ha anche ottenuto la maggioranza assoluta nel comune di Madrid.
Il voto, che ha premiato quindi l’opposizione di centrodestra e penalizzato il governo di centrosinistra, è un duro colpo per Sánchez, che poche ore dopo i risultati ha deciso di convocare elezioni anticipate per il prossimo 23 luglio (inizialmente erano previste per dicembre). Lo scenario che si sta ipotizzando è che la guida del governo possa passare al Partito Popolare, il cui leader dall’aprile del 2022 è Alberto Núñez Feijóo.
Nonostante la vittoria di domenica, per ottenere la maggioranza e governare in diverse regioni i Popolari spagnoli avranno bisogno del partito di estrema destra Vox: le trattative fra i due partiti saranno il grande tema dei prossimi giorni. Núñez Feijóo vorrebbe ottenere un appoggio esterno senza coinvolgere direttamente Vox con ruoli di governo: Santiago Abascal, leader di Vox, punterà invece a ottenere concessioni importanti.
In queste elezioni il Partito Popolare ha ottenuto circa 1,8 milioni di voti in più rispetto all’ultimo voto per le amministrative, che si era tenuto nel 2019. Molti di questi voti sono arrivati dagli ex elettori di Ciudadanos, partito di destra (inizialmente centrista, poi spostato su posizioni più conservatrici) nato nel 2006 ma da qualche tempo sostanzialmente sparito.
Il Partito Socialista al governo ha perso complessivamente una percentuale di voti limitata, pari all’1,2 per cento. Ma questo calo, unito a quello più consistente dei partiti alla sua sinistra e alla crescita della destra, ha portato alla sconfitta in quasi tutte le regioni chiave, comprese alcune considerate storicamente “sicure”. Sono passate al Partito Popolare l’Aragona, le Baleari, la Cantabria, La Rjoia, l’Extremadura e la comunità di Valencia, la più importante fra quelle in cui si è votato. I Socialisti hanno mantenuto la maggioranza solo in Castilla-La Mancha, nelle Asturie e in Navarra, mentre nelle Canarie la maggioranza dipenderà da accordi con il partito autonomista.
I risultati sono stati simili anche nelle grandi città: a Madrid, dove il Partito Socialista fatica dal 2015, la destra ha ottenuto la maggioranza assoluta sia a livello cittadino che regionale. Vittorie sono arrivate anche a Valencia, Valladolid, Palma di Maiorca e Siviglia, che il Partito Socialista contava di mantenere (l’Andalusia è storicamente un bacino di voti della sinistra). Fa eccezione Barcellona: in Catalogna il Partito Popolare è da tempo poco rilevante, ma anche qui il candidato di Sánchez non ha vinto: Xavier Trias del partito indipendentista di centrodestra Junts è stato il più votato, davanti al socialista Jaume Collboni e alla sindaca uscente Ada Colau, sostenuta da Unidas Podemos. Nel Paesi Baschi si segnala l’affermazione degli autonomisti di Bildu.
Alberto Núñez Feijóo ha festeggiato la vittoria del partito Popolare a Madrid: «La Spagna ha iniziato un nuovo ciclo politico, il mio momento arriverà presto, se gli spagnoli lo vorranno». Ai Socialisti restano pochi mesi per invertire la tendenza, puntando anche su una possibile mobilitazione degli elettori di sinistra per evitare che faccia il suo ingresso nel governo nazionale l’estrema destra di Vox, entrata per la prima volta in parlamento nel 2019. In queste elezioni Vox ha ottenuto poco più del 7 per cento dei voti su base nazionale.
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