Non c’è un mostro di Loch Ness nemmeno in Sudamerica
La leggenda di Nahuelito cominciò ancora prima, e tuttora è oggetto di presunti avvistamenti in un lago argentino
Di tanto in tanto sui giornali argentini si torna a parlare di Nahuelito, una leggendaria creatura che vivrebbe in un lago nell’estremo nord della Patagonia e sulla quale circolano notizie di presunti avvistamenti da oltre un secolo. Nel 1922, ancora prima che diventasse famosa la celebre leggenda del mostro di Loch Ness, in Argentina venne organizzata una spedizione proprio per cercare questa creatura, che si pensava fosse del tutto simile a un rettile preistorico e finì per attirare attenzioni in mezzo mondo.
Secondo le credenze popolari Nahuelito vivrebbe nel lago di Nahuel Huapi, che si trova nell’omonimo parco nazionale, nell’Argentina centrale. Prende il nome proprio dal lago e sarebbe stato avvistato più volte nella zona di San Carlos di Bariloche, uno dei principali punti di passaggio per le persone che visitano la Patagonia, dove gli è anche stato dedicato un parco a tema. In base alle testimonianze dei presunti avvistamenti, Nahuelito è stato paragonato a un plesiosauro, un rettile acquatico vissuto circa 200 milioni di anni fa. Come nel caso di Nessie, il leggendario mostro del lago di Loch Ness, in Scozia, a oggi non sono mai state trovate prove dell’esistenza di un grosso animale ignoto che viva in quelle acque.
La leggenda di una creatura misteriosa che nuota nel lago Nahuel Huapi risalirebbe ai Tehuelche, un popolo di nativi americani che abita in quelle zone della Patagonia da millenni, secondo cui era un mostro carnivoro e pericoloso. Le prime segnalazioni di presunti avvistamenti del mostro poi conosciuto come Nahuelito comunque risalgono a fine Ottocento, quando varie persone raccontarono di aver visto una creatura marina che aveva una grande gobba e un collo molto lungo, come quello di un serpente.
Uno dei primi ad aver sostenuto di averlo visto fu un certo George Garret, che nel 1910 raccontò di avere notato da una certa distanza mentre era in barca una creatura lunga tra i cinque e i sette metri, il cui collo usciva dall’acqua per almeno due metri. Descrisse una figura simile anche l’esploratore statunitense Martin Sheffield, che si era stabilito in Patagonia nel 1880 e nel 1922 ne parlò in una lettera indirizzata al direttore dello zoo di Buenos Aires. Sheffield disse di aver visto una «creatura dal collo lungo e con la testa simile a quella di un cigno» in una laguna vicino al lago di Epuyén, circa 150 chilometri a sud di Bariloche.
Fu a quel punto che il direttore dello zoo, il naturalista italiano Clemente Onelli, avviò una spedizione per cercare il presunto mostro: vennero organizzate ispezioni sia lì che in altri due grandi laghi della stessa regione della Patagonia, compreso il Nahuel Huapi.
Furono poi i giornali argentini a dare grande risalto alla storia del presunto mostro nel lago e a farlo diventare famoso nella cultura del posto. La Nación fu il primo quotidiano a scrivere che la creatura era simile a un plesiosauro, il cui primo scheletro completo era stato scoperto nel 1823 dalla paleontologa inglese Mary Anning: in seguito ne scrissero La Razón e La Prensa, che pubblicarono lunghi articoli con varie illustrazioni.
Un’azienda del posto mise in commercio pacchetti di sigarette con i disegni del “plesiosauro” e la sua leggenda ispirò cantanti e musicisti. La storia fu ripresa anche dai giornali internazionali, tra cui il New York Times negli Stati Uniti, il Toronto Globe in Canada e Le Petit Journal in Francia. Dall’anno successivo comunque Nahuelito cominciò a essere associato più a Bariloche che a tutto il lago: fu merito dell’immigrato bellunese Primo Capraro, che un po’ per scherzo durante il carnevale allestì un modello del mostro fatto di legno su cui i bambini potevano salire e giocare.
Sono state molte le persone che nel giro dell’ultimo secolo hanno sostenuto di aver visto Nahuelito nel lago o hanno scattato foto che sono state interpretate da alcuni come prove della sua esistenza. L’anno scorso una donna aveva scattato una foto in cui si vedeva una strana figura che, stando al suo racconto, si era inabissata nel lago fino a scomparire dopo essere apparsa in superficie. Nel 2020 disse di aver visto e fotografato la creatura anche la giornalista della Nación Melisa Reinhold, che raccontò di essere sempre stata scettica fino a quel momento.
Più di recente poi c’è stato chi ha cercato di approfondire la storia del mostro non tanto per cercare le prove della sua esistenza, quanto per l’enorme impatto che ha avuto sulla cultura locale. Tra questi ci sono il regista Miguel Ángel Rossi, che ha girato un documentario per raccontare la leggenda, e i documentaristi Magrio González e Iris Serrano, che hanno cominciato a girarne un altro in occasione dei cent’anni dalla spedizione di Onelli.
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