La prima 24 ore di Le Mans, un secolo fa
Nel 1923 si corse la prima edizione di una gara diventata storica: all'inizio non fu però una “24 ore" come le altre
Alle 16 del 27 maggio del 1923 iniziava a Le Mans, nel nord della Francia, la prima edizione del Grand Prix d’Endurance de 24 Heures, la più nota e importante gara automobilistica di durata al mondo, oltre che la più antica “24 ore” tra quelle ancora esistenti. La gara, diventata negli anni la 24 Ore di Le Mans, è tra quelle in cui, anziché guardare chi ci mette meno tempo a fare un certo numero di giri, si guarda quanti giri si riescono a fare in un tempo prestabilito: in questo caso un’intera giornata.
La 24 Ore di Le Mans arrivò quando già da alcuni decenni esistevano sia i Gran Premi che le gare endurance, fatte per testare cioè la resistenza di auto (e piloti) su tempi e distanze maggiori. Già prima di quella prima 24 Ore di Le Mans del 1923 c’erano per esempio gare sulla distanza di mille miglia o gare sulla durata da 6, 12 o 24 ore. In Italia c’erano già da alcuni anni la Coppa Florio e la Targa Florio, entrambe volute dall’imprenditore Vincenzo Florio. La prima 24 ore automobilistica era stata nel 1905 su un circuito ovale, lungo un miglio, del Driving Park di Columbus, in Ohio.
La gara di Le Mans fu organizzata su iniziativa dell’Automobile Club de l’Ouest, che era stato fondato nel 1906 proprio a Le Mans. Fu organizzata sul circuito de la Sarthe, un tracciato che nel Dopoguerra già aveva ospitato altre corse e che riprendeva solo in piccola parte le strade (tutte normalmente aperte al traffico) percorse nel 1906 dal primo Gran Premio di Francia.
Negli anni il circuito ha subìto molte modifiche ma rimane non permanente: ancora oggi passa su strade che in altri momenti sono aperte al traffico. Quello usato per la prima 24 Ore di Le Mans era lungo poco più di 17 chilometri. Oltre a essere molto lungo, il circuito aveva diversi tratti perlopiù rettilinei, cosa che permetteva alle auto di poter raggiungere in più occasioni la loro massima velocità. L’obiettivo era però bilanciare questa possibilità con la necessità di preservare le auto per le 24 ore.
L’idea degli organizzatori, di successo fin da subito, era di offrire alle case automobilistiche un evento in cui mostrare l’affidabilità dei loro prodotti, con la premessa che le auto dovessero essere praticamente le stesse di quelle in produzione e in vendita al pubblico, non prototipi o modelli pensati apposta per la pista. Le auto, tra le altre cose, dovevano avere apposite zavorre di circa 60 chili per ognuno dei posti disponibili oltre a quello del pilota.
Le regole erano semplici: ogni auto poteva essere guidata da due piloti che si sarebbero alternati tra loro e spettava a loro fare il pieno di benzina e gestire i “cambi”. Tra le 33 auto alla partenza (di cilindrate e “classi” tra loro diverse, ognuna con un diverso obiettivo chilometrico da raggiungere durante le 24 ore) la maggior parte erano francesi, così come i piloti: lo erano 59 dei 66 iscritti. Tra le auto non francesi ce n’erano un paio belghe e una Bentley, britannica.
La gara partì nel pomeriggio di sabato 26 maggio 1923, dopo un paio di giorni di brutto tempo e senza che gli equipaggi delle varie auto potessero prima fare dei giri di prova “ufficiali”. Solo chi era arrivato con sufficiente anticipo potè infatti visionare e provare parti del tracciato. Quasi tutte le auto in gara erano scoperte, con la capote aperta e senza tergicristalli: fu parecchio complicato guidare sotto la pioggia e su strade in terra battuta sempre più bagnate e fangose e ancora di più fu farlo quando arrivò il buio, con diverse auto che – anche a causa dell’acqua – ebbero problemi ai fari.
Pur tra tutti questi problemi, soprattutto quelli notturni, la gara proseguì senza grossi incidenti e senza nemmeno troppi ritiri: solo tre auto si ritirarono prima che fossero passate 24 ore e trenta auto finirono la corsa. Per la maggior parte della gara nelle prime posizioni ci furono alcune auto della casa automobilistica francese Chenard & Walcker e l’unica Bentley in gara, che peraltro si era iscritta per interesse e su iniziativa dei suoi autisti anziché della casa automobilistica.
Alla fine vinse la Chenard & Walcker alla cui guida si erano alternati i piloti francesi André Lagache e René Léonard: l’auto aveva fatto 128 giri in 24 ore, con una velocità media di poco superiore ai 92 chilometri orari.
La gara, partita alle 16 del giorno prima, finì tra l’altro alle 17 di domenica perché nel frattempo, nella notte tra il sabato e la domenica, in Francia c’era stato il cambio dell’ora. In più, oltre ad avere un altro nome, la prima 24 Ore di Le Mans non assegnò premi: la gara fu infatti prevista come la prima parte di un trofeo triennale che fu assegnato solo nel 1925 (e che comunque fu vinto dalla Chenard & Walcker).
Negli anni sono cambiati il circuito, le auto e le regole (per esempio quella che consente ora l’alternarsi di tre diversi piloti sulla stessa auto) e nel tempo la 24 Ore di Le Mans si è affermata negli anni come la corsa di riferimento per quelle di questa durata, come un evento che non è solo automobilistico ma che, in quanto evento automobilistico, è uno dei più noti e ambiti al mondo: insieme alla 500 Miglia di Indianapolis e al Gran Premio di Monaco fa infatti parte della cosiddetta “Tripla Corona” dell’automobilismo, un riconoscimento non ufficiale e non tangibile (non esiste nessuna corona) assegnato a chi li vince tutti e tre: finora l’unico a riuscirci è stato il britannico Graham Hill.
– Leggi anche: Perché alla Formula 1 piace incastrarsi a Monaco